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Messaggi di Giugno 2019
Post n°2272 pubblicato il 29 Giugno 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Le Scienze Le disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza fra i membri di una società hanno iniziato a diventare rilevanti durante il Neolitico, con l'avvento dell'agricoltura e dell'allevamento. A parità di sviluppo economico, le antiche culture del Nord e Centro America erano però più ugualitarie di quelle del Vecchio Mondo. Nella storia dell'umanità, le disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza hanno iniziato ad accentuarsi durante il Neolitico e sono generalmente aumentate con la domesticazione di piante e animali e con la complessità delle strutture sociali. Queste disuguaglianze, inoltre, sono state decisamente più marcate nelle società euroasiatiche che in quelle dell'America settentrionale e centrale. A stabilirlo è lo studio di un gruppo di ricercatori diretto da Timothy A. Kohler della Washington State University a Pullman, negli Stati Uniti, che ne riferiscono su "Nature". Uno dei più antichi insediamenti agricoli nella cosiddetta mezzaluna fertile, nell'attuale Siria, risalente all'8000 a.C. Gli archeologi si interrogano da tempo sulle differenze di accesso alle risorse nelle società più antiche, ma si sono scontrati con la difficoltà di individuare variabili che riflettessero la condizione economica delle famiglie e al tempo stesso permettessero un confronto fra culture ed epoche diverse. (Le offerte collocate nelle tombe, per esempio, non sono un buon parametro, dato che le tumula- zioni che possiamo ritrovare oggi erano riservate in genere a persone di stato sociale elevato e non sono rappresentative di tutta la popolazione.) Kohler e colleghi hanno ora mostrato che un parametro relativamente semplice e universale della capacità economica di una famiglia sono le dimensioni delle case all'interno di una comunità. Nelle società in cui gran parte delle persone hanno una posizione economica simile, le abitazioni tendono ad avere le stesse dimensioni. Ma per i gruppi in cui alcuni hanno una ricchezza maggiore di altri, si osserva di solito la coesistenza di case piccole e grandi. Una famiglia delle cultura BaYaka, dell'Africa centrale, ancora oggi prevalentemente dedita alla caccia e raccolta. (Cortesia Gul Deniz Salali)Sulla base dei dati raccolti i ricercatori hanno rilevato una maggiore disparità economica nei siti agricoli rispetto a quelli occupati da cacciatori-raccoglitori o da popolazioni con un'economia "mista" ( costituite da piccoli gruppi che integravano piccole colture con le risorse ottenute con la caccia o la pesca), e questa disparità era tanto maggiore quanto più era importante la domesticazione di grandi mammiferi e l'estensione delle coltivazioni agricole. A questo si sovrappone poi il livello di strutturazione e complessità della società, con la creazione di élite politiche. avevano raggiunto livelli di disuguaglianza significativamente più elevati rispetto a quelli nordamericani, anche quando le rispettive economie agricole erano durate per periodi di tempo equivalenti. adattato un classico strumento socioeconomico, il cosiddetto indice di Gini, sviluppato più di un secolo fa dallo statistico e sociologo italiano Corrado Gini. In teoria, un paese in cui vi è una distribuzione della ricchezza perfettamente equa avrebbe un indice di Gini pari a 0, mentre un paese in cui tutta la ricchezza è concentrata in una sola famiglia avrebbe un indice pari a 1. Terracotte pueblo rinvenute a Pueblo Bonito, nel New Mexico, risalenti a 1000 anni fa circa. I ricercatori hanno scoperto che l'indice di Gini delle società di cacciatori-raccoglitori è tipicamente 0,17, il che segnala una bassa disparità nella distribuzione delle risorse, coerente con l'elevata mobilità che rende difficile l'accumulazione della ricchezza. ale a 0,27 e cresce ulteriormente - in media a 0,35 - nelle società in cui l'agricoltura predominava nettamente. Questa media nasconde però forte differenze: se nel Nuovo Mondo l'indice difficilmente superava lo 0,3, nel Vecchio Mondo si raggiunge anche un indice pari a 0,59. questi valori, l'articolo riporta anche alcuni esempi dell'indice di Gini di paesi contemporanei: l'indice di Gini attribuito alla Grecia di oggi è 0,56 e quello della Spagna 0,58 (l'Italia è a 0,59): valori decisamente elevati, ma ancora ben inferiori a quelli attribuibili alla Cina (0,73) e agli Stati Uniti (0,80). |
Post n°2271 pubblicato il 29 Giugno 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Le Scienze 12 febbraio 2019 Le origini della cultura megalitica in Europa L'analisi comparata delle datazioni di oltre 2000 dei 35.000 megaliti diffusi in tutta Europa e delle loro caratteristiche costruttive indica che la tradizione megalitica ha avuto origine nella Francia nord occidentale per poi diffondersi lungo rotte marittime. La scoperta smentisce sia l'ipotesi che la cultura megalitica provenisse dal Vicino Oriente, sia quella di una sua nascita indipendente nelle diverse regioni archeologiaLa cultura dei megaliti europea sarebbe nata verso la metà del V millennio a.C. nella Francia nord occidentale per poi diffondersi sulle coste atlantiche del continente e del Mediterraneo lungo rotte marittime. Il risultato - ottenuto dalla ricercatrice all'Università di Göteborg, in Svezia, Bettina Schulz Paulssonin, e illustrato sui "Proceedings of the National Academy of Sciences" - smentisce entrambe le principali teorie finora in campo sulla storia dell'edificazione di queste strutture. Il Dolmen di Sa Coveccada in Sardegna. Fra menhir, dolmen, cerchi di pietre, allineamenti e altri edifici o templi megalitici, in tutta Europa sono note circa 35.000 strutture di questo tipo, la maggior parte delle quali risale al Neolitico e all'età del Rame e si concentra nelle zone costiere. tutte caratteristiche architettoniche simili se non spesso addirittura identiche; per esempio, l'orientamento delle tombe è costantemente orientato verso est o sud- est, nella direzione da cui sorge il sole. Ciò ha indotto gli archeologi, fin dalla metà del XIX secolo, a ritenere che la loro costruzione fosse legata a una religione che si sarebbe diffusa dal Vicino Oriente prima nel Mediterraneo e quindi sulle coste atlantiche della Spagna, della Francia e della Gran Bretagna, a seguito della migrazione di membri della casta sacerdotale. fino ai primi anni settanta del secolo scorso, quando le prime datazioni al radiocarbonio la misero fortemente in dubbio, portando la maggior parte degli studiosi verso l'ipotesi di una nascita indipendente nelle diverse regioni e imputando le somiglianze alla relativa "semplicità" delle strutture architettoniche. megaliti si sono moltiplicate a dismisura, ma senza che si tentasse di tracciare un quadro cronologico complessivo su cui testare l'ipotesi della nascita indipendente. Tomba megalitica a Haväng, in Svezia. Ora Bettina Schulz Paulssonin ha analizzato 2410 datazioni al radiocarbonico relative a siti megalitici e pre-megalitici e a siti non megalitici coevi di tutta Europa. piccole costruzioni chiuse o dolmen realizzati con lastre di pietra solo in superficie e coperti da un cumulo di terra o di pietra - sono emerse nella seconda metà del quinto millennio a.C. (la struttura più antica è databile fra il 4794 e il 4770 a.C.), diffondendosi nel giro di 200 o 300 anni dalla Francia nord occidentale alle isole del Canale, alla Catalogna, alla Francia sud occidentale fino alla Corsica e alla Sardegna. due principali, rispettivamente fra il 4000 e il 3500 a.C. e nel mezzo millennio successivo, caratterizzate da altrettante variazioni strutturali delle costruzioni megalitiche, che hanno portato alla massima diffusione di questa cultura. verificò infine fra il 2500 e il 1200 a.C. con la comparsa di megaliti alle Baleari, in Sicilia e in Puglia. Strutture di questo periodo si trovano anche in Sardegna, che però era stata interessata in misura molto significativa anche dalle espansioni precedenti. |
Post n°2270 pubblicato il 29 Giugno 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Le Scienze 13 settembre 2018 Somiglia a un hashtag il più antico disegno di Homo sapiens Scoperto nella Grotta di Blombos, in Sudafrica, risale a 73.000 anni fa: si tratta di uno schema grafico di linee ottenute con uno strumento di ocra su una superficie di pietra. Il ritrovamento dimostra che il disegno faceva parte del repertorio comportamentale delle popolazioni di Homo sapiens che abitavano in Africa in un'epoca molto antecedente a quella stimata sulla base di analoghi manufatti in altre parti del mondo. La grotta di Blombos, lungo la costa meridionale del Sudafrica, a est di Cape-Town, è un sito archeologico che ha restituito alcune delle più antiche prove di un'attività culturale degli esseri umani moderni. utensili in pietra incisi inequivocabilmente con intenzione decorativa e datati tra 70.000 e 100.000 anni fa, vale a dire a un periodo che precede di alcune decine di migliaia di anni i manufatti dello stesso tipo prodotti dagli esseri umani in qualsiasi altra parte del mondo. e descritto sulle pagine di "Nature" è destinato a essere ricordato come il pezzo più significativo: è infatti il primo disegno noto della preistoria, realizzato applicando un pigmento su una superficie, e graficamente ricorda molto il simbolo "#" dell'attuale hashtag usato sui social network. Il frammento di silcrete con il motivo grafico segnato con l'ocra scoperto nella grotta di Blombos Si tratta di un frammento roccioso di silcrete nero, una concrezione di sabbia e ghiaia, cementata da silice disciolta e poi indurita. Sulla superficie levigata di questo frammento c'è un motivo grafico in rosso, intenzionalmente tracciato secondo uno schema sei per tre di linee incrociate. La brusca interruzione delle linee sul bordo del frammento suggerisce che lo schema originariamente copriva una superficie più ampia e forse era nella sua interezza era anche più complesso. linee sono composte da una polvere ricca di ematite, comunemente chiamata ocra. Henshilwood e colleghi sono risaliti anche al probabile strumento usato per l'incisione: si tratta di un attrezzo ocra con una punta di circa 1-3 millimetri di larghezza. non è una sorpresa per i ricercatori. Il minerale, in gran parte costituito da ossido di ferro, è stato usato come pigmento da tempo immemorabile. Ed è fuori di dubbio che i primi abitanti moderni della Grotta di Blombos e altri siti vicini lo conoscessero: sono numerosi i reperti di ocra incisi scoperti nella zona e risalenti fino a 100.000 anni fa. le tecniche utilizzate dagli autori dello studio indicano che risale a circa 73.000 anni fa. siti archeologici ma, le precedenti documentazioni preistoriche di tecniche di disegno riguardano siti molto più recenti, come la grotta di Chauvet, in Francia, considerato il più antico esempio di arte preistorica del mondo, quella di El Castillo, in Spagna, quella di Apollo 11, in Namibia, e infine in quella di Maros, in Indonesia. dunque che il disegno faceva parte del repertorio comportamentale delle popolazioni di Homo sapiens che abitavano in Africa circa 73.000 anni fa. E dimostra anche la loro capacità di applicare disegni su differenti supporti usando tecniche diverse. |
Post n°2269 pubblicato il 29 Giugno 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Le Scienze 04 giugno 2019 I primi ominidi e la nascita dell'industria litica Il sito di Bokol Dora, in Etiopia, ha restituito pietre scheggiate che risalgono a più di 2,58 milioni di anni fa, epoca in cui sarebbe avvenuta una svolta importante nella produzione di strumenti in pietra. Ma l'uso di rudimentali strumenti litici è emerso con specie di primati ancora più antichi, in diverse occasioni e in diversi luoghiI nostri antenati usavano utensili in pietra in modo sistematico già prima di 2,58 milioni di anni fa. Ma l'uso di rudimentali strumenti litici è iniziato in un'epoca ancora più remota, in diverse occasioni e in diversi luoghi, in specie di primati più antiche. È quanto raccontano le pietre scheggiate scoperte a Bokol Dora, un sito archeologico in Etiopia, secondo l'analisi pubblicata sui "Proceedings of the National Academy of Sciences" da un gruppo internazionale di ricerca guidati da Christopher Campisano, dell'Arizona State University. La scoperta aggiunge un nuovo importante tassello al complesso puzzle dell'origine del genere Homo in Africa e in particolare della nascita dell'industria litica. dover comporre un quadro coerente dei diversi ritrovamenti umani e litici, ognuno con la propria datazione. I paleoantropologi hanno posto un primo punto fermo nel 2013, quando hanno scoperto il più antico fossile attribuito al genere Homo: una mandibola risalente a 2,78 milioni di anni fa, rinvenuta nel sito di Ledi-Geraru, nella regione di Afar, non lontano da Bokol Dora. Uno degli strumenti litici scoperti a Bokol Dora (David Braun/George Wadshington University) Gli scavi effettuati nel 2011 nel sito di Lomekwi, in Kenya, avevano però riportato alla luce percussori risalenti a 3,3 milioni di anni fa, che rappresentano i più antichi strumenti in pietra mai scoperti. Questi strumenti sono quindi indizio di una più antica origine del genere Homo, oppure del fatto che la produzione di utensili non è esclusiva del genere umano, ma è anche attribuibile ad antenati più antichi di altri generi, come si può argomentare sulla base della constatazione che anche scimpanzé e altri primati fanno un uso rudimentale di attrezzi. relazione con le acquisizioni ormai storiche del complesso industriale olduvaiano, un insieme di utensili risalenti a circa 2,5 milioni di anni fa che prende il nome dalla gola di Olduvai, nel nord della Tanzania, dove sono stati scoperti. Sempre all'industria olduvaiana sono attribuiti gli strumenti scoperti nel giacimento archeologico di Gona, in Etiopia, datati a 2,58-2,55 milioni di anni fa. colleghi hanno effettuato la datazione dei reperti, basata in parte sull'analisi delle ceneri vulcaniche presenti nei sedimenti e in parte sulla "firma" magnetica dei sedimenti stessi, che conservano una registrazione dell'inversione della polarità del campo magnetico terrestre, avvenuta 2,58 milioni di anni fa. Gli autori hanno scoperto che i sedimenti del sito di Bokol Dora hanno una polarità "normale", tipica del periodo precedente l'inversione, differente dalla polarità dei reperti di altri siti vicini, tipica del periodo successivo all'inversione. Le caratteristiche delle schegge, inoltre, sono molto lontane da quelle di Lomekwi e di quelle dei primati non umani. utensili di Bokol Dora siano in continuità con l'industria olduvaiana, mentre mancano indizi che possano indicare una connessione con quelle precedenti dell'industria lomekwiana. L'ipotesi è che l'uso di utensili sia un tratto generalizzato di molti primati, compresi gli antenati degli esseri umani, ed è emerso diverse volte nel nostro lontano passato. Tuttavia, gli strumenti dell'industria olduvaiana segnano una svolta epocale, avvenuta probabilmente in risposta a una trasformazione dell'ambiente di grandi proporzioni. mondo usano abitualmente utensili di pietra per cercare nuove risorse, sembra altamente probabile che in tutta l'Africa differenti antenati abbiano trovato nuovi modi di usare strument i litici per estrarre risorse dal proprio ambiente", ha sottolineato David Braun, archeologo della George Washington University e autore principale dell'articolo. "Se la nostra ipotesi è corretta, ci aspetteremmo di trovare un qualche tipo di continuità in forma di artefatto dopo 2,6 milioni di anni fa, ma non prima di questo periodo di tempo: per una conferma, abbiamo bisogno di trovare altri siti e altri utensili". |
Post n°2268 pubblicato il 29 Giugno 2019 da blogtecaolivelli
Fonte:Le Scienze Il Pianeta Selvaggio (1973), premio speciale al XXVI Festival di Cannes, è considerato il primo film che rovescia il paradigma per cui la specie umana sarebbe la più evoluta e importante tra tutte le specie dell'Universo. In questo nostro universo sconfinato, non è strano che la vita sia apparsa solo sulla Terra? Come mai nessuno risponde ai messaggi lanciati nello Spazio? Per il METI, controparte attiva del SETI (che si occupa solo di osservazione), è possibile, e forse addirittura probabile, che ET ci stia osservando di nascosto. Il Messaging ExtraTerrestrial Intelligence (METI) si è riunito a Parigi per discutere di questa misteriosa mancanza di alieni: perché i miliardi di mondi intorno a noi sono tutti silenziosi? Bisogna dire che anche nel mondo accademico le ipotesi sono tante e variegate: c'è chi ritiene che abbiamo aspettative esagerate e che gli alieni, semplicemente, non esistano; c'è chi pensa che si siano ibernatiin attesa che il Cosmo si raffreddi un po', e anche chi si spinge a ipotizzare che si siano già estinti. Al convegno del METI ha avuto un inatteso successo la cosiddetta ipotesi dello zoo. THE BIG ALIEN BROTHER IS WATCHING YOU. Secondo questa ipotesi, elaborata per la prima volta nel 1973 da John Ball dell'MIT, gli alieni sono vivi e vegeti, e sono ben attenti a non farsi notare mentre ci osservano. La Terra sarebbe quindi la nostra gabbia, in una sorta di zoo cosmico, e a farci da custode/carceriere ci sarebbe una civiltà alienaspaventosamente più avanzata della nostra. Tuttavia, se ET si comporta da antipatico è perché cerca di salvaguardarci: secondo alcuni esponenti del METI, la Terra è in quarantena perché non siamo pronti per la verità. In definitiva, gli alieni si nasconderebbero per lo stesso motivo per cui, nei film di fantascienza (o nelle teorie complottiste), i governi li nascondono a noi:scoprire un'intelligenza aliena sarebbe distruttivo per la nostra cultura.
TRADIZIONI INTERSTELLARI. Il ragionamento può sembrare paranoico, e anche un po' presuntuoso: in fondo, come possiamo pensare di interpretare il volere di un'intelligenza tanto superiore alla nostra? (Se vi sembra di averla già sentita, questa cosa, avete ragione.) Comunque, in effetti forse c'è una chiave di lettura. Per gli astrobiologi dell'Università di Cambridge, la vita, ovunque nell'Universo, si può evolvere solo seguendo le leggi dell'evoluzione, che in estrema sintesi possiamo riassumere in "ciò che è adatto, sopravvive". Ne consegue che ogni organismo adatto che riuscirà a riprodursi, cercherà di instradare la sua discendenza lungo lo stesso cammino, sia biologico sia culturale. Il nostro fratello maggiore alieno potrebbe insomma volerci instradare nel suo stesso cammino culturale, ambientato in un universo inizialmente disabitato. Peraltro, questo significherebbe che il nostro corrente guardiano alieno sia la prima intelligenza ad essersi sviluppata nella Galassia, o nell'intero Universo, oppure che abbia ricevuto questo stesso trattamento del silenzio da chi è venuto prima di lui e che ora stia portando avanti il testimone con noi. Se io sostenessi che tra la Terra e Marte c'è una teiera di porcellana in rivoluzione attorno al Sole su un'orbita ellittica, nessuno potrebbe contraddire la mia ipotesi purché io avessi la cura di aggiungere che la teiera è troppo piccola per essere rivelata persino dal più potente dei nostri telescopi... (Bertrand Russell) UN TÈ CON RUSSELL. Il perché gli alieni siano tanto bendisposti nei nostri confronti e vogliano proteggerci, rimane insondabile. Inoltre, l'intera ipotesi dello zoo, per sua stessa natura, non può essere verificata: non c'è modo di provare che gli alieni si stiano nascondendo o stiano controllano la nostra posta spaziale. Ma, non sorprendentemente, allo stesso modo non è possibile provare che non sia così: ecco dunque pronta la teiera di Russell per il consueto tè delle 5 della storia dell'umanità. Il dibattito sugli alieni continua, raggiungendo le frontiere più paranoiche, esotiche e affascinanti del possibile. |
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