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Nella nebbia

Post n°55 pubblicato il 12 Ottobre 2013 da giomeloncelli

 

Era tardi, ero in città. Dovevo per forza tornare a casa: ma chi se lo aspettava che quella sera, proprio quella sera, la nebbia avrebbe deciso di scendere e coprire tutto? Ho sempre vissuto qui, ma a certi scherzi non mi sono ancora abituato. Non vedevo a due metri dal naso. Inforcai la mia bicicletta, appoggiai la dinamo al copertone e via, cercando di seguire la linea bianca del ciglio della strada.

Però non faceva troppo freddo e, a parte l’umidità che entrava nelle ossa, avrebbe potuto persino essere una serata piacevole… ma la nebbia!

Attraversando la città l’unico riferimento era il canto gregoriano che proveniva dal duomo e si faceva largo tra le goccioline; nell’invisibilità del momento assumeva un tono ancora più sacrale. Mentre ero lì, perso nei miei pensieri e ricordi, comparve all’improvviso un altro ciclista.

Era più vecchio e lento di me ma, nel difficile compito di ritrovare la via di casa, mi affiancai a lui con l’intento di darci forza a vicenda.

“Buonasera – dissi – brutta serata per la bicicletta…”

“Non poi tanto”. Disse lui.

“A me non veder nulla non mi è mai piaciuto…”

“Di tanto in tanto non fa male restare ad ascoltare i propri pensieri”.

“Mi chiamo Giovanni – dissi io – e mi piacerebbe fare un pezzo di strada con lei. Se non è troppo disturbo.”

“Va bene. Cosa sta ascoltando?”

Avrei voluto sapere il suo nome ma evidentemente non voleva dirmelo o, forse, mi ero intromesso nei suoi pensieri. Decisi di continuare con lui anche rischiando di sembrare scortese.

“Poco fa, passando davanti al duomo ho sentito i canti gregoriani…”

“No! Volevo chiederle quali pensieri stava ascoltando!”. Mi interruppe il vecchio.

“Ah! È un po’ difficile da dire… pensavo a quello che avevo perso. Al fatto che non ho voglia di ricominciare e che rivorrei solo un po’ delle cose che non ho più. Così sicuramente il mio presente sarebbe migliore”.

“La capisco, anch’io ho perso un bel po’ di cose nella mia vita. Però il mio presente è bello, ho ancora tanto da fare! E mi dispiace sentire tanto pessimismo in un ragazzo come lei”.

“Lo so, non dovrei. Però è faticoso!”

“Deve pensare – disse il vecchio- che non sempre ci è dato di sapere come andranno le cose; non sempre seguono la direzione che vogliamo noi. Però nessuno ci impedisce di lottare e sperare”.

“Ha ragione, ci proverò ma lei invece…”. Mentre parlavo, scomparve nella nebbia.

Gli urlai di aspettarmi, ma non si voltò neppure.

Soprappensiero per quanto era successo, mi ritrovai a sbattere contro il cancello di casa mia: non credevo di aver pedalato così tanto. Entrai in casa, depositai la bici in garage e salii le scale. Mentre salivo, come se non fosse stato lì appeso da anni – e mi succedeva sempre -  mi sorprese lo specchio attaccato al muro. Vedevo riflesso il mio viso, e non era più lo stesso… sembravo invecchiato.

Provai a scrollare dai capelli l’umidità, a sistemarli con la mano. Non c’era niente da fare: l’immagine del mio viso consueto non ritornava. Guardai meglio e vidi che, pur nella diversità,  quel viso era il mio, lo stesso di sempre. Allora mi ricordai dell’incredibile somiglianza con il vecchio in bicicletta. Un altro scherzo della nebbia della mia città! Ci porta a parlare con noi stessi in bicicletta e a ripeterci che c’è ancora speranza.

 
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