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Hanif Kureishi

Post n°1888 pubblicato il 05 Febbraio 2019 da blogtecaolivelli

Dal portale GRISELDAONLINE

Home / Temi /  / ArticoloSusanna Ghazvinizadeh

"Un vero inglese dalla testa ai piedi, o quasi": 

L' "Altro ibrido" nell'Inghilterra di Hanif KureishiMi

chiamo Karim Amir e sono un vero inglese dalla

testa ai piedi, o quasi. La gente tende a 

considerarmi uno strano tipo di inglese, magari

di una nuova razza, dal momento che sono il

prodotto di due culture. Io però me ne frego,

sono inglese ( non che me ne vanti ), vengo

dalla periferia meridionale di Londra e voglio

arrivare da qualche parte. Forse é stata la

bizzarra mescolanza di sangue e continenti, 

di qui e là, di senso di appartenenza e non,

a rendermi irrequieto e facilmente annoiato

[.....]. E' sufficiente dire che ero in cerca di guai,

 della prima occasione di movimento, di azione 

e di curiosità sessuale e questo perché l'atmosfera 

in casa mia era così opprimente, tetra e noiosa; 

lo sa il cielo perché. Ad essere sincero tutto

questo mi buttava giù, ecco perché ero pronto

a tutto. Attraverso l'ormai famoso incipit del

romanzo Il Budda delle periferie, lo scittore

anglo-pakistano Hanif Kureishi dipinge il ritratto

di una nuova figura di inglese, frutto dell'ondata

di immigrazione iniziata dopo il 1947, anno in cui

l'India ottenne l'indipendenza dal dominio

britannico. Gli ex sudditi del subcontinente indiano

non avevano resistito al canto delle sirene della 

propaganda inglese che li invitava a trasferirsi

nell'isola. Esiste un romanzo, All About H. Hatter,

scritto nel 1948 dall' autore anglo-indiano G.V.

Desani, il quale fotografa perfettamente l'immigrato

della prima ora e il suo senso di solitudine. Desani

all'interno del libro "gioca" con un'icona della

tradizione letteraria inglese, il famoso inno

all'Inghilterra tratto dalRiccardo II di Shakespeare, 

facendone la parodia per mettere in scena un

nuovo avvenimento: l'arrivo dell'immigrato. Il nuovo

arrivato è salito sul palcoscenico che diventerà uno

spazio dove si potrà mettere in scena un nuovo

"spettacolo teatrale", uno spettacolo che parla di

immigrazione e di una nuova "conquista":

la "conquista" dell'Inghilterra.

La poetessa caraibica Louise Bennett ha parlato

a questo proposito di una "colonizzazione alla

rovescia", ma in realtà gli ex colonizzati si ritrovano

in quello che E.P. Thompson ha definito "l'ultima

colonia dell'Impero britannico". Scrive Salman Rushdie

nel saggio intitolato Il nuovo impero in Gran Bretagna:

Talvolta sembra che le autorità britanniche,

non più in grado di esportare il loro modo di

governare, abbiano scelto al contrario di importare

un nuovo impero, una nuova comunità di popoli

sottomessi che essi considerano e trattano nello

stesso modo in cui i loro predecessori consideravano

e trattavano "le genti agitate e selvagge", quei

"popoli scontrosi appena conquistati, per metà

demoni, per metà bambini", che costituivano, secondo

 Kipling,il fardello dell'uomo bianco

Scrittori anglo-indiani come Desani, ma anche 

caraibici come Sam Selvon o indo-caraibici come 

V.S.Naipaul, nei loro romanzi hanno messo in luce

le difficoltà di cui parla Rushdie nel saggio 

sopracitato, per loro si trattava infatti di avventurarsi 

in un territorio a conti fatti alieno.

Karim, il protagonista de Il Budda delle periferie,

invece fa parte della seconda generazione di 

immigranti, generazione appartenente alle

"nuove etnie" di cui parla Stuart Hall. Queste

nuove etnie danno vita ad una nuova Inghilterra, 

abitata da personaggi che fanno dell'ibridismo la

propria bandiera. Sostiene Kureishi a questo 

proposito nel saggio autobiografico "Il segno dell'arcobaleno":

Sono gli inglesi, gli inglesi bianchi, a dover 

imparare che essere inglesi non è più la stessa

cosa di prima. Ora è più complicato, e coinvolge

elementi nuovi. Per cui dev' esserci un modo nuovo

di vedere la Gran Bretagna e le scelte che si trova

a fronteggiare. E, dopo tutto questo tempo, deve

nascere un nuovo modo di essere inglese.

Per comprenderne la necessità ci vorranno molte

riflessioni, discussioni e autoanalisi, come per capire

che cosa implichi questo "nuovo modo di essere

inglesi " e quali difficoltà si possano incontrare per arrivarci.

 Karim è perfettamente cosciente di essere

un "elemento nuovo" all'interno della realtà

britannica e inizia il suo percorso esistenziale

all'insegna di un senso di smarrimento.

E' alla ricerca di un'identità che lo definisca e la sua

irrequietezza è un sintomo di questa ricerca.

Diciassettenne figlio di un pakistano e di una inglese,

Karim lascia la provincia inglese e si trasferisce

nel "centro delle cose", nella Londra degli anni

Settanta . Si avventura così nel cuore pulsante 

della città e comincia il suo viaggio in questo

"posto nella mente" ( "Londra sembrava una

casa con cinquemila stanze, tutte diverse.

Il trucco era di scoprire come si collegavano, e

alla fine attraversarle tutte." ).

Nel saggio DissemiNazione lo studioso indiano

Homi Bhabha afferma che attualmente la nazione

e la metropoli vengono raccontate da quanti ne

occupano le zone marginali: donne, immigrati,

soggetti coloniali. Gli scrittori come Kureishi,

soggetti ibridi e figli di una "nuova Inghilterra", 

concorrono, attraverso la propria scrittura, a

creare quelle che Bhabha chiama "contronarrazioni" ,

in grado di scardinare il discorso ideologico

sotteso alle narrazioni canoniche.

In questo modo l'Inghilterra e nel caso specifico

Londra, vengono narrate da un soggetto "altro"

che "disturba quelle manovre ideologiche 

attraverso cui alle 'comunità immaginate' sono 

attribuite identità di tipo essenzialista" . 

Londra, raccontata dall'"Altro", viene raffigurata 

come una città ambivalente, dai confini mobili, 

fluttuanti. E "fluttuante" è anche Karim, desideroso 

di attraversare tutte le cinquemila stanze di

questa metropoli . Karim passa da una casa

all'altra, dallanuova casa del padre a Kensington

alla casa dove vivono i suoi amici indiani Jamila

e Changez, ridefinendo così i confini di una città

sempre più ibridizzata. Mentre è alla ricerca di

una propria identità Karim si imbatte nel mondo

del teatro. E' sintomatico che una persona come

lui che appartiene a due culture arrivi alla decisione

di intraprendere la carriera di chi per mestiere

 impersona continuamente diversi ruoli.

Il vuoto di identità diventa un pieno di finzioni e

la decisione di interpretare ruoli "altri da sé" è

uno dei traguardi al quale il ragazzo approda

cercando una propria definizione.

Ma ci sono subito le prime difficoltà: entra in gioco

quello che Fanon ha chiamato "il problema nero"

 e gli inglesi (in questo caso l'inglese è il regista

finto progressista Shadwell), dall'alto del loro

colonialismo mentale hanno già posto dei limiti

ai ruoli che Karim dovrà interpretare, relegandolo

così ad un'identità stereotipata ed imposta.

Shadwell incasella Karim nel ruolo dell'eterno 

indiano e il primo ruolo che gli offre è quello

scontatissimo diMogli.

Nel romanzo Versi satanici di Salman Rushdie,

si legge a proposito degli inglesi: "Loro ci descrivono

[....]Loro hanno il potere della descrizione e noi

soccombiamo di fronte alle pitture che loro costruiscono.

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