CHILE 11-09-1973
NUNCA MAS!
Cile, 11 settembre 1973, tra le 6 e le 13 (ora locale) le forze armate cilene, comandate dal generale pinochet (pinocho el asesino) abbattono con la forza il governo liberamente eletto di Salvador Allende. L’azione partì dalla Marina a Valparaiso e si sviluppò in Santiago con il bombardamento aereo del palazzo presidenziale, la Moneda. Assediato, il presidente socialista Salvador Allende rifiutò di fuggire e fu assassinato mentre combatteva dentro il palazzo presidenziale.
Il generale Augusto Pinochet assunse il potere ed iniziò così la lunga notte del popolo cileno, un periodo di sanguinosa dittatura delle forze della borghesia dei compradores sul popolo cileno sotto la guida degli USA. Solo nei primi giorni, più di 1.800 oppositori furono trucidati con esecuzioni di massa o dopo torture.
ESTADIO DE CHILE (Victor Jara)
Siamo in cinquemila, qui, In questa piccola parte della città. Siamo in cinquemila. Quanti siamo, in totale, Nelle città di tutto il paese? Solo qui Diecimila mani che seminano E fanno marciare le fabbriche. Quanta umanità In preda alla fame, al freddo, alla paura, al dolore, Alla pressione morale, al terrore, alla pazzia.
Sei dei nostri si son perdi Nello spazio stellare. Uno morto, uno colpito come non avevo mai creduto Si potesse colpire un essere umano. Gli altri quattro hanno voluto togliersi Tutte le paure Uno saltando nel vuoto, Un altro sbattendosi la testa contro un muro, Ma tutti con lo sguardo fisso alla morte. Che spavento fa il volto del fascismo! Portano a termine i loro piani con precisione professionale E non gl'importa di nulla. Il sangue, per loro, son medaglie. La strage è un atto di eroismo. È questo il mondo che hai creato, mio Dio? Per tutto questo i tuoi sette giorni di riposo e di lavoro? Tra queste quattro mura c'è solo un numero Che non aumenta. Che, lentamente, vorrà ancor più la morte.
Ma all'improvviso mi colpisce la coscienza E vedo questa marea muta E vedo il pulsare delle macchine E i militari che mostrano il loro volto di matrona Pieno di dolcezza. E il Messico, Cuba e il mondo? Che urlino questa ignominia! Siamo diecimila mani In meno che producono. Quanti saremo in tutta la patria? Il sangue del Compagno Presidente Colpisce più forte che le bombe e le mitraglia. Così colpirà di nuovo il nostro pugno.
Canto, che cattivo sapore hai Quando devo cantar la paura. Paura come quella che vivo, Come quella che muoio, paura. Di vedermi fra tanti e tanti momenti di infinito in cui il silenzio e il grido sono i fini di questo canto. Ciò che ho sentito e che sento Farà sbocciare il momento.
L'11 settembre 1973 Victor Jara (1932-1973 cantante e uomo di teatro, autore di canzoni che parlavano soprattutto della vita della gente umile, dell’amore ma anche dell’impegno civile e politico), fu arrestato dai militari fascisti di Pinochet e imprigionato nel famigerato Estadio Nacional de Chile (detto semplicemente "Estadio Chile"). Vi rimase per sedici giorni, durante i quali, con mezzi di fortuna, continuò a comporre canzoni e poesie. Quella che abbiamo pubblicato è la sua ultima (gli fu trovata in tasca). Quattro giorni dopo, gli furono prima spezzate le mani in mezzo alle grida di scherno di quei militari di merda ("Su, cantaci una canzoncina ora!"), poi gli furono tagliate. Fu poi ucciso.
Lo stadio di Santiago ora si chiama Estadio Víctor Jara.
di: Maddalena.Robin
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