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Messaggi del 27/09/2017
Post n°1471 pubblicato il 27 Settembre 2017 da blogtecaolivelli
da Internet Tomba di una strega torna alla luce vicino a San Cerbone di Cecilia Cecchi
a Il teschio della strega, in bocca i chiodi ricurvi (foto Università dell'Aquila) Forgione sull'originario ingresso della chiesa del 1100 (a destra) PIOMBINO. Nella terra consacrata di San Cerbone nuovo riposa da secoli una strega. A pochi metri di distanza c'è un'altra signora un po' particolare, una meretrice. Tante le storie che racconta l'indagine archeologica della cappella di San Cerbone nuovo, a Baratti. Qui al lavoro anche in questi giorni sull'archeologia funeraria di un insediamento medievale - prima del tutto sconosciuto - archeologi e antropologi dell'Università dell'Aquila, cercano di battere sul tempo l'erosione del mare che rischia di farci smarrire le nostre radici (oltre a portare via la cappellina). Lo studio è condotto dal 2006 da Fabio Redi, cattedra di archeologia medievale dell'università dell'Aquila, in collaborazione con Andrea Camilli della Soprintendenza e col finanziamento delle Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno più il contributo dell'Associazione culturale Amici di Populonia. «Le inumazioni risalgono tutte e due al periodo che va dalla fine del 1200 ad inizio del 1300 - spiega l'archeologo Alfonso Forgione, sullo scavo - La "strega" è stata trovata a ridosso della sezione limite dell'area, ma il cimitero in origine andava bel al di là della strada. La donna di età tra i 20 e i 30 anni era in una fossa rettangolare, senza sarcofago. Seppellita con 7 chiodi ricurvi in bocca, inseriti dopo la morte, e attorno allo scheletro circa 13 chiodi infissi nel terreno, molto probabilmente utilizzati per inchiodare le vesti». Da qui il termine "strega"? «"Strega" sì o no - risponde Forgione - Non è ancora ben chiaro come venivano seppellite all'epoca. Però avere chiodi in bocca e attorno, pur senza cassa di legno... ne fa una sepoltura anomala. Possiamo ipotizzare un rito non beneagurante. Al contrario delle monete che servivano per il trapasso, utilizzate ancora oggi per Caronte come reminiscenza di culti pagani. Ecco, per lei si può parlare dei revenant, in francesismo arcaico, quelli che tornano, cosa che andava impedita. Pur senza certezze - sottolinea - si tratta di un rito, una sorta di esorcismo, una malediazione un tentativo nato dalla volontà di impedire alla donna di pronunciare sortilegi e di tornare in vita». Poi la "escort" medievale. «Sepolta a terra - prosegue Forgione - insieme a un sacchetto di pelle con, all'interno, 17-18 dadi in osso: sappiamo solo che questo tipo di gioco era vietato alle donne. Ed anche in questo caso il significato è preciso, un segno di condanna». Comunque le due donne, pur "diverse", dovevano far parte di famiglie influenti, magari artigiani o pescatori, ma comunque di peso nella comunità tanto da riuscire a portarle così vicine alla chiesa medievale a cui era affidata - allora come oggi - la massima cura delle anime. |
Post n°1470 pubblicato il 27 Settembre 2017 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet Questa città di fango è stata la prima Manhattan del deserto L'antica città fortificata di Shibam, nello Yemen, è la metropoli più antica del mondo ad avere avuto dei grattacieli Nel cuore del Wadi Hadramaut, nello Yemen, si trovano i primi grattacieli della storia. Edifici altissimi fatti con il fango che spiccano nel bel mezzo del deserto. Ci troviamo a Shibam, un'antica città fortificata che risale al XVII secolo, ma abitata da oltre 2.000 anni. È detta anche la Manhattan del deserto. Un tempo era una delle soste lungo le vie carovaniere dell'incenso e delle spezie che attraversavano la pianura arabica. Appollaiata su uno sperone di roccia e circondata da canyon scavati dai corsi dei fiumi, la sua posizione soprelevata l'ha risparmiata nei secoli dalle inondazioni. La città fu costruita su una piattaforma rettangolare, protetta da mura difensive che riuscirono a salvare gli abitanti dalle invasioni e dagli attacchi delle tribù rivali e dai beduini. Gli edifici fatti con il fango sono all'incirca 500, una vera foresta, e sono alti fino a nove piani. Dei veri e propri grattacieli per l'epoca. Fango e acqua venivano modellati per formare mattoni che venivano fatti asciugare al sole per giorni. Il piano terra degli edifici era sprovvisto di finestre. Veniva usato per conservare le merci. I piani superiori erano quelli abitativi ed erano dotati di aperture. Solitamente ogni piano aveva una sola grande stanza. Alcuni ponti collegavano gli edifici tra loro e servivano per le eventuali fughe. Queste alte strutture erano spesso colpite da venti, piogge e dall'erosione. L'ultima calamità risale al 2008, quando un ciclone tropicale colpì Shibam, danneggiando numerosi palazzi. Nel 1982, Shibam venne aggiunta alla lista dei Patrimoni mondiali dell'umanità dell'Unesco. Oggi uno dei più antichi e migliori esempi al mondo di struttura urbana basata sul principio della verticalità. Possiede alcuni degli edifici di fango più alti della Terra, tanto che alcuni raggiungono persino i 30 metri. |
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