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Post n°3280 pubblicato il 13 Ottobre 2020 da blogtecaolivelli
Gianini Belotti E., Pimpì oselì Di seguito. l'Introduzione: "Uno scorcio do storia italiana dagli inizi degli anni trenta, tra un paesino del bergamasco e la periferia di Roma. Il mondo duro, ostile e chiuso delle tradizioni, della religione, della miseria, visto attraverso gli occhi attenti e l'intelligenza viva di una bambina, Cecilia, che nonostante tutto riesce a crescere. Immaginate un paesino della Val Seriana, raggiungibile con un'improbabile corriera che si av- ventura di curva in curva e in cui sopravvivono gli stomaci forti; immaginate un'insegnante, costretta a lasciare il marito a Roma, che vi giunge con due ragazzini, un maschio ed una femmina subito accolti dal disprezzo compatto e tetro dei compagni al grido di "Terù, romani lazarù!". Che cos'era la scuola in quegli anni, in cui i piccoli montanari intabarrati nelle mantelle nere imparavano l'abc del fascismo, l'Abissinia, i "tucul" dei negri? Storditi dalle approssimative informazioni religiose, imbottiti dal catechismo degli angeli custodi e abbandonati in uno stato pietoso per igiene ed alimentazione, i bambini di quesgli anni trenta cantavano stornelli come "Pimpì oselì"/pa mol pa frèsch/ induina chi l'è/ chesto ché, alternati a Garrisci al sol che abbella, gagliardo tricolore. Gli espedienti per sopravvivere e per capire si rivelano infiniti: i ragazzini si salveranno e, forse, salveranno il mondo". |
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