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Le specie umane estinte commettevano omicidi?

Post n°2136 pubblicato il 25 Aprile 2019 da blogtecaolivelli

fonte: Le Scienze

06 gennaio 2016

Le specie umane estinte commettevano omicidi?Cortesia Lee Bergeret al./eLife

L'accumulo di resti fossili di Homo naledi trovati in un

a grotta quasi inaccessibile fa sospettare

che non si trattasse di una sepoltura intenzionale,

come suggeriscono gli autori della scoperta, ma

che qualcuno vi abbia gettato delle vittime di

omicidi, combattimenti o sacrificidi Michael

Shermer

antropologiapaleontologia

"Fossili: un antico antenato dell'essere umano

forse seppelliva i morti" (Reuters). "Perché Homo

naledi seppelliva i suoi morti?» (NOVA Next).

Questi sono solo due dei tanti titoli apparsi lo

scorso settembre in seguito a un articolo in

cui il paleoantropologo Lee R. Berger dell'Università

di Witwatersrand a Johannesburg rivendicava la

scoperta di una nuova specie in una grotta in

Sudafrica.

Le ragioni per nutrire un certo scetticismo c'erano. 

L'età dei fossili non è definita e non è ancora noto

in quale punto del lignaggio degli ominidi si collochino.

Le loro mani, i polsi e i piedi sono simili a quelli di

esseri umani moderni di piccole dimensioni, e il

volume cerebrale è vicino a quello dei australopitechi

dotati, come Lucy,  di un piccolo cervello.

I ricercatori stanno ancora discutendo se questa

combinazione di caratteri rappresenta una nuova

specie o una variante di una specie esistente.

Le specie umane estinte commettevano omicidi?

Ricostruzione di uno scheletro di H. nadeli.

Inoltre, invece di pubblicare su "Science" o

"Nature" - le prestigiose riviste su cui è spesso

annunciata la scoperta di nuovi importanti reperti

fossili umani - gli autori hanno presentato la loro

scoperta su "Elife", una rivista online ad accesso

pubblico che compie il processo di peer review

piuttosto rapidamente.

E invece di catalogare meticolosamente i 1550 fossili

(appartenenti ad almeno 15 persone) lavorando

per molti anni, come è comune in paleoantropologia,

l'analisi è stata pubblicata appena un anno e mezzo

dopo la loro scoperta nel novembre 2013.

A indurmi allo scetticismo, tuttavia, è stata la

congettura degli scienziati che il sito rappresenti un

esempio di "deliberato smaltimento del corpo", una

cosa che, come hanno letto tra le righe i media

implica una procedura di sepoltura intenzionale.

Questa, hanno concluso, era la spiegazione più

probabile rispetto ad altre quattro ipotesi.

Insediamento.

Nella camera non c'è alcun detrito, e l'ambiente

è così buio che per abitarci sarebbe stata necessaria

una luce artificiale, della quale non ci sono indizi;

inoltre la grotta è quasi inaccessibile e sembra

che entrarci non sia mai stato facile.

 Trasporto d'acqua. Le grotte che sono state inondate

mostrano strati sedimentologici di materiale a grana

grossa, che sono assenti nella "Camera Dinaledi",

dove sono stati scoperti i resti. Predatori.

Non ci sono segni di predazione sui resti scheletrici

sono stati depositati in un certo arco di tempo,

escludendo un singolo evento calamitoso, mentre

la quasi irraggiungibilità di quell'ambiente rende

improbabile l'ingresso casuale e la morte di

quegli individui.

Infine, le età dei 13 individui identificati - tre neonati,

tre bambini piccoli, un bambino più grande, un

adolescente, quattro giovani adulti e un adulto più

anziano - sono differenti da quelle dei soggetti

trovati in atri depositi e dei quali è stata stabilita

la causa di morte e la deposizione.

E' un enigma avvolto nel sedimento, all'interno di

una grotta.

Io credo che gli autori stiano sottovalutando una

causa di morte fin troppo comune fra i nostri antenati:

morte in combattimento, per omicidio o per sacrificio.

Lawrence H. Keeley, in War Before Civilization (1996)

e Steven A. LeBlanc in Constant Battles (2003) hanno

dimostrato, attraverso la revisione di centinaia di studi

archeologici, che una percentuale significativa di

individui ancestrali è morta di morte violenta.

Nel suo libro 2011 Il declino della violenza [tr. it. 2013],

Steven Pinker aggrega una serie di dati di 21 siti

archeologici e arriva a indicare un tasso di morte violenta

del 15 per cento circa.

In un articolo del 2013 su "Science", Douglas P. Fry e

Patrik Söderberg contestano però la teoria che la guerra

fosse diffusa fra gli antichi esseri umani, sostenendo

che dei 148 episodi di violenza relativi a  21 gruppi

di individui itineranti, più della metà "sono stati perpetrati

da individui solitari, e quasi due terzi sono il risultato di

incidenti, controversie interfamiliari all'interno del gruppo,

esecuzioni o motivazioni interpersonali quali la disputa

per una donna".

Comunque la si chiami, guerra o omicidio si tratta

comunque di morte violenta, e un ulteriore esame

dei fossili di Homo naledi dovrebbe prendere in

considerazione la violenza (guerra o omicidio per gli adulti,

sacrificio per i giovani) come plausibile causa di morte e

di deposizione nella grotta.

Ricordiamo che per Ötzi - scoperto nel 1991 in un

ghiacciaio di fusione nelle Alpi Venoste, in Tirolo, a 

5000 anni dalla sua morte - ci sono voluti dieci anni

prima che gli archeologi stabilissero che era morto

di morte violenta, dopo aver ucciso almeno altre

due persone in quello che appare uno scontro tra

cacciatori.

E' una parte della nostra natura che siamo riluttanti

ad ammettere, ma che dobbiamo prendere in considerazione

di fronte a cadaveri in luoghi bui.

L'autore
Michael Shermer è editore della rivista "Skeptic".

Il suo ultimo libro èThe Arc Moral (Henry Holt, 2015)

(La versione originale di questo articolo è apparsa su www.scientificamerican.com l'1gennaio 2016.

Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati)

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