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Messaggi del 25/05/2005

Messaggio N° 1554 25-05-2005 - 23:03

Il romanzo rosa: Come le palme al sole, sesta puntata



Digiland vi segnala il Forum
"
L'ultimo libro che ho letto..."
per discutere di questo argomento!


Il jet atterrò in un rosseggiante tramonto parigino che Anne-Sophie rimpianse di non potersi godere.
Terminate velocemente le operazioni di sbarco, Gustave si riattaccò al telefono: «Annabelle sono arrivato. Faccia venire subito l’auto. Ho fretta»
«Sì, Monsieur, avevo già provveduto. La sta aspettando all’uscita riservata.. Ah Monsieur le ho prenotato il solito tavolo a La Tour d’Argent e la suite al Ritz…»
«E’ impazzita forse?» si mise a urlare Gustave «Ma lo ha capito o no perché sono qui dopo che ci siamo salutati nemmeno sei ore fa? Annabelle io corro a salutare Charles per l’ultima volta e lei mi parla di ristoranti e di stanze?!» Stremato dalla conversazione e dall’ira, Gustave chiuse seccamente la comunicazione e fece segno ad Anne-Sophie di seguirlo.
La limousine li aspettava a pochi metri dall’uscita. Anne-Sophie venne letteralmente risucchiata dentro un altro salotto ma questa volta si trovò seduta ancora più vicino a Gustave.
«Dove stiamo andando?» azzardò timidamente. «Da Charles. Dal mio amico Charles. Stiamo andando a salutare un uomo che per me ha rappresentato ciò che un padre, una scuola, uno stuolo di amici non avrebbero mai potuto darmi. E ora è morto» concluse spegnendo qualsiasi ulteriore interrogativo.
Dopo un tragitto che le parve lunghissimo, Anne-Sophie fu di nuovo costretta ad affrontare una nuova situazione: si ritrovò dentro una clinica di lusso, circondata da un parco e si lasciò trascinare per ascensori e corridoi fino ad una porta chiusa.
Sperò di non dover essere costretta ad entrare, ma Gustave aprì la porta e la spinse dentro.
La camera era lussuosa, perfino profumata, cosa che raramente accade nei luoghi dove si curano le malattie. Ed era pietosamente in penombra, così che ad Anne-Sophie venne risparmiata la cruda visione di quello che era stato un uomo fondamentale per la vita di Gustave che ora si era trasformato in un corpo dentro un vestito blu sdraiato su un letto bianco.
Il peggio fu la reazione di Gustave. Anne-Sophie lo vide avanzare incerto verso il corpo di Charles mentre lacrime silenziose sgorgavano dai suoi occhi. Poi, vinto quel senso di paura che prende spesso i vivi, si avvicinò fino a toccargli le mani incrociate. Ascoltare i suoi singhiozzi fu una prova che Anne-Sophie non riuscì a sopportare. Si voltò di scatto ed uscì sul corridoio.
Venti minuti dopo Gustave la raggiunse. Anne-Sophie si meravigliò di non trovare più tracce di tanta disperazione sul suo viso: evidentemente il manager aveva ripreso il sopravvento.
La guidò velocemente verso il parcheggio della clinica.
Parigi si spalancò davanti agli occhi di Anne-Sophie: vasta, luminosa e incalzante.
«Gustave» azzardò, pensando che dopo tante ore insieme poteva permettersi una piccola confidenza con lui «ma cosa debbo fare qui? Io non mi sento a mio agio, non so dove andare, non riesco neppure a capire come parlano qui...»
«Io li capisco benissimo invece! Ora andremo in Hotel, tu ti cambierai d’abito e cercherai di non farmi fare una pessima figura al ristorante dove ti inviterò per non dover cenare da solo», fu la secca risposta.
La suite riservata di Gustave era al secondo piano del Ritz e aveva una vista strepitosa su Place Vendôme. Anne-Sophie vi entrò in punta di piedi sfiorando le tappezzerie damascate del salone, i mobili antichi, i tendaggi opulenti.
«Santo cielo, ragazza mia, vuoi metterti a tuo agio e darti una rinfrescata?»
«Gustave, la prego, cerchi di capirmi. Non sono pratica come lei di lunghi viaggi, grandi alberghi e toilette da cerimonia. E ripensandoci non ho nemmeno appetito.»
«Non ho tempo per le lamentele e le proteste..», e Gustave sparì dietro una porta decorata per gettare la giacca sul letto e recarsi verso la salle d’eau.
‘Migliaia di chilometri per ritrovarmi con un despota che mi sposta di qua e di là come un burattino?!?’ considerò Anne-Sophie debitamente rinfrancata dalla sua stessa indignazione. ‘Al suo ristorante ci vada da solo. Io da qui non mi muovo!’
Aperta la valigetta, ne rovesciò il contenuto sul divano e si mise a cercare una maglietta pulita. Poi, approfittando del fatto che Gustave era distante almeno due porte da lei, decise di togliersi di dosso i vestiti del viaggio ormai sgualciti.
Gettò il primo pezzo del twin set nocciola su una seggiola stile reggenza, il secondo sul tappeto Aubusson, sbottonò la gonna a tubino lasciandola scivolare a terra insieme alle calze…
«E adesso cosa stai facendo, di grazia?» tuonò una voce che usciva da un accappatoio bianco.

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Articolo pubblicato da: maryintown, Padrino1979, salote, suede68

Messaggio N° 1553 25-05-2005 - 22:44

Il romanzo rosa: Come le palme al sole, quinta puntata


Digiland vi segnala il Forum
"
L'ultimo libro che ho letto..."
per discutere di questo argomento!


Gustave era un navigato uomo d'affari: un manager che possedeva tutte le risposte ed era in grado di gestire ogni imprevisto con consumata freddezza, ma in quel preciso istante venne assalito da un violento turbine di sensazioni, che tutta la sua esperienza e le sue capacità non furono in grado di fronteggiare.

L'acuto dolore per la perdita di Charles si aggiunse all'improvvisa percezione della stanchezza e della solitudine. Un brivido raggelante e sconosciuto gli attraversò il corpo e, con smarrimento, Gustave si rese conto di avere paura. "E adesso dovrò ritornare a Parigi" pensò con amarezza. "E risolvere anche questa situazione. Come se non bastasse tutto il resto..." Sentì le spalle abbassarsi sotto il peso dei suoi problemi e desiderò, per un momento almeno, di essere un altro uomo, in un altro luogo, e di avere una donna accanto a sè che potesse consolarlo e incoraggiarlo Avvertì un movimento alle sue spalle. Si alzò di scatto dalla poltrona e quasi cadde addosso ad Anne-Sophie che era entrata nello studio per aprire le finestre.

´E tu cosa diavolo ci fai qui?' ringhiò

´Ma... io non io credevo non ci fosse nessuno. La prego non si arrabbi, me ne vado subito!' rispose intimorita la ragazza indietreggiando sotto lo sguardo febbricitante del giovane. ´Giò, proprio tu, con quella faccina angelica che incanta tutti, dalla servit˘ fino a mia nonna' proseguì Gustave deciso a fare pagare ad Anne-Sophie tutte le sue preoccupazioni e la sua gelosia. ´Ma levati dai piedi e togliti quellíespressione affranta dalla faccia. Renditi utile una volta tanto: vai a controllare che Yassine riporti la mia valigia sullíaereo.'

´Certo, subito, ma lei deve ripartire Monsieur? Cosa è successo, cioè, mi scusi, non dovevo chiederglielo... ora vado.' Gustave stava per ribattere quando un'idea improvvisa attraversò le sue prospettive nerissime e, quasi senza rendersene conto, ascoltò la sua voce intimare ´Fermati! Sono troppo stanco per affrontare di nuovo un viaggio cosÏ lungo. Ho bisogno di compagnia e tu verrai con me!'

´Monsieur, ma cosa sta dicendo? Io non posso venire con lei e dove poi? Io debbo stare qui con madame sua nonna Non posso proprio E poi io non ho mai viaggiato più in là di Pointe St. Ferrat. No, lei non puÚ chiedermi questo!'

´E infatti non te lo sto chiedendo' puntualizzò Gustave. ´Ti sto dando un ordine. Ora ti leverai quella divisa, ti metterai addosso un vestito qualsiasi e salirai con me su quell'aereo. Per cena saremo a Parigi... sbrigati dunque! E con mia nonna me la vedrò io.' Gustave uscì, vuotando lo studio della sua presenza e lasciando la sbigottita Anne-Sophie in preda a un carosello di emozioni. ´Questo capita solo nei romanzi!' pensò la ragazza stropicciandosi le mani ´io e lui soli, a Parigi Cosa vorrà da me? Certe volte Gustave mi fa veramente paura... oh, ma Madame non mi lascerà certo partire!'

Invece un'ora dopo Anne-Sophie, pallidissima, era seduta con la sua piccola valigia sullíaereo che rullava sulla pista. ´Monsieur desidera qualcosa da bere? E Mademoiselle Anne-Sophie?' Yassine aveva un'espressione ironica che Gustave non si degnò di notare ma che fece sprofondare la ragazza nell'imbarazzo e nel mutismo più assoluto. Il viaggio fu lungo ma soprattutto silenzioso. Gustave manifestava chiaramente la sua stanchezza e il grande dolore che lo pervadeva. Tante volte gli era capitato di dover risalire su un aereo per concludere, avviare, risolvere una situazione grave ma ad ogni occasione corrispondeva una evoluzione, la soluzione ad un problema che un manager della sua esperienza era abituato ad affrontare.

Ma quella volta e quel momento non erano così. Seduto nella comoda poltrona, lo sguardo fisso davanti a sè, Gustave scorreva nella mente i suoi ricordi e avvertiva di aver chiuso per sempre un capitolo della sua vita: con la scomparsa di Charles aveva perso per sempre un affetto sincero, una preziosa umanità paterna e costante che aveva colmato i tanti vuoti affettivi delle fasi della sua crescita. SorseggiÚ distrattamente un whisky troppo freddo e permise alle sue emozioni di impadronirsi di tutto lo spazio riservato al cervello razionale. Gustave guardava davanti a sÈ durante quel lungo volo ma non riusciva a vedere, sulla poltrona di fronte, Anne-Sophie.

Intimidita, impaurita, sorpresa dalla mutevolezza delle espressioni che si susseguivano sul bel viso di Gustave, Anne restava in un totale silenzio attendendo da lui una parola, un minimo gesto che manifestasse un riconoscimento della sua presenza.

Il disagio di Anne-Sophie era palpabile tanto quanto le era inspiegabile la ragione per cui Gustave líaveva voluta così perentoriamente con sÈ.

Si rassegnò quindi a trascorrere le ore che la dividevano ancora da un futuro parigino assolutamente incerto, con il massimo della serenità che le continue, incalzanti telefonate di Gustave a collaboratori e dipendenti le potevano consentire. Si limitò a rispondere "no grazie" alle premure vagamente sarcastiche dello zelante Yassine.

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Articolo pubblicato da: maryintown, Padrino1979, salote, suede68


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