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Post n°2771 pubblicato il 17 Aprile 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

SOCIETÀ E AMBIENTE

L'altra faccia del Coronavirus: economia in crisi, crollo

dei consumi e dell'inquinamento in Cina

L'altra faccia del Coronavirus: economia in crisi, crollo dei consumi e dell'inquinamento in Cina


Difficile vedere il bicchiere mezzo pieno nel caso di epidemie

o addirittura di potenziali pandemie.

Eppure anche nel caso dell'ormai famoso Coronavirus 2019-nCoV

vi è questa possibilità: nelle ultime settimane l'inquinamento

atmosferico in Cina è drasticamente diminuito, pari addirittura a

quantità equivalenti al 6% delle emissioni mondiali di anidride

carbonica.

Infatti secondo una recente indagine del Centre for Research on Energy

and Clean Air (CREA) in Finlandia e pubblicato sul sito inglese del

Carbon Brief, le emissioni cinesi di CO2 sono diminuite di almeno

100 milioni di tonnellate nelle ultime due settimane.

Ciò a seguito delle misure governative adottate per contenere l'epidemia,

che di fatto hanno portato ad una decrescita forzata (e in questo caso

tutt'altro che felice) dell'economia cinese, con riduzioni della produzione

dal 15% al 40% nei settori industriali chiave.

In picchiata la produzione delle fabbriche

Infatti, nelle ultime settimane la domanda di elettricità e la produzione

industriale cinese rimangono di gran lunga al di sotto dei livelli abituali

come suggerito da una serie di indicatori, tra cui:

  • Utilizzo di carbone nelle centrali elettriche, al minimo da quattro anni.
  • Tassi di funzionamento delle raffinerie di petrolio nella provincia di
  •  Shandong al livello più basso dal 2015.
  • Produzione di prodotti in acciaio al livello più basso da cinque anni.
  • I livelli di inquinamento atmosferico di NO2 sulla Cina sono diminuiti
  •  del 36% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.
  • I voli nazionali sono scesi fino al 70% rispetto allo scorso mese.
  • Riduzione drastica della mobilità veicolare in molte aree urbane.

Anche le emissioni di biossido di azoto - un sottoprodotto della combustione

di fossili nei veicoli e nelle centrali elettriche - sono diminuite in Cina del

36% nella settimana successiva alle vacanze di Capodanno lunare, rispetto

allo stesso periodo dell'anno precedente.

Riduzioni, ancora però da quantificare e confermare, si segnalano anche in

Giappone e in Corea, mentre c'è da aspettarsi qualcosa di simile in prospettiva

anche in Pianura Padana, a seguito anche qui delle misure governative in

corso di adozione, che vanno ad incidere su tutta una serie di attività collegate

all'industria, al commercio ed anche alla mobilità.

Cosa succederà alla fine dell'emergenza?

Tutte condizioni che, se continueranno nei prossimi mesi, secondo analisi

dell'Agenzia internazionale dell'energia (AIE) e dell'Organizzazione dei

Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC) potrebbero influenzare anche la

domanda mondiale di greggio, con conseguenti fluttuazioni dei prezzi (in

teoria diminuendoli).

Peraltro se da una parte si stanno creando le condizioni, per quanto forzate,

per incrementare alcune pratiche virtuose come il telelavoro, dall'altra in Cina

ci si comincia a chiedere se queste riduzioni degli impatti ambientali legati

all'inquinamento atmosferico saranno mantenuti anche in futuro o se invece

, una volta finita l'emergenza, verranno ripristinati o addirittura peggiorati.

Potrebbe infatti trattarsi di una riduzione temporanea, con una risposta alla

conseguente riduzione del PIL da parte del governo cinese che si potrebbe

tradurre in un incremento della produzione industriale, e di conseguenza

delle emissioni, su livelli ancora maggiori rispetto a quelli pre-epidemia, in

modo da recuperare la produzione perduta nel lungo stop.

Sperimentare modelli più sostenibili

Al contrario, un po' paradossalmente, i cambi forzati di abitudini che

l'epidemia sta apportando (anche da noi in Italia) potrebbero invece tradursi

in qualcosa di buono e utile, per l'ambiente e non solo.

Se infatti fossimo saggi o almeno un pochino lungimiranti, coglieremmo

questa forzata occasione per sperimentare modelli più sostenibili 

(in particolare nel campo del telelavoro, nella gestione più razionale di eventi

pubblici, nella sanità e nella mobilità privata e pubblica), evitando poi, una

volta finita l'emergenza, di riprendere a correre in modo ancor più forsennato

e consumistico.

Questo almeno noi, in Italia, potremmo provare a farlo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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FONTE: RIVISTANATURA.COM

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