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Scoperte le più antiche galassie.

Post n°2322 pubblicato il 28 Agosto 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Le Scienze.
13 agosto 2019

Giganti e ben nascoste:

ecco le galassie attive

primordiali

La schiera di radiotelescopi di ALMA

(Image 2019 Kohno et al.) 

Osservate per la prima volta le galassie

molto massicce e lontanissime in cui la

produzione di stelle, solo uno o due

miliardi di anni dopo il big bang, procede

a ritmo serrato

Hanno una massa di circa 40 miliardi di

Soli e producono circa 200 stelle all'anno.

Le galassie giganti e molto attive

dell'universo primordiale erano rimaste

finora nascoste dietro una fitta coltre di

polveri, dove neanche l'occhio del telescopio

spaziale Hubble poteva penetrare.

C'è voluta la potenza di diversi osservatori

a Terra combinati tra loro per scoprirne 39,

e ricavare così una testimonianza unica dei

primi due miliardi di anni di vita del cosmo

dopo il big bang.

E il risultato, descritto in un articolo pubblicato

sulla rivista "Nature" da Kotaro Kohno

dell'Università di Tokyo, in Giappone, e colleghi

di una collaborazione internazionale, potrebbe

portare a rivedere gli attuali modelli sulla

formazione delle galassie e la storia dell'universo.

Kohno e colleghi sapevano che queste galassie

primordiali dovevano essere lì da qualche parte,

negli angoli più remoti del cielo osservabile.

Per effetto dell'espansione dell'universo e del

fatto che la luce ha una velocità limitata, gli

oggetti che appaiono più lontani nello spazio

sono quelli temporalmente più vicini al big

bang.

E la luce che emettono questi oggetti remoti

e primordiali è quella che subisce un redshift 

- o spostamento verso il rosso, dovuto

all'effetto Doppler - più intenso.

Ora, nel quadro delle osservazioni di oggetti

con elevato redshift c'è una relativa abbondanza

di galassie massicce ma inattive, quiescenti.

In base ai modelli teorici, tuttavia, mancavano

all'appello le loro progenitrici, dove la produzione

di stelle procede a un ritmo serrato, avvolta

nelle polveri interstellari.

Ma  per avere una conferma sperimentale

occorreva superare un ostacolo tecnico.

All'origine delle galassie ellittiche

"La luce di queste galassie è molto debole

e ha una lunghezza d'onda molto ampia,

invisibile ai nostri occhi e impossibile da rilevare

per Hubble", ha spiegato Kohno.

"Per questo ci siamo rivolti ad ALMA, l'ideale per

osservare questo tipo di oggetti".

ALMA, acronimo di Atacama Large Millimeter/

submillimeter Array (ALMA), è una schiera di

66 radiotelescopi situati nel deserto di Atacama,

a 5000 metri di quota delle Ande cilene.

Sensibile alle lunghezze d'onda submillimetriche,

ha permesso di scrutare attraverso le polveri e

di arrivare alla scoperta: 39 galassie distanti

giganti e attive, che producono intensamente

nuove stelle, in un'epoca compresa tra uno e

due miliardi di anni dall'inizio dell'universo.

I dati sono poi stati incrociati con quelli di un

altro osservatorio cileno, il Very Large Telescope,

fino a ottenere la conferma che si trattasse di

oggetti mai osservati finora.

Il problema ora è che,sulla base dei risultati

di Kohno e colleghi, le galassie progenitrici

forse sono troppe. In altri termini, le simulazioni

al computer dell'universo primordiale indicano

una quantità di galassie massicce troppo limitata

per spiegare i dati di ALMA.

Per risolvere la discrepanza bisognerà attendere

un censimento più ampio e dettagliato di questi

oggetti appena scoperti. (red)

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