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Messaggi del 17/03/2006

Messaggio N° 1790
Tag: Sport
17-03-2006 - 20:14

A tu per tu con Simona



Non scrivo da parecchi giorni, lo so, ma dopo l'articolo quotidiano per il sito paralimpico non ho più molta voglia...

Oggi invece, che di pezzi ne ho mandati due (pazza!), voglio postare qualcosa, nello specifico l'intervista che ho fatto l'altro giorno a Simona Atzori, la ballerina disabile (senza braccia dalla nascita), protagonista della cerimonia d'inaugurazione delle Paralimpiadi, lo scorso 10 marzo.

Sognando con Simona Atzori


A tu per tu con la straordinaria danzatrice protagonista della cerimonia inaugurale delle Paralimpiadi

In attesa di vivere le emozioni della cerimonia di chiusura dei IX Giochi Paralimpici Invernali, torniamo per un attimo a venerdì 10 marzo, ai brividi dell’inaugurazione, che ha avuto sicuramente tra i protagonisti Simona Atzori, 31 anni, la ballerina milanese che con il suo passo a due ed il walzer, ballati con Luca Alberti, ha incantato il mondo.

Riusciamo a raggiungerla al telefono, ringraziandola di averci inserito tra mille altre interviste.

Iniziamo proprio da qui, Simona. L’altra sera eri su Rai Uno a “Porta a porta”, rilasci continuamente interviste a tv e giornali: come stai vivendo questo momento di grande popolarità?
R:Bene, nel senso che è una soddisfazione molto grande, dopo tanti anni di lavoro e di “fatica”, anche se non è mai troppo faticoso fare quello che uno ama. Poi l’altra sera a mio avviso è stato davvero bello, la trasmissione è stata molto equilibrata. Io sono sempre attenta all’immagine che viene data di me, ma in generale del mondo della disabilità. Non mi piace quando se ne parla in modo pietistico o si usano termini non appropriati, invece in questa occasione mi sono trovata benissimo, sia con Bruno Vespa [il giornalista conduttore, n.d.r.], sia con gli ospiti. E ho apprezzato anche il fatto che questi non fossero tutti disabili e che ci fosse per esempio un atleta olimpico come Giorgio Di Centa [Oro nella 50 km di fondo a Torino 2006, n.d.r.]: in questo modo si è portati le Paralimpiadi allo stesso livello delle Olimpiadi, come dovrebbe essere.


D:Ritornando alla cerimonia d'inaugurazione delle Paralimpiadi, cosa si prova a salire su quel palco, in diretta e in mondovisione?
R:Si prova qualcosa che è indescrivibile. Ne parlavo proprio ieri con una ragazza che ha partecipato alla coreografia del walzer: ci rendevamo conto che è un’emozione che non può essere descritta. Tutti gli aggettivi e le parole che potrei usare non sono sufficienti, è qualcosa che provi dentro, qualcosa di talmente bello e forte che sembra quasi un sogno, un sogno che non avrei mai pensato di fare e che ancora oggi stento a credere di aver vissuto.


D:Oltre alla danza, un altro tuo grande amore è la pittura: ma tu ti senti più ballerina o pittrice?
R:È difficile scegliere. Diciamo che ho sempre saputo che la pittura sarebbe stata la mia strada perché ho iniziato fin da piccola ed entrando poi nella V.D.M.F.K., l’Associazione Internazionale di Pittori che dipingono con la Bocca e con il Piede, ho capito di avere un futuro in questo campo. Mentre per la danza, è uno di quei classici sogni da bambina che però non sai se si realizza e inoltre non essendoci altre danzatrici senza braccia, diciamo che la mia storia è stata un po’ qualcosa di unico e particolare. In questo momento sono due passioni entrambe molto importanti e comunque quando danzo porto anche la pittura in scena e viceversa metto la danza nei miei quadri: ci tengo molto a tenerle unite.



D:Fra tutti gli eventi a cui hai partecipato, a parte le Paralimpiadi, qual è il ricordo più bello?
R:Sicuramente danzare a Roma, nella Basilica di S. Maria degli Angeli e dei Martiri per il Giubileo del 2000, essere testimonial di quell’evento: è stato uno dei momenti più emozionanti della mia vita. Poi incontrare Giovanni Paolo II, a cui ho donato un quadro dipinto da me: anche quella è stata un’emozione che credo non proverò mai più, un momento mio personale, intimo, straordinario.


D:Quali sono adesso i tuoi prossimi impegni?
R:Ho dei progetti di cui non posso ancora parlare perché sono in fase di definizione. Posso dire però che saranno in Italia e probabilmente potranno essere visti in televisione dal grande pubblico.

di nakshidil75

Messaggio N° 1789
Tag: Sport
17-03-2006 - 08:34

Le discipline paralimpiche: L'hockey su slittino

Detto anche "Ice Sledge Hockey", l'hockey su slittino è la versione per atleti disabili del tradizionale Hockey su Ghiaccio ed è senza dubbio una delle discipline paralimpiche più spettacolari: scontri (a volte anche molto duri), continui ribaltamenti di fronte, “cambi volanti” dei giocatori, tiri improvvisi e saettanti, il tutto giocato da atleti vestiti di “bardature” speciali a protezione del corpo.


Il termine hockey, di origini medievali, è di origine incerta: per alcuni deriva dal bretone hoquet, che indica il bastone da pastore, caratterizzato dalla sommità ricurva; per altri invece viene da hook, una parola anglosassone che significa uncino o gancio. Le prime testimonianze di una forma rudimentale di hockey sono alcune stampe olandesi del XVII secolo, nelle quali si vedono signori impettiti, con pattini d'osso allacciati al cuoio delle scarpe, far scivolare un disco sul ghiaccio dei canali congelati.


All'inizio dell'Ottocento, gli indiani Micmac del Canada praticano un gioco simile utilizzando però mazze e dischi di legno. Dal Canada, l'hockey approda presto negli Stati Uniti, dove viene sottoposto a un primo tentativo di regolamentazione.


Le due nazioni nordamericane sono ancora oggi, sia nella versione tradizionale che in quella per disabili, le più appassionate di questo gioco e possiedono le squadre più forti in assoluto.


Il regolamento dello sledge hockey non presenta modifiche particolari: l’unico obiettivo è realizzare più reti dell'avversario; le differenze sostanziali dalla versione per normodotati riguardano unicamente le dotazioni tecniche degli atleti.

L’attrezzo fondamentale è lo slittino (sledge), che è munito di due lame come quelle dei pattini da ghiaccio ed è utilizzato per spostarsi sulla superficie del campo. Ogni giocatore utilizza poi due stecche da gioco, che hanno la doppia funzione di spinta (come i bastoni da sci di fondo) e, girandoli semplicemente dalla parte della "paletta", di controllo e tiro del disco. Le balaustre sono di materiale trasparente in prossimità della panchina e della zona riservata agli squalificati.


Anche il numero di giocatori in campo non cambia, sono infatti cinque quelli di movimento più uno portiere, che si possono sostituire continuamente senza alcuna limitazione al numero di cambi, solo il numero complessivo è ridotto a 15. Più corta anche la durata dei tre tempi, 3 da 15 minuti.

di: nakshidil75 tratto da: SitoParalimpico


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