Creato da: franco_rovati il 03/03/2009
Come stiamo cambiando.

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"La democrazia è cancerogena e gli uffici sono il suo cancro"

W. Burroughs

"La parola 'democrazia' mi destava una insofferenza fisica, come l'odore stantio dei vecchi cassetti; sentivo nell'aria un odore di muffa, di umida miseria, un odore di cavoli lessi nelle scale della nuova società come in certe vecchie portinerie, un odore di farisei."

Leo Longanesi

“[An upside down flag is] an international distress signal. It means ‘we’re in a whole lot of trouble, so come save our ass b’cause we don’t have a prayer in hell of saving ourselves.’” - Sgt Hank Deerfield, from In the Valley of Elah.

 

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Perché petrolio e oro sono rimasti fuori dalla crisi

Post n°21 pubblicato il 24 Marzo 2009 da franco_rovati

Europa e Stati Uniti finalmente scendono in campo coordinati, arrivano soldi in quantità alle banche, risalgono le Borse, risale il petrolio, risalgono le altre materie prime. E risale l’oro, che dopo mesi di rialzi aveva visto giovedì un improvviso calo dei futures.

Per greggio e materie prime in genere la logica è chiara: se l’economia si riprende, può tornare a crescere la domanda. Ma l’oro è un bene rifugio: la domanda è aumentata quando la fiducia era crollata, e non si sapeva in cos’altro investire senza correre rischi; la domanda dovrebbe diminuire nel momento in cui la fiducia torna. Cosa sta succedendo allora?

Una possibilità è collegata appunto alla meccanica che ha visto cadere il prezzo dei futures. Nel momento in cui la richiesta di liquidità si faceva affannosa, in molti si aspettavano che le banche buttassero sul mercato oro in quantità, appunto per ricrearla. Dunque, c’era attesa di un prossimo eccesso dell’offerta. Inoltre, anche molti piccoli debitori con problemi nei mesi scorsi avevano cercato di liquidare i gioielli di famiglia: nella stessa Italia c’è stato un piccolo boom dei “Compro Oro” al dettaglio. E anche ciò contribuiva all’aspettativa di un prossimo calo dei prezzi, per aumento dell’oro in circolazione.

C’è però anche un altro scenario, un po’ più inquietante. E si ricollega alla famosa indagine affidata all’inizio dell’anno dall’Amministrazione Bush alla Comodities Futures Trading Commission, per controllare se effettivamente il tremendo rialzo del petrolio fosse dovuto a speculazione. Come è noto, a agosto sulla stampa sono filtrate anticipazioni che hanno messo sotto accusa il ruolo delle tre grandi firme dell’oil trading con sede in Svizzera: la Vitol, la Glencore e la Gunvor.

Secondo il Washington Post, il 6 giugno la Vitol  avrebbe ad esempio comprato alla New York Mercantile Exchange 57,7 milioni di barili di carta: il triplo del consumo quotidiano di tutti gli Stati Uniti. E immediatamente i prezzi erano aumentati di 11 dollari. L’11 luglio la stessa Vitol era poi arrivata a gestire l’11% di tutti i contratti nella stessa Borsa: e subito i prezzi avevano raggiunto il tetto dei 147 dollari. Qualcuno a quel punto ha avuto un sospetto, sul calo dei prezzi del greggio seguito a queste indiscrezioni: che fosse stato “l’avvertimento" indiretto della Cftc attraverso i giornali a indurre un bel po’ di speculatori a liberarsi di quanta più roba possibile, innescando una corsa al ribasso. Mentre qualcun altro ha ipotizzato che la speculazione al ribasso fosse stata già programmata, dopo il periodo del rialzo.

Il sospetto, a questo punto, è che il bailout a soccorso delle banche non stia facendo altro che alimentare la speculazione. Ovvero: i soldi dell’aiuto pubblico arrivano, la liquidità di ristabilisce, ma dopo tutta la psicosi sulle ipoteche “tossiche” nessuno si fida più a prestare. Dunque, tanto arriva, tanto viene subito reinvestito in greggio e oro, rialimentando la speculazione al rialzo. Vedremo.

Maurizio Stefanini - 15.10.08

Fonte: loccidentale.it

 
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Commenti al Post:
pinolocato
pinolocato il 07/04/09 alle 16:27 via WEB
Bene rifugio o no, quello che è certo è che le cose dovranno cambiare alla radice se no sul lungo termine quanto successo ora si riverificherà senz'altro... Wall Street Truffa
(Rispondi)
 
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