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Considerazioni da working holiday maker a beneficio di amici e conoscenti vicini e lontani

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Ultimi giorni, ultimi aggiornamenti

Post n°45 pubblicato il 21 Ottobre 2009 da garfield007

Venerdì ultimo giorno di lavoro con annessa festicciola. Cosa che odio assolutamente e la cui idea mi ha assillato per tutta la settimana, ma ne sono uscito indenne. I miei colleghi hanno fatto recapitare alcune pizze per pranzo. Poi mi hanno fatto una sorta di regalo simpatico: una borsa contenente tazze, portachiavi e altri oggetti griffati dell'azienda, boomerang e vegemite. Quest'ultimo, per chi non lo sapesse, è una specie di crema da spalmare sul pane (o a vostro piacimento), tipicamente australiana, e che non mi sono mai azzardato a provare. Ma ci sarà una ragione per cui, come il footy, non esce dai confini insulari. Quando l'hanno saputo hanno provveduto dicendomi che non potevo lasciare il paese senza provarla. Il barattolo che mi hanno regalato è ancora immacolato.

Negli ultimi giorni, dopo una cena a base di specialità dello Sri Lanka da una nostra amica, e altre cene etniche, mi aspettano una conferenza sull'origine dell'universo e cene di arrivederci. Siamo stati, domenica scorsa, a Ballarat, nella maggiore attrazione turistica: un villaggio ricostruito dei tempi della corsa all'oro, con tanto di discesa sotto terra e altre amenità in tema. 

Credevo che nell'ultimo periodo avrei provato una sorta di nostalgia, del tipo malinconico, di quando si parte. Beh, è una sensazione mista in realtà. Difficile spiegare. Molte cose qui mi irritano ancora fortemente, ma dall'altro lato c'è un po' di ansia da ritorno. Quello che mi irrita, di nuovo, è difficile da spiegare, ma alcune cose le ho elencate. Vorrei comunque sottolineare come, dal mio punto di vista, e relativamente a Melbourne, non è vero che gli australiani sono così friendly. Anzi, credo di essermi confermato ed essere diventato più maleducato di quando sono partito per un certo senso di emulazione riflessa. Nei ristoranti, nei take-away, nei bar, nei negozi, non esiste buongiorno, non esiste arrivederci e grazie, tanto meno sir o madam. Next please, sorrisi di cortesia, no worries. Poco altro. Per strada è lo stesso. All'inizio credevo fosse solo una mia impressione, ma dopo un anno è un dato obiettivo. Sono ruffiani solo quando cercano di venderti qualcosa, altrimenti l'impressione è che sputino addosso. Interessante vedere ora in tv, un branco di ragazze australiane spedite in Inghilterra a imparare l'educazione (il caso è ovviamente estremo e televisivo, ma rende l'idea). La morale è: non fidarsi degli australiani.

Non tirerò somme, ma bene o male ho completato l'anno che mi ero prefissato. E soprattutto: non ho mai visto un'intera partita di football e non ho assaggiato il vegemite. 

Ora passiamo alla premiazione de "I lettori del blog" che hanno inviato in redazione il coupon per essere estratti. Al terzo posto, la signora Mariolina da Vigevano riceve un set di pentole e un barattolo di vegemite. Al secondo posto, il signor Filippo da Pescara, si aggiudica un tv color, l'abbonamento a una rivista a scelta, un telefono cellulare e un barattolo di vegemite. Al primo posto, la signora Carla di Pistoia vince una fornitura a vita di vegemite e la possibilità di selezionare una battuta relativa al blog che è la seguente: "La receptionist del posto dove lavoravo aveva il seno talmente grosso che arrivava in ufficio dieci minuti prima di lei". 

 

 
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Lo show regale dei maiali da corsa e nuotatori

Post n°44 pubblicato il 08 Ottobre 2009 da garfield007

Atmosfera da ultime settimane, che vuol dire considerare se vale la pena comprare un nuovo tubetto del dentifricio o spremere quello che si ha fino in fondo, ed altre cose simili. Si calcola se ogni cosa può durare, e se conviene comprarne di nuove. Si finiscono i surgelati. Oltre a questo, ovviamente, si tira qualche somma. E soprattutto si mettono in fila piccoli rimpianti, e "come sarebbe stato se...". Ma credo che questo sia abbastanza normale. Grossi rimpianti non ne ho. Dopotutto molte scelte sono state dettate dalle circostanze, quindi va bene così. Ma comunque qualcosa di più, o qualcosa di diverso, di meglio, si pensa sempre di averlo potuto fare.

Recentemente siamo andati al Royal Melbourne Show. Una specie di grande fiera con giostre e animali. Destinata principalmente ai bambini. Un grande impianto per le manifestazioni. Ho scoperto le showbags, delle borse letteralmente di cibo o chincaglierie a tema. Ad esempio, la showbags della marca di cioccolatini, o dell'ultimo film Disney con dentro pupazzi o quaderni. E' per spillare soldi ai genitori. Abbiamo fatto un giro sulla giostra dell'orrore. Alla fine ti fanno la foto e la mia è stata emblematica. La mia amica, al mio fianco, rideva perché mi lamentavo della baracconata, e io avevo la faccia di uno che aveva appena saldato il conto del dentista. Non abbiamo copia della foto perché costava dieci dollari. Un cinese ne deve aver spesi cinquanta tentando di fare canestro per vincere un pupazzo prima di rendersi conto che il canestro era truccato. C'era la mostra delle mucche, che venivano pettinate con l'aspirapolvere e avevano più o meno il mio taglio di capelli. Ma soprattutto abbiamo assistito alla corsa dei maiali. Un tizio suonava del blues per introdurre la querelle. Poi un altro tizio vestito da texano usciva con un microfono a incitare il pubblico e a presentare i maiali. Gli astanti venivano divisi in quattro gruppi: ognuno tifava un maiale. Il nostro è arrivato primo, e terzo alla seconda corsa. I maiali indossavano un tutù con un diverso colore per riconoscerli. Poi, povere bestie, venivano fatti salire su un trampolini finché si gettavano in una vasca d'acqua. Esposti al pubblico ludibrio con un freddo cane. Avrei fatto tuffare il texano.

Allo stadio sabato scorso abbiamo tifato Melbourne Victory nella sfida contro il Brisbane. Partita di calcio. Certo, il livello non è quello europeo, ma l'atmosfera allo stadio è davvero ottima. Non temi per la tua vita. Lo stadio è grande, moderno, con ottime attrezzature e i bambini possono stare tranquilli. Nessuna esplosione. Nessuna rissa o simile. Mi sa che qualcuno avrebbe solo da imparare. Per la cronaca, il Melbourne Victory ha vinto due a uno. L'ultimo gol è stato segnato in stile Inzaghi, mezzo di ginocchio e mezzo di naso. L'inno del Melbourne Victory dice grosso modo che se senti i tamburi rullare è perché arriva la squadra del Melbourne Victory che scende in campo senza paura, eccetera.

 
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Profumi francesi

Post n°43 pubblicato il 19 Settembre 2009 da garfield007

Pare che stia arrivando la primavera e lo si riconosce dai profumi e dagli odori. Tornando a casa, qualche sera fa, dopo la preziosa "scoperta" del cinema di Marguerite Duras alla Melbourne Cinematheque (che ora frequento ogni mercoledì a dispetto dell'accumulo un enorme debito di sonno il giorno dopo), ho sentito un'aroma intenso e piacevolissimo di qualche pianta. L'altro giorno mentre lavoravo all'odore di pioggia si era mescolato un profumo di cibo e di fiori che veniva dalla strada.

Domenica scorsa ho passato una delle migliori giornate da quando sono qui. Con la mia amica svizzera, suo marito e un'altra ragazza australiana. Abbiamo pranzato assieme e poi nel pomeriggio siamo andati a vedere un'edizione restaurata di "Ladri di biciclette" che loro non avevano mai visto. Visto lontano dall'Italia fa uno strano effetto, e il finale risulta ancora più commovente. Tra una cosa e l'altra abbiamo dovuto ammazzare il tempo prima che cominciasse il film, ed è stato un pomeriggio alla "Seinfeld" parlando di cose assurde, discutendo di nulla, cosa di cui sono praticamente un maestro riconosciuto: dal sacco contenitivo degli escrementi per cavalli, ai dispositivi per asciugarsi le mani, e il gelato alla vaniglia. L'ultimo argomento è stato ispirato dal fatto che la commessa, quando siamo andati a prendere un gelato, mi ha detto che il gelato alla vaniglia in coppetta era "boring", e, offeso e fiero, ho avuto una piccola discussione dicendo che allora evidentemente io ero noioso. E' dovuta intervenire anche la padrona del bar, ridendo, e sostenendo che la ragazza non intendeva dire quello. Troppo tardi, madam. Lontani da lei, ai botanic gardens, abbiamo ricamato sopra l'affair gelato alla vaniglia per mezz'ora.

Una cosa che non capisco, qui, è come trattano i clienti in alcuni posti. L'altra sera sono andato a mangiare presto, verso le sei, in un piccolo bar-ristorante che chiudeva alle sei e mezza. Le sedie erano già rovesciate sopra i tavoli e ho mangiato con l'odore di detersivo perché la cameriera stava pulendo attorno al mio tavolo. Capisco cominciare a chiudere cinque minuti prima, ma sbaraccare tutto mezz'ora prima è un po' esagerato. E non è la prima volta che mi capita di vederlo, nei bar o nei negozi. Poi parlano dei dipendenti statali in Italia.

Per il resto questo è uno dei pochi momenti da salvare di un periodo altrimenti di naufragio. Anche perché la mia esperienza qui si è praticamente esaurita. Sto odiando il lavoro. Otto ore a fare sempre le stesse cose. Mi sento considerato pochissimo. Odio anche l'atteggiamento dei colleghi. Molto friendly all'apparenza, ma insopportabile - almeno ora, per me. Sento di essere sempre in imbarazzo, considerato l'italiano sfigato che sta qui per un po', e quindi indegno di qualunque responsabilità. Mi pare di fare sempre figure da schifo. La mia vita sociale lì dentro è ormai limitata al fatto di fare meno figure di merda possibile. Ieri hanno organizzato un barbeque (che luogo comune per gli australiani) nel parcheggio. In cinque minuti ho fatto tre figure di merda, ma piccole, quindi me ne sono andato soddisfatto per farne una più grossa poco dopo. Sono assolutamente stufo.

Ieri una mia amica è partita per l'Europa e difficilmente ci rivedremo. Ci siamo salutati con un sms. Ieri era anche il compleanno di Hitomi, la nostra coinquilina giapponese che tra l'altro si è trasferita altrove da poco (ha conosciuto mister right, un tizio con le orecchie grosse, ma un bravo ragazzo). Ha organizzato da noi un dinner party. Così io e Miro siamo andati a comprare un regalo nel pomeriggio. Dalla descrizione di Miro fatta nell'ultimo post dovreste aver capito il personaggio. Mi aspettavo quindi proponesse qualcosa di molto alla mano. Invece se ne salta fuori dicendomi che potremmo andare in un posto che vende creme, docciaschiuma e profumi francesi in città. E' lì che di solito acquista regali quando conosce una "new female friend". E ci si rifornisce anche per uso e consumo personale. Infatti ha la member gold card. Sono rimasto stupefatto. Ma com'era possibile? Così ruvido e diretto nella sua camicia denim vecchia di almeno diedi anni, eppure si serve da "Occitane - profumi e fragranze di Provenza". Con la tessera sconto del quindici per cento. Parlando con la commessa messicana conosceva quasi ogni prodotto e fragranza. Ci ha anche provato.

Poi siamo andati a fare la spesa assieme, ognuno per la propria dispensa intendo. E lì l'ho riconosciuto: coi suoi consigli ho risparmiato il quaranta per cento comprando il minimo essenziale. Mentre io pagavo alla cassa con un cinese sovrappeso e serio, l'ho visto alla fila veloce, quella con meno di dodici prodotti, flirtare con una cassiera indiana.

 
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Il segreto per vivere in Australia

Post n°42 pubblicato il 11 Settembre 2009 da garfield007

Tre milioni e mezzo di abitanti. A Melbourne. Tre milioni e mezzo di abitanti e non solo trovo sempre gli stessi mendicanti e pazzoidi. Non solo incontro sempre sull'autobus una signora di origini lettoni (o lituane, faccio sempre confusione) che mi dice che gli australiani difficilmente danno confidenza e con la quale parlo di politica internazionale. Ma qualche settimana fa uscivo dal centro italiano di cultura, stavo attraversando la strada, e dall'altra parte chi vedo? Tre milioni e mezzo di abitanti e una vastità di sobborghi. Vedo la ragazza cinese con cui ero uscito qualche mese fa. "You said you called me to go to a jazz concert. You never called". La serata fallimentare dell'hot pot. Le avevo davvero detto che l'avrei chiamata per andare a un concerto jazz? Le ho detto di nuovo che l'avrei chiamata e ovviamente non l'ho fatto.

Tre milioni e mezzo di abitanti. Oggi, uscito dal lavoro, vado a tagliarmi i capelli. Decido di cambiare barbiere. Non più i cinesi. Vado da un occidentale a Box Hill. Tre milioni e mezzo di abitanti. Entro e chiedo se ha tempo per un taglio. Il tizio è alto, coi capelli bianchi raccolti in una coda di cavallo, la camicia bianca fuori dai jeans, stivali, occhiali da sole in testa, alto come un lampione. Sembra uscito da un film di Tarantino. E' un salone misto. Nel senso che taglia i capelli sia a uomini che donne. Ha altri collaboratori. Una ragazza attraente seduta mentre le fanno la piega, mi guarda e sorride. Io la fisso. Il tizio mi dice di tornare dopo dieci minuti per il taglio. Io ringrazio. Guardo di nuovo la tipa. Molto carina. Mi sorride di nuovo. Abbozzo un sorriso da malato di diarrea. Poi esco. Quando succede così, che una mi sorrida, intendo, immagino due opzioni: a, sono diventato improvissamente fighissimo; b, è una psicopatica. Solitamente è la seconda.

Tre milioni e mezzo di abitanti. Torno dopo dieci minuti. La tipa è ancora lì. La ragazzina che lavora come shampista mi lava i capelli. E all'improvviso ho una folgorazione: quella che mi sorride è la ragazza che qualche mese fa ho abordato alla fermata dell'autobus e che non mi ha mai richiamato. Il caso vuole che mi facciano sedere vicino a lei. Arriva il tizio - quello uscito dal film di Tarantino - per tagliarmi i capelli, e lei dice: "Do you remember me?". Io, senza occhiali, faccio ancora più fatica a parlare e sentire - ogni miope potrà confermarvelo. "Yes, now I do". Dico io. Così il barbiere - che si rivela simpatico - scopre come ci siamo conosciuti e ci prende in giro dicendo che deve cominciare a frequentare anche lui le fermate dell'autobus. Per fare conversazione - per questo preferisco i barbieri cinesi, quelli non dicono una parola, solo per chiedere i soldi alla fine - mi chiede se seguo il football. "No, I find it quite boring". Il tizio smette di tagliare i capelli e mi fissa costernato nello specchio. "Boring?!". "Yes. Could you please cut my hair anyway?".

Perché dunque ho cambiato barbiere? Perché mi è stato suggerito da Miroslav. Il ragazzo slovacco che vive con me. Al quale da tempo volevo dedicare un post.
Miro - lo dico senza offesa - è il perfetto esempio di come si possa vivere di piccole truffe insignificanti e pigri sotterfugi. Mi spiego meglio. Partito a trent'anni da un villaggio alle porte di Bratislava, è giunto prima a Perth dove ha fatto diversi lavori, come lavapiatti, ad esempio, litigando col ristoratore e rimendiando pasti gratis, e piccole riparazioni domestiche approfittando dell'incompetenza edilizia australiana, litigando con chi gli commissionava il lavoro. Viveva in un appartamento da cui colava l'acqua da soffitto. Con una valigia e una serie di borse, si è spostato qui a Melbourne trovando lavoro in un ospizio da cui, per sua incuria, due donne anziane sono appena fuggite passando un'intera notte all'adiaccio. Rigirando la frittata ha evitato il licenziamento. Per sua stessa ammissione non ha mai letto un libro. Sta scrivendo la sua tesi di laurea inventando i riferimenti bibliografici. La tesi è su un modello etico/economico che qualunque azienda dovrà seguire per avere successo in qualsiasi settore. Si vede con due ragazze contemporaneamente mentendo ad entrambe. Riesce a fare sesso virtuale in chat, anche con sadomasochiste. Ha perso un sacco di soldi in borsa, e ora è in debito con le banche che si prendono gran parte del suo stipendio (che altrimenti sarebbe ottimo). Camera sua è tappezzata di post-it con l'andamento delle sue azioni. Per risparmiare, prende il cibo che avanza dalla mensa dell'ospizio, lo congela e lo mangia a casa. Porta via anche la carta igienica dall'istituto. Se non mangia gli avanzi, si nutre di zuppe in scatola, o latte e cereali. E' un maestro del vivere senza spendere soldi. Prende il treno a una fermata incustodita così può scavalcare le barriere. Stessa cosa quando scende. Non prende l'autobus, ma cammina o va in bicicletta con il sole a picco o la pioggia. Se è costretto a comprare un biglietto dei mezzi pubblici e non lo utilizza per tutta la durata, lo regala a qualcuno o lo lascia in un posto visibile perché qualcuno lo prenda. Questo, secondo la sua filosofia, dovrebbe incoraggiare anche gli altri a fare lo stesso affinché un giorno si possano trovare biglietti ancora validi da utilizzare ovunque. Un mondo perfetto. Indossa vestiti lacerati per stare in casa. Quando qualcuno va via, gli lascia qualche cianfrusaglia che lui riutilizza, come un ombrello per i campi da golf. Fa lavori domestici anche qui per risparmiare sull'affitto, come un giorno in cui con trenta e oltre gradi stava martellando il selciato. Si taglia i capelli due volte l'anno.

Il barbiere di Tarantino mi pettina come fossi il fratello sfigato di Two and a half man. Io, per far colpo sulla tipa carina, gli chiedo per favore di spettinarli un po'. Ed esco come fossi Johnny Rotten travestito da Enzo Jannacci. Prima di andarmene saluto la tipa. "I'll see you at the bus stop", dico. "Which one?" dice il barbiere, che ci ha preso gusto a scherzarci sopra. "Which one?" le chiedo io. "I don't live there anymore". Proprio non ne vuole sapere. Pazienza. Poco prima, il barbiere mi rivela la sola regola da sapere per vivere in Australia. "People just talk about football here. Man and women. On Monday morning, on the weekend, during the week. You have to follow football. As soon as you arrive you have to pick up a team, otherwise you can't make any friends, mate". Ora lo so. Ora che parto fra un mese e il campionato sta per finire. Poco male, vedrò chi vince e salirò all'italiana sul carro dei vincitori.

Cheers, mate.

 
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Per un attimo ho creduto di avere un infarto

Post n°40 pubblicato il 29 Agosto 2009 da garfield007

Lo scorso weekend è stato divertente. Siamo andati a cena in un ristorante francese a mangiare la tartare e la tarte au citron. Per antipasto un peperone ripieno. Roba dura da digerire. Poi ho visto l'ultimo film di Tarantino. Non ho invece grandi piani per questo weekend. Ora è sabato mattina. Piove. Ma sono sicuro che nel giro di qualche ora il tempo cambierà. La cosa strana è che qui riescono a prevedere le variazioni del clima con una notevole precisione. Al minuto. Come nel sabato degli incendi. Martedì scorso avevano previsto grandi folate di vento per le cinque di pomeriggio, e in effetti sono arrivato a casa in tempo. Molte persone sono state invitate ad uscire dagli uffici alle quattro per rincasare. Neanche arrivasse un tifone. Ma ovviamente alcuni danni ci sono stati, soprattutto alle case dei porcellini che non sono fatte di mattoni.

Quel giorno ero sull'autobus dalla stazione a casa. Il cielo era già parecchio grigio. Una ragazzina di undici o dodici anni, credo, stava aspettando l'autobus a una fermata davanti alla scuola. Ma era la fermata sbagliata. L'autobus non si fermava lì. L'autista ha tirato dritto. La bambina se ne è accorta e ha cominciato a fargli segno. Poi si è messa a correre verso fermata giusta, ma l'imbecille del conducente se ne è sbattuto altamente e ha tirato dritto. Avrei voluto dire qualcosa. Fare qualcosa, come premere il bottone. Non ho fatto niente.

Sono in una sorta di stallo. Nel senso che mi mancano due mesi prima della fine di questa mia esperienza. Motivo per cui non posso cambiare lavoro, perché dovrei dare un mese di preavviso, e, anche ammesso di trovare qualcos'altro, nessuno mi assumerebbe per un mese scarso. E inoltre sono riconoscente all'azienda dove lavoro. Vorrei restare in buoni rapporti. Sebbene quello che faccio sia noiosissimo. A volte vorrei gridare da quanto è noioso. Non posso neanche cambiare casa per lo stesso motivo. Un mese di preavviso e una ricerca inutile. Quindi tanto vale fare progetti per il futuro.

Ieri al lavoro un tizio - è uno di quelli sempre sorridenti, pronti a scherzare - ha fatto un rutto altisonante, davvero forte e prolungato (perdonate la situazione da Vacanze di Natale). Io gli ho fatto i complimenti. Lui ha detto: "Ah, ora sto meglio. Per un attimo ho creduto di avere un infarto".

 
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