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Messaggi del 29/08/2017
Post n°1411 pubblicato il 29 Agosto 2017 da blogtecaolivelli
fonte: Internet Le incredibili immagini di Giove pubblicate dalla NASA Le immagini sono state inviate dalla sonda Juno. Da luglio in orbita intorno a Giove, ha dato la possibilità di studiare nuovi dati Fonte: Pixabay Provengono dalla sonda Juno le nuove sorprendenti immagini di Giove. Addirittura è anche arrivata la registrazione del suo "canto", possibile per mezzo della misurazione della densità del plasma nella ionosfera. Gli scienziati, hanno così pubblicato tutti i nuovi dati oggetto di studio, sulla rivista "Science", così da poterli condividere con gli appassionati e gli studiosi del pianeta gassoso. Tra gli scienziati, c'è stato spazio anche per l'autocritica, in quanto i nuovi dati raccolti portano a ripensare completamente l'idea che si erano fatti in passato del pianeta. Tra le novità, le particolari condizioni meteorologiche legate a strabilianti cicloni e perturbazioni sconosciute. Ma secondo i più esperti, bisognerebbe iniziare a ripensare totalmente la struttura di Giove. Il complesso sistema meteorologico Tra gli scienziate vige una convinzione: le particolari condizioni meteorologiche sono dovute alla presenza di ammoniaca (NH3) intorno all'equatore, in altre zone invece è totalmente assente. "Era noto anche il 'picco di ammoniaca' all'equatore, ma i dati arrivati dal rilevatore di Juno sembrano indicare che la fascia si estende fino a 300 chilometri sotto le nubi. Questo significa che il 'motore' del tempo meteorologico di Giove si trova molto in profondità", ha affermato Leigh Fletcher dell'università di Leicester in Inghilterra. Cicloni e perturbazioni Le immagini hanno anche mostrato cicloni ai poli del pianeta e perturbazioni di dubbia origine. Secondo Glenn Orton, fisico al Jet Propulsion Laboratory di Pasadena "Sono probabilmente composti da ammoniaca e hanno dimensioni tali che potrebbero contenere l'intero nostro pianeta!". Tra gli altri fenomeni, da segnalare le fantastiche aurore: avvengono ai poli di Giove e gli elementi protagonisti di questo spettacolo sono il metano e una molecola composta da 3 atomi di idrogeno. La "nuova" struttura di Giove Secondo i dati raccolti si dovrebbe ripensare alla struttura totale del pianeta. Prima si credeva formata da uno strato sottile di idrogeno liquido sul qualepiove elio e, al di sotto, uno strato più spesso di idrogeno metallico. Per finire, un nucleo solido che inizia a circa 70.000 km di profondità sotto la superficie dell'atmosfera del pianeta. Le nuove osservazioni, ci indicano che forse il nucleo di Giove andrebbe pensato come un fluido sovrastato dallo strato di idrogeno metallico |
Post n°1410 pubblicato il 29 Agosto 2017 da blogtecaolivelli
Sulla rivista di divulgazione scientifica The Astronomical Journal è stata pubblicata la notizia di una scoperta molto importante Fonte: Pixabay Sulla rivista di divulgazione scientifica The Astronomical Journal è stata pubblicata la notizia di una scoperta molto importante. Alcuni scienziati, infatti, hanno individuato un esopianeta di Giove denominato KELT-16b. Il nome deriva dalla stella KELT-16. Infatti, questo gioviano ruota intorno a questa stella in maniera assai pericolosa. Per questa ragione è stato stabilito che a breve, in termini astrofisici, potrebbe porre fine alla sua stessa esistenza. La stella deve a sua volta il nome al Kilodegree Extremely Little Telescope, in breve KELT per l'appunto. Questo è lo strumento che ha permesso agli scienziati di osservare la stella e scoprire il piccolo e torrido pianeta KELT-16b. La temperatura del corpo celeste, infatti, è molto alta e ciò è causato dalla sua vicinanza a KELT-16. Lo studio su questo pianeta è stato effettuato dai ricercatori del Pennsylvania. Le caratteristiche fondamentali KELT-16b è un esopianeta. Con questo termine s'indica un corpo celeste appartenente ad un Sistema Solare diverso dal nostro. Altro termine per indicare un oggetto di tale natura è infatti pianeta extrasolare. KELT-16b ha un raggio ampio 1,4 volte quello di Giove ed una massa pari a 2,75 dello stesso pianeta di riferimento. Ha una temperatura molto elevata, pari a 2453K. Il pianeta è così vicino alla sua stella che completa il suo moto di rivoluzione in un solo giorno terrestre. Questa caratteristica comporta due conseguenze. In primis lo rende soggetto alla forza attrattiva di KELT-16 e tende ad avvicinarsi giorno per giorno. Inoltre, subisce costantemente un forte irraggiamento. Questo esopianeta, dunque, è tenuto d'occhio perché potrebbe rivelare tante cose sulla vita di un corpo celeste. Potrebbe dare delucidazioni su concetti di formazione e migrazione. Pianeti e scienza Da sempre l'uomo è affascinato dal cielo e da tutto ciò che confonde. La ricerca scientifica col tempo sta ottenendo risultati sempre più importanti. In molti credono che l'obiettivo principale sia la ricerca di vita ultraterrena. Questo ragionamento a priori è del tutto sbagliato. L'astrofisica si occupa di faccende che possono sembrarci lontane, ma che in fondo permettono di vivere al meglio su questo pianeta, sulla Terra. E nel corso degli anni di passi ne sono stati fatti. A volte però, quando doveroso, si è fatto anche qualche |
Post n°1409 pubblicato il 29 Agosto 2017 da blogtecaolivelli
Ecco Epsilon Eridani: il sistema planetario simile al nostro Epsilon Eridani è un nuovo sistema planetario scoperto dalla NASA molto simile al nostro Si chiama Epsilon Eridani il nuovo sistema scoperto dagli scienziati, molto simile al nostro. A scovarlo l'osservatorio a infrarossi "Sofia", che ha individuato intorno alla stella Epsilon Eridani un sistema planetario che assomiglia in modo impressionante a quello in cui viviamo noi. Una circostanza che affascina gli studiosi e che potrebbe consentire di azionare una sorta di macchina del tempo, per ricostruire il processo di formazione del sistema solare. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista The Astronomical Journal e ha svelato i segreti di questo sistema planetario che ha 800 milioni di anni. Qui sono avvenuti gli stessi processi evolutivi che hanno portato alla formazione del sistema solare, per questo gli scienziati considerano la scoperta particolarmente importante. Il gruppo di ricerca che ha studiato (e continua a studiare) Epsilon Eridani è coordinato dalla famosa astronoma Kate Su, docente dell'università dell'Arizona. Nel team c'è anche l'italiano Massimo Marengo dell'Università dell'Iowa. "Il suo sistema planetario - ha svelato Marengo parlando di Epsilon Eridani - sta attraversando gli stessi sconvolgimenti che hanno interessato il Sistema solare in gioventù, all'epoca in cui si formavano i crateri sulla luna, gli oceani di acqua comparivano sulla Terra insieme alle condizioni favorevoli allo sviluppo della vita". Gli studi sono iniziati nel 2015, quando il telescopio Sofia ha consentito di individuare le disposizioni dei vari detriti che formano il sistema planetario. "Ora possiamo affermare con sicurezza che la cintura interna e quella esterna sono separate, probabilmente dai pianeti - ha spiegato il ricercatore -. Ancora non li abbiamo identificati, ma sarei sorpreso se non ci fossero. Per osservarli avremo bisogno di strumenti di nuova generazione, come il telescopio spaziale James Webb della Nasa che sarà lanciato nell'ottobre del 2018″. In realtà Epsilon Eridani era stato individuato già nel 2008 grazie al Telescopio Spitzer della Nasa, ma solo di recente è stato possibile studiarlo grazie alle nuove strumentazioni. |
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