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Messaggi del 05/01/2018
Post n°1535 pubblicato il 05 Gennaio 2018 da blogtecaolivelli
FONTE:INTERNET All'origine della vita non vi sarebbe l'attività del solo RNA, come sostiene la cosiddetta teoria del "mondo a RNA", ma l'azione sinergica di RNA e di alcuni piccoli peptidi, corte catene di amminoacidi dotati di capacità enzimatica, ossia di facilitare le reazioni biochimiche. La tesi è di Charles W. Carter Jr. e Peter R. Wills, rispettivamente dell'Università di Aukland, in Nuova Zelanda, e dell'Università del North Carolina a Chapell Hill, negli Stati Uniti, che la illustrano in due articoli pubblicati su "BioSystems" e su "Molecular Biology and Evolution". E' noto fin dal 1952, grazie al famoso esperimento di Miller-Urey, che alcuni degli elementi costitutivi più importanti della vita, gli amminoacidi e gli acidi nucleici, possono assemblarsi spontaneamente a partire da elementi chimici presenti nel "brodo primordiale" che si trovava sulla Terra ai suoi albori. L'RNA - che può prendere la forma di filamenti di acidi nucleici di varia lunghezza - è in grado di immagazzinare le informazioni, come il DNA, ma a differenza di questo, è in grado di compiere una propria attività biologica. (Per esempio nelle cellule l'RNA messaggero trasporta le informazioni dal DNA ai ribosomi che producono le proteine, l'RNA ribsomiale consente ai ribosomi di Leggere quelle informazioni, e via dicendo.) Poiché queste attività si realizzano attraverso diverse reazioni biochimiche, alcuni ricercatori hanno ipotizzato che sia stato proprio l'RNA a innescare le reazioni da cui è sorta la vita. Una nuova teoria sull'origine della vita ha avuto molto successo, soprattutto dopo che è stato dimostrato, grazie a un RNA costruito artificialmente, che è in grado di autoreplicarsi. Ma c'è un problema, segnalato già molti anni fa proprio da Carter: l'efficienza dell'attività catalitica dell'RNA è troppo bassa per permettere l'emergere della vita innescando una produzione adeguata delle complesse catene di proteine. Per questo Carter aveva avanzato l'ipotesi alternativa di un mondo a peptidi-RNA. Diversi peptidi hanno infatti una capacità di stimolare varie reazioni biochimiche con un'efficienza molto superiore a quella dell'RNA. Insieme, peptidi e RNA possono fare ciò che l'RNA da solo è estremamente improbabile che faccia: dare origine a proteine. Nei due nuovi lavori, i ricercatori hanno ora identificato una classe di peptidi che mostra in modo spiccato le caratteristiche enzimatiche: si tratta dei peptidi chiamati aaRSs (o aminoacil-tRNA sintetasi), una ventina di piccoli enzimi che si trovano tuttora negli organismi viventi, dove hanno un ruolo centrale nella conversione dei geni in proteine. Le simulazioni statistiche degli autori hanno mostrato che la probabilità che un mondo a peptidi-RNA produca una serie di proteine via via più complesse è estremamente più alta di quelle che ciò accada in un mondo a solo RNA "Questi peptidi e gli acidi nucleici che li codificano avrebbero potuto assistersi reciprocamente nell'auto- organizzazione molecolare, nonostante le continue rotture casuali che affliggono tutti i processi molecolari", ha detto Carter. "Crediamo che questo sia ciò che ha dato origine a un mondo a peptidi-RNA all''inizio della storia della Terra." |
Post n°1534 pubblicato il 05 Gennaio 2018 da blogtecaolivelli
Fonte: internet Un team di ricerca internazionale che coinvolge l'Ispaam-Cnr spiega in uno lavoro pubblicato su "Nature Communications" e finanziato da Airc perché le cellule tumorali resistono ai farmaci chemioterapici in alcune patologie oncologiche, aprendo prospettive per lo studio e la messa a punto di nuove cure che rendano le cellule malate più sensibili a chemio e radio medicinaRoma, 23 ottobre 2017 - Uno studio pubblicato sulla rivista "Nature Communications" cui ha partecipato l'Istituto per il sistema produzione animale in ambiente mediterraneo del Consiglio nazionale delle ricerche (Ispaam-Cnr) di Napoli getta nuova luce su alcuni meccanismi molecolari responsabili della resistenza delle cellule tumorali alla chemio e radioterapia. e proteomica abbiamo individuato un nuovo meccanismo funzionale della proteina Ape1, un enzima di riparazione del danno al Dna che contribuisce al processo di instabilità genetica associata a diversi tumori, come quelli che colpiscono seno, ovaie e il cervello (glioblastoma), scoprendo un nuovo ruolo nel processo di tumorigenesi", spiega Andrea Scaloni, direttore dell'Ispaam-Cnr dove, grazie alle strumentazioni presenti, sono stati svolti gli studi di proteomica del lavoro. "Abbiamo capito che la proteina Ape1 è in grado di regolare il processamento dei microRna, piccole molecole dell'acido ribonucleico (Rna), contribuendo alla regolazione dell'espressione di geni coinvolti nei fenomeni di chemioresistenza. Inoltre abbiamo evidenziato come questa proteina, interagendo con molte altre, giochi un ruolo importante nello sviluppo del cancro". Le analisi svolte su diverse linee cellulari tumorali hanno supportato la scoperta, aprendo nuovi scenari terapeutici. "I risultati di questa ricerca saranno fondamentali per lo studio e la messa a punto di farmaci innovativi, capaci di interferire con questo meccanismo di resistenza e di rendere le cellule malate maggiormente sensibili al trattamento con gli agenti terapeutici comunemente utilizzati, come i chemio e i radio-terapici, aumentandone così l'efficacia e la specificità", conclude il direttore dell'Ispaam-Cnr. sul cancro (Airc), è stato coordinato da Gianluca Tell dell'Università di Udine, in collaborazione con l'Istituto di genomica applicata di Udine, il Laboratorio nazionale Cib di Trieste, il Centro di biologia integrata dell'Università di Trento, il National Institute of Health di Bethesda (Usa) e il Cancer Center of Daping Hospital di Chongqing (Cina). |
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