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Il riscaldamento globale che viene dagli oceani..

Post n°3116 pubblicato il 18 Giugno 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

Se il riscaldamento globale arriva nelle profondità oceaniche

Vita marina oltre i 200 metri di profondità

(©Schmidt Ocean Institute) 

Nel prossimo futuro l'impatto ecologico del

riscaldamento globale sugli strati più profondi

degli oceani potrebbe essere pesante, mettendo

a rischio la biodiversità di quelle zone oceaniche.

Questo scenario, dovuto a una capacità di adatta-

mento limitata nel caso di variazioni di temperatura,

è stato finora largamente sottovalutato

Nei prossimi decenni, gli strati più profondi degli

oceani subiranno l'impatto del cambiamento climatico

in modo pesante, anche se le variazioni di temperatura

saranno meno intense rispetto a quelle della superficie

oceanica.

Lo rivela un'analisi basata su ben 11 modelli climatologici

 pubblicata su "Nature Climate Change" da un gruppo

internazionale di ricerca, guidato dall'Università del

Queensland, in Australia.

Quando si affronta il tema del riscaldamento del pianeta

in termini ecologici è importante valutare non tanto

le variazioni di temperatura delle diverse zone del globo,

quanto piuttosto la risposta attuata dalle specie nei propri

habitat.

Gli autori in questo caso hanno usato come parametro

d'indagine la climate velocity, che descrive con quale rapidità

e in quale direzione le specie cambiano il loro areale, cioè la

zona in cui esse vivono in modo stabile.

In particolare, hanno calcolato la climate velocity per il clima

contemporaneo, che ha caratterizzato il periodo compreso

tra il 1955 e il 2005, e per tre diversi scenari climatici definiti

dall'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) per

il periodo 2050-2100.

I ricercatori hanno scoperto che nella serie storica, le climate

velocity erano più elevate in profondità che in superficie.

L'effetto è particolarmente evidente oltre i 1000 metri di profondità,

con valori da due a quattro volte maggiori rispetto agli strati

superficiali, nonostante questi ultimi abbiano sperimentato il

riscaldamento maggiore.

Se si guarda al futuro, i modelli di previsione mostrano lo

stesso fenomeno.

Entro fine secolo le climate velocity degli strati mesopelagici,

compresi tra 200 e 1000 metri di profondità, saranno tra

quattro e 11 volte i valori superficiali, a seconda di quanto

sarà intenso il riscaldamento climatico dei prossimi decenni.

Questo dato è particolarmente importante perché riguarda

numerosissime specie di pesci di piccole dimensioni che

costituiscono il nutrimento di animali marini più grandi.

I ricercatori hanno poi valutato le regioni più critiche, in cui

cioè i massimi valori delle climate velocity si sovrappongono

agli hot-spot di biodiversità per circa 20.000 specie marine.

Hanno così scoperto che i problemi maggiori saranno alle

latitudini tropicali e subtropicali per gli strati superficiali e

intermedi, mentre saranno a ogni latitudine per gli strati

profondi, tranne che nelle regioni polari.

"I nostri risultati suggeriscono che la biodiversità delle

profondità marine sarà probabilmente più a rischio rispetto a

quella superficiale perché la biodiversità delle profondità è in

grado di adattarsi solo ad ambienti termicamente molto più

stabili", dice Jorge Garcia Molinos, ecologo dell'Università

dell'Hokkaido, che ha contribuito allo studio.

"L'accelerazione della climate velocity per l'oceano profondo

è costante in tutti i possibili scenari di concentrazione di gas

serra considerati.

Ciò fornisce una forte motivazione a considerare gli impatti

futuri del riscaldamento degli oceani sulla biodiversità degli

strati profondi, un tema che rimane sottovalutato in modo

preoccupante". (red)

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