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Post n°2999 pubblicato il 30 Maggio 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

Il primo trapianto di polmoni per salvare un malato

di Covid-19Al Policlinico di Milano effettuato un trapianto

di polmoni in un diciottenne, malato di Covid-19, in

condizioni critiche. Il paziente è salvo.

In sala operatoria| SHUTTERSTOCK  

L'Italia si conferma al top della chirurgia dei trapianti a

livello mondiale, con un intervento eccezionale che ha

salvato la vita a un giovane malato di Covid-19, eseguito

al Policlinico di Milano.

Il trapianto di polmoni è avvenuto il 18 maggio, ma soltanto

ora che il ragazzo inizia a riprendersi possiamo darne notizia. 

Diciotto anni compiuti da poco, alto, sportivo, atletico e

 senza nessuno dei fattori di rischio associati alle forme più

gravi di Covid-19, Francesco è finito in rianimazione, per due

mesi, all'Ospedale San Raffaele di Milano.

«Il ragazzo era tenuto in vita grazie alla circolazione extra-

corporea e al polmone artificiale, ma non avrebbe potuto

riprendersi senza il trapianto, perché i suoi polmoni erano

distrutti» spiega Mario Nosotti, direttore della Scuola di specialità

in chirurgia toracica dell'Università di Milano e dell'Unità operativa

di chirurgia toracica del Policlinico. 

«Il trapianto di polmone è sempre un intervento complesso, ma

eseguirlo su un paziente Covid-19 in condizioni così critiche ha

ci ha posto di fronte a sfide inedite».

 IN ATTESA.

 Una volta presa la decisione, il primo passaggio è stato aspettare

che il corpo del giovane fosse privo del virus, dato che non avrebbe

avuto senso introdurre i nuovi organi, con il rischio che la malattia

li attaccasse.

«Abbiamo eseguito diversi test a distanza di giorni.

Quando il risultato negativo si è confermato siamo passati alla

seconda fase» dice il medico. 

Per la gravità delle sue condizioni, Francesco è stato inserito nella

lista d'attesa con priorità urgente.

Ma anche l'individuazione del donatore non è stata semplice.

«In fase di lockdown le donazioni sono diminuite» spiega Nosotti;

«Inoltre, il ragazzo è piuttosto alto e non è stato banale trovare

organi compatibili e di dimensioni adeguate».

Il coordinamento con il Centro Nazionale Trapianti ha comunque

permesso, dopo due settimane, di individuare un donatore da

un'altra regione.

Soltanto a questo punto il giovane è stato trasferito al Policlinico.

 DIECI ORE IN SALA OPERATORIA.

 «Le incognite dell'intervento erano molte», prosegue il medico.

«Non sapevamo in che stato avremmo trovato le vene e le arterie

che dovevano essere collegate ai nuovi polmoni, e non sapevamo

quanto poteva resistere il paziente, in una situazione così delicata.

Durante l'operazione, per esempio, è stato necessario fornire un

supporto anche al cuore».

Non solo. «Sebbene il paziente fosse ormai negativo al coronavirus,

abbiamo adottato tutte le misure anticontagio per proteggere il

personale; ma in sala operatoria queste precauzioni complicano

il lavoro» racconta Nosotti.

«La mascherina FFP3, indossata assieme al casco ventilato, può

rendere difficile la respirazione, soprattutto se si porta per molte

ore.

Il doppio camice intralcia i movimenti; i doppi guanti limitano la

sensazione tattile, che invece, nei trapianti, fornisce informazioni

importanti».

Per circa 10 ore al tavolo operatorio si sono alternate due équipe,

mentre una terza era pronta a dare un ulteriore cambio, in caso

di necessità.

Alle 10 di sera il paziente è uscito dalla sala ed è stato ricoverato

in terapia intensiva, dove si trova tuttora.

 TEMPO PER RECUPERARE. 

L'intervento è riuscito, ma il ragazzo fatica a tornare a respirare

in modo autonomo, per via dei lunghi mesi trascorsi attaccato

al polmone artificiale» conclude il chirurgo.

«È sveglio e vigile e sta facendo fisioterapia per recuperare la

funzione.

Certo, il fatto di essere un giovane sportivo lo ha aiutato.

Ma avrà bisogno di tempo per riprendersi, anche psicologicamente».

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