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Messaggi di Agosto 2019
Post n°2325 pubblicato il 28 Agosto 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: le Scienze Alla fine del Permiano, i vulcani che eruttarono senza sosta per due milioni di anni avvelenarono di nichel la vegetazione. A quel punto, nulla avrebbe più potuto spezzare la catena degli eventi di estinzione.
fa circa, quando una serie di eventi cata- strofici ha dato il via alla più grande estin- zione di massa che il pianeta abbia conosciuto.| Circa 252 milioni di anni fa la vita sulla Terra fu molto vicina a scomparire: l'estinzione totale fu evitata giusto dagli animali più piccoli, che proprio in virtù delle dimensioni riuscirono a sopravvivere meglio di altri. Le tappe e la cronologia della catastrofe sono oggetto di studio e di molti dibattiti tra gli scienziati: la più recente delle ipotesi (riportata suNature Communications), avanzata da un team internazionale di ricercatori, propone l'idea che le piante siano state le prime a soccombere alla catena degli eventi di estinzione. In quella fase della storia della Terra, che oggi chiamiamo la Grande Estinzione del Permiano, la tettonica delle zolle fece sì che, dove oggi si trova la Siberia, un gran numero di vulcani iniziarono a eruttare contemporaneamente, emettendo carbonio e metano nell'atmosfera per circa 2 milioni di anni, ininterrottamente. Questa fu la causa principale dell'estinzione di circa il 96% della vita oceanica e del 70% dei vertebrati terrestri: è stato il più grande e drammatico evento diestinzione di massa nella storia della Terra di cui siamo a conoscenza. La Grande Estinzione del Permiano: Furono le piante ad essere avvelenate e a scomparire per prime, innescando una catena di eventi che avrebbe portato alla alla quasi completa estinzione degli erbivori e poi dei carnivori. | WIKIMEDIA PRIMA LA VEGETAZIONE. Secondo il nuovo studio, un elemento emesso in grande abbondanza in atmosfera durante i due milioni di anni di eruzioni, il nichel, potrebbe essere stato la causa dell'estinzione di piante australiane ben 400.000 anni prima che la maggior parte delle specie marine e delle specie terrestri scomparissero. Per Christopher Fielding (University of Nebraska-Lincoln), coordinatore della ricerca, si tratta in effetti di «un elemento del tutto nuovo, una grande novità: fino a oggi non si conosceva la sequenza delle estinzioni. Adesso invece è nota con notevole sicurez- za».
Molto più indietro nel tempo... LUCA, la prima vita sulla Terra, 4,5 miliardi di anni fa.| PETER SAWYER Come si è arrivati a questa "notevole sicurezza"? Gli scienziati hanno studiato il polline fossilizzato, la composizione chimica e l'età delle rocce e la stratificazione dei sedimenti lungo le scogliere sud-orientali dell'Australia. È proprio in quell'area che si è scoperta, sorprendentemente, una elevata concentra- zione di nichel nelle rocce derivate dal fango che costituiva una grande bacino in prossimità dell'odierna Sydney. "Sorprendentemente", affermano gli autori della ricerca, perché non vi sono fonti locali di quell'elemento. Uno dei ricercatori, Tracy Frank (University of Nebraska-Lincoln), ha dichiarato che i risultati portano a concludere che il nichel sia derivato dai vulcani in attività in Siberia.
Molto più lontano nello Spazio... Cercare tracce di vita su mondi lontani prendendo a modello la Terra dei nostri giorni potrebbe portare a conclusioni errate. È dalle grandi crisi della vita sulla Terra che arrivano i suggerimenti su come cercare la vita sui mondi lontani. | NASA Il vulcanismo avrebbe disperso il nichel in un aerosol che, in atmosfera, fu trasportato per migliaia di chilometri verso sud prima di d epositarsi e avvelenare gran parte della vita vegetale dell'Australia. A conferma di questa ipotesi vi è il fatto che anche in altre parti del pianeta si riscontrano concentrazioni elevate di nichel difficili da spiegare con la geologia locale presente e passata. A CASCATA. Se questa ipotesi dovesse essere confermata vorrebbe dire che quel nichel avrebbe innescato una serie di eventi a cascata: gli erbivori che si nutrivano delle piante ricoperte di nichel morirono avvelenati, poi per mancanza di cibo in seguito alla scomparsa delle piante, i carnivori vennero meno per la scarsità di erbivori, e infine l'acqua avrebbe portato il nichel in mare, rendendo inadatto alla vita. |
Post n°2324 pubblicato il 28 Agosto 2019 da blogtecaolivelli
Dalle Scienze
sito archeologico degli antichi Inca, in Perù - RIPRODUZIONE RISERVATA+CLICCA PER ANGKOR WAT - L'amore per l'archeologia invita a viaggi suggestivi e spesso avventurosi che permettono di scoprire luoghi ricchi di storia, di leggende e di antiche civiltà. Ecco dieci siti, molti dei quali tutelati dall'Unesco e inseriti in parchi o aree protette facilmente accessibili, da visitare almeno una volta nella vita. Angkor Wat, Cambogia - E' un antico e sacro sito archeologico, il più vasto del sudest asiatico, nascosto nella foresta pluviale della Cambogia, dove tra il 900 e il 1400 fiorì il potente impero Khmer. La capitale era Angkor, una città talmente ricca e potente che raggiunse, attorno al 1200 dopo Cristo, quasi un milione di abitanti, quando all'epoca Parigi e Londra ne contavano appena 100mila. In pochi secoli, però, la città venne abbandonata e dimenticata: oggi è un immenso parco di 400 chilometri quadrati che ospita rovine di fatiscenti templi di pietra, fortificazioni, opere idrauliche e strade, busti di ninfe e bassorilievi con scene di poemi classici indù; simbolo del sito è un tempio khmer di forma rettangolare, circondato da un fossato e con cinque torri al centro, fatto costruire da re Suryavarman, attualmente abitato da numerose colonie di scimmie. Immerso nella giungla a 20 minuti a nord di Siem Reap, il sito si visita liberamente o con dei tour guidati in bicicletta, in autobus, in elicottero o a dorso di elefante. Machu Picchu, Perù - A pochi chilometri da Cusco, l'antica capitale dell'impero Inca, Machu Picchu, che in lingua quechua significa "montagna vecchia", è la più imponente opera megalitica del Perù, costruita sul ciglio del fiume Urubamba e ritrovata nel 1911 da Hiram Bingham. L'archeologo stava cercando un El Dorado tra le cime della Cordigliera; trovò invece, immersa nella foresta tropicale, la più straordinaria testimonianza della civiltà Inca, fiorita tra il 1200 e il 1550 e cancellata poi dai conquistadores spagnoli. Spogliata e abbandonata, la città di Machu Picchu rimase intatta sotto cumuli di terra e sterpaglia, scampata come per miracolo alla furia devastatrice dei conquistatori, che si limitarono a usarla come cava di pietra per costruire palazzi e chiese. Il sito, che rappresenta il potere religioso e governativo dell'antico popolo precolombiano, è un magnifico santuario disegnato dalla natura e dagli architetti-sciamani al servizio di Pachacùtec, che nel 1400 progettarono in un luogo ricco di forza spirituale residenze, magazzini, laboratori e dormitori per le Vergini votate a Inti, il supremo dio Sole. Scalinate e canali di pietra sono presenti ovunque in tutto il sito archeologico, tutelato dall'Unesco dal 1983 e inserito nel 2007 tra le sette meraviglie del mondo; vi si accede in pullman, in automobile, con il treno Perú Rail e a piedi in tre o quattro giorni di cammino tra gli spettacolari villaggi incaici lungo l'Inca Trail. Per salvaguardare l'integrità del luogo, ospitato in un enorme parco archeologico con 34 siti collegati tra di loro e visitato da un esercito di curiosi e appassionati di storia e di new age, il ministero della Cultura peruviano ha deciso di l imitare il numero di entrate giornaliere. Quindi è bene organizzarsi e acquistare i biglietti in tempo, prima di partire, nel sito Luxor, Egitto - Sfingi piccole e allineate sono protagoniste del sito archeologico di Luxor, nell'Egitto meridionale: le classiche e riconoscibili sculture criocefale - leoni con la testa di capra - segnano l'ingresso al tempio, di cui oggi restano solo, ma perfettamente conservati, i colonnati, alcune sale e parte del santuario. Nei suoi cortili sono ancora visibili le grandi statue di Ramses II con bassorilievi, geroglifici e decorazioni egizie. Luxor sorge sull'antica Tebe, la capitale dei faraoni nel loro periodo d'oro, dal XVI all'XI secolo a.C.; oggi ospita, oltre al Tempio di Luxor, anche quello più grande di Amon, a Karnak, dedicato alla divinità della fertilità. Poco distanti, sulla riva ovest del Nilo, sorgono le sorprendenti tombe dei faraoni della Valle dei Re e delle Regine, con i sepolcri scavati nella pietra calcarea in cui venivano sepolti i re dell'antico Egitto e le loro consorti. Per maggiori informazioni: www.egypt.travel/it Delphi, Grecia - Sorge a due ore da Atene e conserva ancora l'atmosfera magica e misteriosa dell'antichità, quando nel santuario del celebre oracolo di Apollo la sacerdotessa Pizia dispensava consigli a Greci e a Romani, seduta su un tripode, dopo essere entrata in trance respirando il vapore che fuoriusciva da una fessura della terra. Secondo la tradizione Zeus indicò il luogo dove costruire il santuario nel centro del mondo, nel punto cioè in cui due aquile, fatte volare da lui, fossero atterrate insieme. Oggi sono ancora ben visibili il tempio dove si trovava l'oracolo, lo scenografico teatro, il tempio di Athena, lo stadio dove ogni 4 anni si svolgevano i giochi pitici in onore della sacerdotessa Pizia e i tesori donati da alcune città in onore di Apollo, oltre a numerosi resti di edifici sacri. Nel sito, collocato su un monte con la vista che spazia sulla suggestiva vallata, si percepiscono ancora la grandezza e la bellezza della civiltà greca e della sua storia, mentre i più allenati possono raggiungere il cosiddetto antro coricio sacro alle ninfe, dove sono state scoperte migliaia di offerte in bronzo e ceramica. Per visitare il sito, patrimonio dell'Unesco, e il ricco museo archeologico: www.visitgreece.gr. |
Post n°2323 pubblicato il 28 Agosto 2019 da blogtecaolivelli
Dalle Scienze. Pompei, Italia - E' il sito archeologico più famoso del nostro Paese: sorge in Campania all'interno di un Parco e conserva quasi intatta un'intera città romana, sommersa dall'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Seppellita e protetta per secoli sotto la lava, gli scavi archeologici hanno portato alla luce - e ancora lo continuano a fare - l'antica città romana con le domus decorate, le botteghe, i teatri, gli uffici pubblici, numerosi luoghi sacri, tra cui le necropoli, e le strade perfettamente lastricate. Durante gli scavi sono stati recuperati anche alcuni corpi mummificati degli antichi abitanti, rendendo ancor più affascinante la scoperta di Pompei. Il grande parco archeologico rappresenta, dunque, la miglior testimonianza artistica e culturale dell'antica storia romana e della vita quotidiana in una città dell'Impero. Per informazioni sul sito, le mostre, i tour guidati e gli orari per visitare gli scavi: Tikal, Guatemala - Nel dipartimento di Petén, in Guatemala, si trova la più estesa area archeologica del popolo Maya, affascinante civiltà precolombiana che ha lasciato in questa regione centro- americana importante testimonianze storiche e architettoniche. Le rovine archeologiche si trovano su una pianura a ridosso della foresta pluviale ricca di ceiba, l'albero sacro ai Maya, e di cedri tropicali. Nel sito archeologico si possono ammirare altari, grandi piramidi e i resti degli antichi templi che caratterizzavano la ricca città precolombiana, costruita rispettando un preciso codice simbolico sulle credenze cosmiche dei Maya. I templi, in particolare, sono simili a piramidi a gradoni con ampi corredi funerari all'interno , mentre i resti dell'acropoli mostrano che l'edificio non era destinato ai riti di culto ma a un uso residenziale. Oggi il sito archeologico fa parte del parco nazionale di Tikal, dichiarato dall'Unesco patrimonio mondiale dell'umanità, raggiungibile dalle città di Flores e Santa Elena, che sorgono a circa 30 chilometri di distanza dal sito archeologico. Per organizzare il viaggio: Petra, Giordania - I templi della leggendaria Petra, città scolpita nella roccia rossa, sorgono in un luogo spettacolare e affascinante che si raggiunge percorrendo un lungo canyon d'arenaria modellato dai venti. Petra è la suggestiva capitale della tribù dei Nabatei, costruita per controllare le rotte commerciali di incenso, mirra e spezie tra Oriente e Occidente; il loro regno, protetto dalle montagne, durò 500 anni, inespugnabile fino alla conquista dei Romani. Poi la città rimase nell'ombra per secoli, finché nel 1812 lo svizzero Johann Ludwig Burckhardt la riscoprì. Da allora è uno dei siti archeologici più visitati al mondo: a cavallo o a dorso d'asino fino all'imbocco del Siq, il canyon che accede alla città; poi si prosegue a piedi tra pareti alte fino a 200 metri, fino al "tesoro del faraone", il celebre monumento dalla facciata scolpita, e al maestoso monastero, tra templi e tombe. Simbolo di Petra è l'antica tomba di Aretas III, con figure della divinità e della mitologia, scavata nella roccia. Suggestiva è la visita al tramonto quando i monumenti archeologici si colorano di rosso e di sera con le fiaccole accese. Anche Petra, come Machu Picchu, è tutelata dall'Unesco e rientra tra le sette meraviglie del mondo. Informazioni: Masada, Israele - Situato su un colle che domina il deserto nella Giudea sudorientale, in prossimità del mar Morto, è uno splendido sito archeologico che ospita l'antica fortezza di Masada, assediata ed espugnata dai Romani nel 74 d.C. Grazie al clima arido gli edifici e le rampe di accesso, tra cui il sentiero del Serpente che conduce al sito, si sono conservati perfetta- mente fino a oggi; tra i resti che meritano per bellezza e fascino c'è lo scenografico e lussuoso palazzo di Erode. Patrimonio dell'Unesco, si trova a circa 100 chilometri a sud-est di Gerusalemme, in territorio israeliano. Per organizzare la visita: https://israel.travel/goisrael Afrasiab, Uzbekistan - E' il sito archeologico di quello che rimane della fiorente e antichissima capitale della Sogdiana, distrutta dall'avanzata mongola, lungo la celebre Via della Seta, nel percorso tra la Cina e l'Europa. Sorge vicino a Samarcanda, in Uzbekistan, la città leggendaria dei minareti blu e delle scuole superiori, le madrase, e ospita la necropoli di Shakhi-Zinda e numerosi mausolei, riccamente decorati con pitture ben conservate. Dell'antica città sono state individuate quattro cinte murarie che racchiudono il Palazzo reale, sede dei sovrani di Samarcanda. Non molto distante da Registan, la storica piazza di Samarcanda, si visita anche Gur-Emir, il mausoleo dagli splendidi mosaici che ospita la tomba di Tamerlano, condottiero turco- mongolo che divenne imperatore dell'Asia centrale. Efeso, Turchia - Spettacolare e imponente, il sito archeologico di Efeso è uno dei più imponenti e affascinanti d'Europa. Efeso era una delle più grandi città ioniche nell'Anatolia turca, tra le attuali Smirne e Aydin, e risale a circa 7000 anni fa. Fu un importante e ricco centro commerciale dopo Roma e Alessandria d'Egitto, e oggi tra le rovine spiccano i resti delle terme di Vario, di un teatro, di un acquedotto, del piccolo tempio di Adriano, della biblioteca di Tiberio Giulio Celso, di alcune agorà e di numerosi bagni pubblici. Del celebre monumento di Efeso, invece, è rimasta solo una singola colonna, così come resta pochissimo del tempio di Artemide, raso al suolo nel 401. Il momento migliore per visitare la vasta area archeologica, patrimonio mondiale dell'Unesco, è alle prime ore del giorno perché il sito è completamento esposto al sole; all'interno ci si sposta esclusivamente a piedi lungo percorsi consentiti. A Efeso si arriva da Smirne fino alla città di Selçuk e da qui a piedi per 4 chilometri - ma ci sono anche delle comode navette - fino al sito che ha due entrate, a valle e in collina. Per organizzare il viaggio: www.turchia.it. |
Post n°2322 pubblicato il 28 Agosto 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Le Scienze. 13 agosto 2019 Giganti e ben nascoste: ecco le galassie attive primordiali La schiera di radiotelescopi di ALMA (Image 2019 Kohno et al.) Osservate per la prima volta le galassie molto massicce e lontanissime in cui la produzione di stelle, solo uno o due miliardi di anni dopo il big bang, procede a ritmo serrato Hanno una massa di circa 40 miliardi di Soli e producono circa 200 stelle all'anno. Le galassie giganti e molto attive dell'universo primordiale erano rimaste finora nascoste dietro una fitta coltre di polveri, dove neanche l'occhio del telescopio spaziale Hubble poteva penetrare. a Terra combinati tra loro per scoprirne 39, e ricavare così una testimonianza unica dei primi due miliardi di anni di vita del cosmo dopo il big bang. E il risultato, descritto in un articolo pubblicato sulla rivista "Nature" da Kotaro Kohno dell'Università di Tokyo, in Giappone, e colleghi di una collaborazione internazionale, potrebbe portare a rivedere gli attuali modelli sulla formazione delle galassie e la storia dell'universo. primordiali dovevano essere lì da qualche parte, negli angoli più remoti del cielo osservabile. Per effetto dell'espansione dell'universo e del fatto che la luce ha una velocità limitata, gli oggetti che appaiono più lontani nello spazio sono quelli temporalmente più vicini al big bang. E la luce che emettono questi oggetti remoti e primordiali è quella che subisce un redshift - o spostamento verso il rosso, dovuto all'effetto Doppler - più intenso. con elevato redshift c'è una relativa abbondanza di galassie massicce ma inattive, quiescenti. In base ai modelli teorici, tuttavia, mancavano all'appello le loro progenitrici, dove la produzione di stelle procede a un ritmo serrato, avvolta nelle polveri interstellari. Ma per avere una conferma sperimentale occorreva superare un ostacolo tecnico. All'origine delle galassie ellittiche "La luce di queste galassie è molto debole e ha una lunghezza d'onda molto ampia, invisibile ai nostri occhi e impossibile da rilevare per Hubble", ha spiegato Kohno. "Per questo ci siamo rivolti ad ALMA, l'ideale per osservare questo tipo di oggetti". submillimeter Array (ALMA), è una schiera di 66 radiotelescopi situati nel deserto di Atacama, a 5000 metri di quota delle Ande cilene. Sensibile alle lunghezze d'onda submillimetriche, ha permesso di scrutare attraverso le polveri e di arrivare alla scoperta: 39 galassie distanti giganti e attive, che producono intensamente nuove stelle, in un'epoca compresa tra uno e due miliardi di anni dall'inizio dell'universo. I dati sono poi stati incrociati con quelli di un altro osservatorio cileno, il Very Large Telescope, fino a ottenere la conferma che si trattasse di oggetti mai osservati finora. di Kohno e colleghi, le galassie progenitrici forse sono troppe. In altri termini, le simulazioni al computer dell'universo primordiale indicano una quantità di galassie massicce troppo limitata per spiegare i dati di ALMA. Per risolvere la discrepanza bisognerà attendere un censimento più ampio e dettagliato di questi oggetti appena scoperti. (red) |
Post n°2321 pubblicato il 28 Agosto 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Le Scienze 09 agosto 2019 Comunicato stampa Fluidi quantistici di luce Fonte: Cnr-Nanotec fluidi quantistici di luce creati da due laser coerenti Ricercatori Cnr-Nanotec hanno dimostrato che è possibile realizzare una giunzione Josephson in superfluidi quantistici di polaritoni. Analogamente a ciò che avviene tra super- conduttori separati da un isolante, è stata osservata, per la prima volta in fluidi di luce interagente, una giunzione Josephson artificiale, dovuta alla differenza di fase fra due fluidi quantistici. Lo studio, è stato condotto in collaborazione con l'Istituto di fisica dell'Accademia polacca delle scienze ed è pubblicato su "Nature Photonics" Nell'ultimo decennio, lo sviluppo di nuovi materiali ha portato alla creazione di dispositivi in cui anche la luce si comporta come un fluido quantistico, in alcune delle più intriganti manifestazioni della fisica quantistica - superfluidità, superconduzione e condensa- zione di Bose-Einstein - su scala macroscopica, ovvero in sistemi con migliaia di particelle. In un articolo pubblicato su Nature Photonics, i ricercatori dell'Istituto di nano- tecnologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Nanotec) di Lecce, in collabora- zione con l'Istituto di fisica dell'Accademia polacca delle scienze, hanno dimostrato che è possibile realizzare una giunzione Josephson (JJ) in superfluidi quantistici di polaritoni. "Con questa complessa definizione tecnica, probabilmente poco comprensibile per i non addetti ai lavori, si esprime un fenomeno molto particolare che si può osservare al confine tra due fluidi quantistici di luce. In termini metaforici accade qualcosa di analogo a quanto avviene laddove l'oceano Pacifico e il mar glaciale Artico si incontrano: apparentemente non si mischiano, ed al bordo dei due fluidi classici si crea una barriera ben definita, dovuta alle differenti salinità, densità e temperatura delle acque", spiega Dario Ballarini, ricercatore Cnr-Nanotec e coordinatore del lavoro. "Noi abbiamo osservato per la prima volta in fluidi di luce interagente, similmente a ciò che avviene alla giunzione tra due materiali superconduttori separati da un sottile strato isolante, una vera e propria giunzione Josephson artificiale, dovuta invece alla dif- ferenza di fase dei due fluidi quantistici". La differenza di fase può essere paragonata a uno scalino, un dislivello tra i due fluidi. applicazioni, come ad esempio gli Squid, i dispositivi di interferenza quantistica a super- conduttore che permettono misure di campo magnetico con una precisione estremamente elevata. Ed è parte integrante, tra gli altri, degli scanner ultrasonori a risonanza magnetica (MRI) utilizzati in medicina. Nel recente lavoro pubblicato su Nature Photonics gli autori hanno trovato un modo per generare tale 'scalino' in un fluido quantistico polaritonico, un fluido di luce che 'vive' dentro un dispositivo a semiconduttore. "Per noi è stato sorprendente non solo osservare la formazione di una giunzione di Josephson artificialmente creata con raggi laser sul nostro fluido polaritonico, ma anche di veder nascere vortici quantistici (mulinelli con momento angolare quantizzato) ai bordi della giunzione", prosegue Ballarini, "Questi vortici, chiamati appunto di Josephson, sono infatti molto difficili da osservare sia nei superconduttori come nei fluidi quantistici standard (atomi freddi ed elio liquido), mentre per condensati di polaritoni, controllabili con la luce, è stato possibile generare specifici salti di velocità del fluido, come cascate, che hanno permesso di misurare questi particolari mulinelli quantistici". specifico, è limitata dal particolare tipo di semicondut- tore utilizzato, questo risultato può essere facilmente esteso a temperatura ambiente, utilizzando semiconduttori organici o ibridi, come abbiamo già fatto in passato per dimostrare ad esempio la superfluidità", commenta Daniele Sanvitto, ricercatore Cnr-Nanotec e coordinatore del progetto di ricerca. "Questa nuova tecnologia può contribuire sia nel campo della fisica fondamentale allo studio delle dinamiche di fluidi quantistici fuori dall'equilibrio, sia allo sviluppo di nuove applicazioni, dove è importante una elevata sensibilità nella misurazione, di imaging ad alta risoluzione o nel campo dell'elaborazione quantistica". |
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