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Messaggi del 12/11/2007

Messaggio N° 2413 12-11-2007 - 19:07

GUERRA CIVILE

«Ero seduta all'aperto a prendere un aperitivo al bar con un amico - ha raccontato una ragazza ancora sotto choc - quando abbiamo sentito le esplosioni, i rumori di vetri infranti, abbiamo visto l'auto in fiamme e siamo fuggiti. Io ho trovato riparo dentro il bar, prima che chiudessero la saracinesca. Il mio amico si è fatto aprire il portone di un edificio e siamo rimasti barricati per mezz'ora, ma ora ho paura di tornare a casa» (dal Corriere.it)

Un pullman bruciato, un auto bruciata, altre auto coi finestrini spaccati, motorini rovesciati, paletti stradali divelti, cassonetti incendiati, altri cassonetti rovesciati in strada ad impedire la circolazione, prese di mira persino le fioriere...

“Hanno spaccato tutto” dice un commerciante “erano incappucciati e vestiti di nero, avevano mazze e pietre”. Un altro afferma che hanno assalito pure i negozi. Senza contare gli assalti alle caserme, al commissariato e al palazzo del Coni. Stamattina la zona circostante lo stadio è un campo di guerra. Una notte folle e un bilancio da guerra civile. Stamattina via Guido Reni assomiglia ad un viottolo di Beirut, i muri anneriti dalle bombe carta e dal fuoco sprigionato dai cassonetti. Cosa c’entra tutto questo col calcio? Con la passione e la bellezza di questo meraviglioso sport? Non ha più senso tifare una squadra se poi accadono queste tragedie. Il calcio va fermato. E per molto tempo. Finché non ci sarà la sicurezza e la tranquillità di tornare allo stadio. Ormai la gente tranquilla preferisce vedere le partite a casa. L’agente della Polstrada ha sbagliato, su questo non c’è dubbio. Ma gli “ultras” che si mettono a bruciare mezza Roma cosa vogliono ottenere? Le “vendette” non appartengono al vivere civile. C’è la giustizia. Confidiamo in quella.                    Scritto da: pigilli

Messaggio N° 2412 12-11-2007 - 13:11

Quel maledetto déjà vu 

Déjà vu. Già, déjà vu. A chi non è tornato in mente lo stadio Massimino e la guerriglia che lo incorniciò lo scorso 2 febbraio? La differenza è che stavolta prima c’è stato il morto, poi è seguito il delirio.

Gabriele Sandri, 28 anni, tifoso laziale, era nella stazione di servizio di Badia al Pino, sulla A1, vicino ad Arezzo. Una sosta sulla strada verso Milano, una lite non meglio precisata, poi un colpo di arma da fuoco sparato da un agente della Polizia stradale. La dinamica di quanto accaduto non si conosce ancora e chissà se mai si conoscerà. Resta una morte assurda, che, verrebbe da dire “come al solito”, fa riflettere.


Poi, il delirio: scontri tra tifosi e forze dell’ordine a Bergamo, l’assalto di una caserma di Polizia a Roma, l’irruzione nella sede del Coni. Delirio puro, scatenato da quel tragico evento accaduto a Badia al Pino.

Sugli spalti del Bernabeu i tifosi del Real Madrid hanno esposto lo striscione “Gabriele R.I.P.”, Gabriele riposa in pace. E in Italia che cosa bisognerebbe esporre? Probabilmente lo striscione della vergogna. Resta da capire “chi” e “quanti” dovrebbero appenderlo al balcone della propria abitazione. Dovrebbero, perché, sempre “come al solito”, non lo faranno.

Difficile aggiungere altro.

di: marco_amabili


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