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« Un'eruzione vulcanica?I non mammiferi che allattano »

Un nuovo vulcano nell'oceano Indiano.

Post n°2812 pubblicato il 23 Aprile 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

GEOLOGIAÈ nato un nuovo vulcano nell'Oceano Indiano

È nato un nuovo vulcano nell'Oceano Indiano

Apartire dal maggio dello scorso anno e per oltre 365 giorni,

un lungo e persistente sciame sismico ha scosso Mayotte, isola

dell'arcipelago delle Comore in pieno Oceano Indiano.

I terremoti sono iniziati il 10 maggio del 2018 e sono culminati,

soltanto cinque giorni dopo, nella scossa più forte mai registrata

in tutto il settore (magnitudo 5.8).

Dopo un anno, gli scienziati dell'Istituto Francese di Ricerca per

l'Esplorazione Marina (Ifremer) hanno finalmente trovato la causa

di questa fervente attività geologica: i sismi sono legati all'eruzione

di un nuovo vulcano sottomarino situato circa 50 km ad est di Petite

Terre.

I sondaggi geofisici hanno mostrato il profilo batimetrico dell'edificio

che si innalza da un fondale di circa 3500 metri, ha una base di circa

5 km di diametro e si sviluppa in altezza per circa 800 metri.

Le prospezioni realizzate dal gruppo di ricerca mostrano chiaramente

anche l'emissione di una colonna di materiale vulcanico e gas alta circa

2 km, che però non riesce a raggiungere la superficie e pertanto non

è visibile.

Secondo gli studiosi il vulcano è estremamente giovane e potrebbe

essersi formato nell'estate del 2018 o al più tardi nell'autunno dello

stesso anno. 

Un fenomeno geologico eccezionale che spiega il persistente odore

di zolfo riportato in zona oltre alle ricorrenti morie di pesci registrate

proprio nel braccio di mare antistante la costa orientale dell'isola.

Le autorità dell'isola sono in stretto contatto con gli scienziati per

fornire assistenza e informazioni alla popolazione e, ovviamente,

per monitorare il fenomeno.

Alcuni famosi precedenti

Nel luglio del 2011 l'Istituto Vulcanologico delle Isole Canarie registrava

un aumento dell'attività sismica al largo dell'isola di El Hierro, la più

piccola e meridionale dell'arcipelago.

Pochi mesi dopo gli scienziati notavano un cambiamento nel segnale

sismico che iniziava a produrre del "tremore armonico": si tratta del

segnale associato al movimento del magma nella crosta ovvero

all'essoluzione dei gas in fase di eruzione. In poche ouperficie dell'oceano

si era riempita di materiale giallognolo, l'aria era intrisa di zolfo e numeros

i pesci galleggiavano esanimi a sud dell'isola.

Iniziava così l'eruzione della fessura eruttiva sottomarina di circa 2 km al

largo del villaggio di pescatori de La Restinga.

Scienziati, abitanti e fortunati visitatori hanno assistito per mesi all'emersione

di giganteschi piroclasti fumanti trasportati poi alla deriva, a colonne d'acqua

ribollire al largo dell'isola ed enormi macchie giallastre formarsi sulla superficie

del mare, segno dell'attività di quel vulcano, poi ribattezzato "Tagoro", che

per soli 60 metri non divenne isola.

Andando a ritroso nel tempo ed avvicinandoci a casa nostra, non si può non

ricordare l'isola fantasma, ovvero "l'Isola Ferdinandea".

Nel mese di maggio del 1831 la terra iniziò a tremare nella zona meridionale

della Sicilia, nei pressi di Sciacca, e ben presto anche qui i terremoti furono

accompagnati da forte odore di zolfo e morie di pesci a largo della cittadina

siciliana.

Fu così che, in una data imprecisata tra il 2 ed il 16 luglio 1831, nacque dal

mare della Sicilia tra fontane di lapilli, bianchi vapori e saette, l'Isola

Ferdinandea, un vivace vulcanetto basaltico che illuminò le notti estive

del Canale per diversi mesi.

La nascita di un nuovo brandello di terra, in una posizione così strategica

com'era al centro del Mediterraneo, provocò l'interesse dei Borboni, dei 

Francesi e degli Inglesi che cercarono di accaparrarsene la proprietà.

Sopiti i fragori vulcanici, Julie, Graham, Ferdinandea, l'isola dai molti

nomi, contesa da tutti, alla fine dell'autunno fu avvolta dalle mareggiate

e sparì nel giro di qualche settimana beffando chiunque.

La sommità del vulcano oggi si trova a circa 8 metri di profondità ed è

contrassegnata da una targa in pietra sulla quale, a scanso di equivoci,

si legge: "Questo lembo di terra, una volta isola Ferdinandea, era e

sarà sempre del popolo siciliano".

Autore dell'articolo: Andrea Piazza.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
RIPRODUZIONE CONSENTITA CON LINK A ORIGINALE E CITAZIONE FONTE: RIVISTANATURA.COM© 

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