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Post N° 47

Post n°47 pubblicato il 27 Ottobre 2008 da mondo.sereno

FAMIGLIA CRISTIANA ATTACCA LA RIFORMA GELMINI

 

Famiglia Cristiana non condivide la Riforma Gelmini e critica il decreto in ambito scolastico. «Non chiamiamo riforma un semplice taglio di spesa». È questo il titolo dell'editoriale d'apertura di Famiglia cristiana di questa settimana, nel quale si affronta il tema della scuola e del decreto Gelmini.  L’articolo sottolinea come «nonostante la dicitura sia roboante, "riforma della scuola", più prosaicamente», si dovrebbe parlare di «contenimento della spesa a colpi di decreti, senza dibattito e un progetto pedagogico condiviso da alunni e docenti. Non si garantisce così il diritto allo studio: prima si decide e poi, travolti dalle proteste, s'abbozza una farsa di dialogo». Famiglia Cristiana prosegue scrivendo che «i tagli annunciati all'università sono pesanti e che nei prossimi cinque anni il fondo di finanziamento si ridurrà del 10 per cento». Come dire: «porte chiuse all'università per le nuove generazioni». Il settimanale prosegue dicendo che «studenti e professori hanno seri motivi per protestare. E non per il voto in condotta o il grembiulino (che possono anche andar bene), ma per i tagli indiscriminati che "colpiscono il cuore pulsante di una nazione", come dice il filosofo Dario Antiseri. Un Paese che guarda al futuro investe nella scuola e nella formazione, razionalizzando la spesa, eliminando sprechi, privilegi e baronie, nonchè le allegre e disinvolte gestioni».

Per la rivista, dunque, «il bene della scuola richiede la sospensione o il ritiro del decreto Gelmini, per senso di responsabilità». Perché «un Paese in crisi trova i soldi per Alitalia e banche: perchè non per la scuola? si richiedono sacrifici alle famiglie, ma costi e privilegi di onorevoli e senatori restano intatti. Quando una Finanziaria s'approva in nove minuti e mezzo, quando, furtivamente, si infilano emendamenti rilevanti tra le pieghe di decreti legge, il Parlamento si squalifica». Il giornale diretto da don Antonio Sciortino non è neppure contento che «prima si decide e poi, travolti dalle proteste, s'abbozza una farsa di dialogo».

 
 
 
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