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Messaggi del 12/03/2020
Post n°2557 pubblicato il 12 Marzo 2020 da blogtecaolivelli
Islanda: si solleva il terreno nella penisola Reykjanes ASTRONOMIA Angelo Petrone 17:28 27 Gennaio 2020 Il fenomeno potrebbe annunciare l'arrivo di nuovi terremoti o un'eruzione. Il commissario nazionale della polizia islandese, in associazione con il commissario del distretto di Sudurnes in Islanda, ha dichiarato una fase di allerta nella zona sud-occidentale della penisola di Reykjanes, dove è stato osservato un insolito solleva- mento del terreno. Il sospetto è che all'origine del lift landing ci sia l'entrata di magma nella corteccia. Il fenomeno è stato accompagnato da un forte sciame sismica. Il sollevamento del terreno stato rilevato dal 21 gennaio a ovest del monte Thorbjorn sulla penisola di Reykjanes, all'interno dei confini delle placche e all'interno del sistema vulcanico Svartsengi. L'ultima eruzione conosciuta dell'area si ebbe tra il 1220 e il 1240, con un'eruzione che produsse una serie spaventosa di incendi. Islanda: si solleva il terreno nella penisola Reykjanes Le autorità e la protezione civile stanno coordinando e monitorando da vicino la situazione. L'incontro della comunità si terrà nel comune di Grindavík domani, lunedì 27 gennaio alle 16:00 ora locale, presso il centro sportivo locale. Durante l'incontro, le autorità e gli scienziati della protezione civile forniranno un aggiornamento della situazione. Attraverso i dati della misurazione InSAR (InSAR: analisi interferometrica di immagini radar ad apertura sintetica), gli studiosi spiegheranno come, tra il 18 e il 24 gennaio, il terreno della zona si sia sollevato di circa 15 millimetri. Gli scenari, ora, sono diversi. Se il sollevamento è dovuto all'accumulo di magma, l'accumulo potrebbe cessare senza produrre attività o provocare un'intrusione nella crosta terrestre e un terremoto molto potente, fino ad una magnitudo di 6.0. |
Post n°2556 pubblicato il 12 Marzo 2020 da blogtecaolivelli
Pompei, un'iscrizione modifica la data dell'eruzione del Vesuvio ATTUALITÀ Daniele R. 7:10 17 Ottobre 2018 Un iscrizione che cambia completamente la storia di Pompei. Poche parole, ma cariche di valore quelle venute alla luce nel corso degli scavi effettuati nella Regio V di Pompei e che, di fatto, ne sposterebbero di alcuni mesi la fine. L'iscrizione, presentata in occasione della visita del ministro Bonisoli, è stata rinvenuta in un ambiente della casa nel quale era in corso un'operazione di ristrutturazione, a differenza delle altre stanze che erano già state rinnovate, indice del fatto che nell'anno dell'eruzione in quel locale ci dovevano essere dei lavori: realizzata a carboncino, andrebbe a supportare la tesi legata al fatto che la spaventosa eruzione che mise fine alla città di Pompei nel 79 dC possa essersi verificata nel mese di ottobre, e non ad agosto. "E' un pezzo straordinario di Pompei datare finalmente in maniera sicura l'eruzione. Già nell'800 un calco di un ramo che fa bacche in autunno aveva fatto riflettere, oltre al rinvenimento di melograni e dei bracieri" ha sottolineato il direttore generale Massimo Osanna sottolineando che potrebbe trattarsi della "frase scherzosa di un operaio buontempone" che l'avrebbe scritta " sul muro della stanza in ristrutturazione". Grazie agli interventi di manutenzione e sicurezza dei fonti di scavo, parte del Grande Progetto Pompei, sono venute alla luce due dimore di pregio caratterizzate da stupende decorazioni e dall'iscrizione che risalirebbe ad una settimana prima della grande catastrofe avvenuta, come si ipotizza, il 24 ottobre. La scritta si trova in una stanza nella quale alcuni ambienti mostrano pareti che vennero solo intonacato e altre zone sono invece prive di pavimento, a riprova del fatto che, quando il Vesuvio eruttò, i lavori non erano stati ancora terminati. |
Post n°2555 pubblicato il 12 Marzo 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet Vulcano in eruzione sul satellite Io, la foto di Juno ASTRONOMIA Angelo Petrone 10:33 3 Gennaio 2019 Un vulcano in primo piano sul satellite di Giove Io . La foto della Juno Cam E' un'immagine destinata a restare nella storia quella realizzata dalla sonda Junoche ha catturato un pennacchio vulcanico su Io, la luna di Giove. Lo scatto è il frutto di oltre un'ora di osservazione, durante le quale la JunoCam, l'unità di riferimento stellare (SRU), il Jovian Infrared Auroral Mapper (JIRAM) e lo Ultraviolet Imaging Spectrograph (UVS) hanno scrutato a fondo il satellite di Giovecercando di registrare eventuali tracce dell'intensa attività vulcanica. Sono tre le immagini acquisite dalla JunoCam, come riportato dal sito Global Science, tutte realizzate ad una distanza di 300mila chilometri, durante un'eclissi ed oltre il terminatore, l'area crepuscolare dove inizia il buio e termina la luce. sul Vulcano in eruzione sul satellite Io, la foto di Juno Juno è una delle sonde della Nasa in viaggio nel nostro Sistema Solare. Partita dalla Terra il 5 luglio del 2016, la sonda ha l'obbiettivo di analizzare da vicino Giovee il sistema di satelliti che lo circonda. Io è la luna più interna dei satelliti medicei, le lune più grandi del gigante gassoso e visibili anche dalla Terra con particolari strumenti. Si tratta del corpo celeste più attivo geologicamente del Sistema Solare, grazie all'attrazione gravitazionale del gigante gassoso che provoca un forte attrito interno che innalza alte montagne e pennacchi di zolfo e ossido di zolfo. |
Post n°2554 pubblicato il 12 Marzo 2020 da blogtecaolivelli
Antartide: forme di vita sconosciuta nelle profondità di un vulcano AMBIENTE Angelo Petrone 20:27 14 Settembre 2017 Una misteriosa vita sotterranea si nasconde nella profondità dell'Antartico. A rilevarlo è una ricerca dell'Università Nazionale Australiana. Secondo gli esperti alcune grotte prodotte dall'attività vulcanica potrebbero pullulare di animali e piante, alcune a noi del tutto sconosciute. Lo studio si è concentrato sulla zona del monte Erebus, un vulcano ancora attivo scoprendo una serie incredibile di cunicoli e grotte. Si tratta di ambienti scavati dal caldo del vulcano ed illuminati dalla luce del sole che filtra attraverso i ghiacci; insomma una serie di caratteristiche che avrebbero stimolato la nascita di forma di vita. A confermare la tesi degli esperti sono i campioni prelevati dalla cavità sotterranee che hanno permesso di scoprire tracce di Dna di alghe e muschi ed altri minuscoli animali. Anche se la maggior parte delle sequenze studiate appartengono ad esseri già osservati sulla Terra, alcune di esse appaiono ancora misteriose e di difficile identificazione. Insomma, i risultati della ricerca hanno fatto ipotizzare la presenza di specie animali e di una flora del tutto sconosciuta. |
Post n°2553 pubblicato il 12 Marzo 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet Islanda: il vulcano Thorbjorn torna a far paura ASTRONOMIA Angelo Petrone 18:32 29 Gennaio 2020 L'ultima eruzione del vulcano islandese risale a 800 anni fa. Continua l'allerta delle autorità islandesi per la serie di terremoti registrati negli ultimi giorni nella penisola di Reykjanes, a sud della cosiddetta Laguna Blu. Ma non sono solo i terremoti ad allarmare la popolazione e gli esperti. Nella zona, dove si trova il vulcano Thorbjorn, il terreno ha subito una deformazione; un sollevamento continuo di circa 4 millimetri al giorno. Il fenomeno è stato registrato a partire da martedì 21 gennaio ed è in continuo aumento. L'ultima eruzione conosciuta nella penisola di Reykjanes risale a quasi 800 anni fa. Islanda: il vulcano Thorbjorn torna a far paura Secondo i registri ufficiali, i terremoti di maggiore intensità si sono verificatimercoledì 22 gennaio, con una magnitudo di 3,7 e 3,6 gradi. Si tratta di sciami sismici non estranei all'area, ma che preoccupano perché contemporanei all'innalzamento del terreno. Secondo gli esperti, la deformazione del Monte Thorbjorn potrebbe essere dovuta all'accumulo di magma a pochi chilometri di profondità, un volume stimato di un milione di metri cubi. In tal caso, la prospettiva futura potrebbe essere quella di una cessazione dell'accumulo,con un'interruzione del fenomeno, ma è anche possibile un'eruzione e un aumento dell'attività sismica con terremoti fino a sei gradi. Ma non è detto che la deformazione sia originata dall'accumulo del magma. Non è da escludere, infatti, l'attività tettonica; una prospettiva meno preoccupante, ma che potrebbe portare a terremoti di maggiore intensità. "E 'il troppo presto per cercare di distinguere lo scenario più plausibile - ha spiegato il docente di geofisica Pall Einarsson. Ma intanto la Protezione Civile si prepara al peggio. "Dobbiamo essere pronti agli scenari peggiori - spiega il capo del Diparti- mento della Protezione Civile e Gestione delle Emergenze Rognvaldur Olafsson - quindi stiamo pianificando un'evacuazione in caso di eruzione, ance se lo scenario più probabile è l'interruzione graduale del fenomeno". |
Post n°2552 pubblicato il 12 Marzo 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet Islanda: il vulcano Thorbjorn torna a far paura ASTRONOMIA Angelo Petrone 18:32 29 Gennaio 2020 L'ultima eruzione del vulcano islandese risale a 800 anni fa. Continua l'allerta delle autorità islandesi per la serie di terremoti registrati negli ultimi giorni nella penisola di Reykjanes, a sud della cosiddetta Laguna Blu. Ma non sono solo i terremoti ad allarmare la popolazione e gli esperti. Nella zona, dove si trova il vulcano Thorbjorn, il terreno ha subito una deformazione; un sollevamento continuo di circa 4 millimetri al giorno. Il fenomeno è stato registrato a partire da martedì 21 gennaio ed è in continuo aumento. L'ultima eruzione conosciuta nella penisola di Reykjanes risale a quasi 800 anni fa. Islanda: il vulcano Thorbjorn torna a far paura Secondo i registri ufficiali, i terremoti di maggiore intensità si sono verificatimercoledì 22 gennaio, con una magnitudo di 3,7 e 3,6 gradi. Si tratta di sciami sismici non estranei all'area, ma che preoccupano perché contemporanei all'innalzamento del terreno. Secondo gli esperti, la deformazione del Monte Thorbjorn potrebbe es- sere dovuta all'accumulo di magma a pochi chilometri di profondità, un volume stimato di un milione di metri cubi. In tal caso, la prospettiva futura potrebbe essere quella di una cessazione dell'accumulo,con un'interruzione del fenomeno, ma è anche possibile un'eruzione e un aumento dell'attività sismica con terremoti fino a sei gradi. Ma non è detto che la deformazione sia originata dall'accumulo del magma. Non è da escludere, infatti, l'attività tettonica; una prospettiva meno preoccupante, ma che potrebbe portare a terremoti di maggiore intensità. "E 'il troppo presto per cercare di distinguere lo scenario più plausibile - ha spiegato il docente di geofisica Pall Einarsson. Ma intanto la Protezione Civile si prepara al peggio. "Dobbiamo essere pronti agli scenari peggiori - spiega il capo del Diparti- mento della Protezione Civile e Gestione delle Emergenze Rognvaldur Olafsson - quindi stiamo pianificando un'evacuazione in caso di eruzione, ance se lo scenario più probabile è l'interruzione graduale del fenomeno". |
Post n°2551 pubblicato il 12 Marzo 2020 da blogtecaolivelli
Uccello di 46mila anni fa in perfette condizioni. La scoperta in Siberia AMBIENTE Angelo Petrone 17:33 26 Febbraio 2020 Le straordinarie condizioni dell'uccello hanno stupito gli esperti. Due ricercatori russi hanno scoperto, in Siberia, il corpo di un uccello risalente a 46.000 anni fa, in condizioni praticamente perfette, grazie dalla conservazione esercitata dal ghiaccio. L'uccello ricorda, per caratteristiche, le allodole di oggi, rappresentando probabilmente un antico antenato dei passeriformi che oggi popolano il nostro pianeta. "L'uccello - dichiara Love Dalén, professore di genetica evolutiva presso il Centro Paleogenetico di Stoccolma - è in perfette condizioni". La scoperta è straordinaria perché "i piccoli animali, di solito, si disintegrano molto rapidamente dopo la morte, a causa dell'azione dei parassiti e dell'attività microbica". Quando i due cercatori Boris Berezhnov e Spartak Jabrov hanno scoperto l'uccello nel settembre 2018, non ne erano a conoscenza dell'età e delle specie a cui apparteneva. Attraverso un paio di piume analizzate al radiocarbonio, gli esperti sono riusciti a rilevare la sequenza del DNA e l'età. Uccello di 46mila anni fa in perfette condizioni. La scoperta in Siberia
"L'uccello congelato appena scoperto - spiega Dalén - è l'unico corpo di uccello quasi intatto dell'ultima era glaciale documentata". La datazione al radiocarbonio ha rivelato come l'uccello vivesse contemporaneamente agli altri animali dell'era glaciale, come i mammut, i cavalli, i rinoceronti lanosi, i bisonti e le linci. La scoperta fa luce sulla trasformazione della cosiddetta steppa dei mammut, il bioma più grande presente, al momento, sulla Terra. Quando l'uccello era vivo, il nostro pianeta era un misto di steppa e tundra, del tutto priva di alberi. |
Post n°2550 pubblicato il 12 Marzo 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet Tutte le News dal Mondo Scientifico Divulgazione libera La Terra ha una 'nuova' Luna. L'annuncio ASTRONOMIA Angelo Petrone 18:29 27 Febbraio 2020 2020 CD3 è il nuovo satellite della Terra. Gli astronomi hanno scoperto che il nostro pianeta è accompagnato, nella sua orbita intorno al Sole, da un piccolo satellite, una mini-luna attratta dalla gravità terrestre tre anni fa. Insomma un nuovo satellite naturale, oltre alla Luna, anche se temporaneo. Avvistato per la prima volta il 15 febbraio dagli astronomi americani Theodore Pruyne e Kacper Wierzchos dell'Università dell'Arizona, grazie ad un telescopio di 1,52 metri, l'oggetto ha dimensioni molto ridotte. La Terra ha una 'nuova' Luna. L'annuncio "La Terra - annunciano gli esperti - ha un nuovo satellite conosciuto con il nome di 2020 CD3. Abbiamo individuato il piccolo corpo celeste nella notte del 15 febbraio insieme al mio compagno di squadra Teddy Pruyne. L'oggetto ha una magnitudo di 20". La scoperta è stata annunciata da Wierzchos in persona in un post su Twitter nel quale ha aggiunto come la traiettoria dell'oggetto "suggerisce come sia entrato nell'orbita terrestre circa tre anni fa". Il 25 febbraio, il Center for Minor Planets ha pubblicato la conferma della scoperta dell'oggetto, che è larga da uno a sei metri ed è stata designata come CD3 2020. Noto anche con la sua designazione scientifica C26 FED2 è un piccolo asteroide e secondo satellite temporaneo della Terra scoperto "in situ", dopo 2006 RH 120, individuato nel 2006. In base alla sua orbita preliminare, il CD 3 2020 potrebbe essere stato catturato dalla Terra intorno al 2017-2018 e dovrebbe rimanere nell'orbita terrestre fino ad aprile 2020. |
Post n°2549 pubblicato il 12 Marzo 2020 da blogtecaolivelli
Nuovo dinosauro abelisauride vissuto 90 milioni di anni fa classificato da resti trovati in Argentina 14 Febbraio 2020 Paleontologia, Top news È stato classificato un nuovo dinosauro da resti ritrovati in Argentina riguardanti un esemplare vissuto circa 90 milioni di anni fa. dinosauri che vissero durante il cretaceo, questo nuovo dinosauro è stato denominato dai paleontologi Tralkasaurus cuyi secondo quanto riferisce un comunicato dell'Università Nazionale di La Matanza. Il primo termine significa "rettile tuono" nella lingua mapuche, una lingua indigena diffusa in Patagonia. Il secondo termine si riferisce invece al luogo in cui sono stati trovati i resti fossili, la municipalità di El Cuy. I resti, costituiti da fossili del cranio, dei denti, delle costole e di una parte dell'anca e della coda, sono stati trovati nella forma- zione di Huincul, Patagonia settentrionale, Argentina, una regione che già in passato ha visto il ritrovamento di resti diversi di teropodi tra cui altri membri della famiglia degli abelisauridi appartenenti ai generi Ilokelesia eSkorpiovenator. Il Tralkasaurus cuyi è vissuto nel cretaceo, nei periodi del cenomaniano e del turoniano (tra 100 e 90 milioni di anni fa) per la precisione. Secondo i ricercatori poteva nutrirsi anche di altri piccoli dinosauri, tra cui gli iguanodonti i cui resti sono stati ritrovati poco lontani da quelli del Tralkasaurus. Gli esemplari adulti di questo dinosauro carnivoro bipede dal collo corto avevano dimensioni più piccole rispetto ai grandi abelisauridi come l'Abelisauruse Carnotaurus ma poteva raggiungere comunque una rispettabile lunghezza di 14 metri. Quello degli abelisauridi, comunque, è un gruppo molto diversificato a livello anatomico tanto che in esso sono presenti specie che misuravano anche solo sette metri. |
Post n°2548 pubblicato il 12 Marzo 2020 da blogtecaolivelli
Fonte. articolo riportato dall'Internet Dio sconosciuto rinvenuto in Turchia: l'incredibile scoperta archeologica ATTUALITÀ Angelo Petrone 6:40 19 Aprile 2016 Un rilievo di un metro e mezzo scolpito sul basalto raffigurante un dio fino ad ora sconosciuto, sta facendo interrogare gli archeologi di tutto il mondo da due anni. Si tratta di una figura maschile con una folta barba che emerge da un calice, contornato da foglie ed accompagnato da simboli che rimandano al mondo astrale. Una serie di elementi misteriosi ed inediti per l'epoca romana. Il ritrovamento è avvenuto nella regione di Gaziantep, all'estremo sud dell'Anatolia ed a pochi chilometri dalla Siria in un tempio dedicato a Giove Dolicheno: una struttura di oltre duemila anni sulla quale è stato costruito successivamente un monastero cristiano circondato da mura dell'Età del ferro. archeologica Fonte: University of Muenster Proprio a questa antichissima epoca potrebbe risalire il culto del dio sconosciuto. E' la posizione delle braccia e le caratteristiche della barba a rimandare ad un lontanissimo passato. Una misteriosa devozione che avrebbe resistito un secoli, fino all'arrivo dei Romani. Si tratta di una testimonianza preziosissima sulla religione delle popolazioni orientali, centinaia di anni prima di Cristo. Secondo una datazione comunemente accettata l'Età del ferro ha avuto inizio verso la fine del secondo millennio per terminare con l'avvento dell'Ellenismo nel 323 a.C. |
Post n°2547 pubblicato il 12 Marzo 2020 da blogtecaolivelli
Gigantesca tartaruga vissuta 12 milioni di anni fa analizzata da paleontologi 12 Febbraio 2020 Paleontologia, Top newsRappresentazione artistica della gigantesca tartaruga Stupendemys geographicus (credito: Jaime Chirinos) Nuovi fossili rinvenuti in Venezuela e in Colombia hanno permesso ad un team di ricercatori di analizzare con maggior dettaglio la Stupendemys geographicus, una delle più grandi e bizzarre tartarughe mai esistite, vissuta più di 12 milioni di anni fa nelle paludi e nei fiumi delle Americhe. coriacea, una tartaruga oggi esistente e considerata la più grande tra quelle viventi. I ricercatori credono che il parente più stretto ancora oggi vivente sia la Peltocephalus dumerilianus, una tartaruga del Rio delle Amazzoni che però è almeno 100 volte più piccola. Con un insolito corno sulla parte anteriore dei loro gusci, i maschi di queste tartarughe ingaggiavano violente battaglie con altri esemplar i della propria specie probabilmente Con l'obiettivo di rigirare il nemico sulla schiena e renderlo dunque impossibilitato a muoversi, il tutto per garantirsi il territorio, così come avviene per alcune specie di tartarughe moderne anche se gli stessi ricercatori mettono le mani avanti e credono che questa bizzarra tartaruga possa essere caratterizzato da comportamenti del tutto diversi rispetto agli esemplari odierni. E doveva trattarsi di battaglie epiche visto che questi animali erano pesanti quanto un ippopotamo e lunghi anche più di 2,4 metri tanto che, secondo i ricercatori, erano capaci di respingere anche i coccodrilli. Anche se avevano forti e grande mascelle, secondo gli stessi ricercatori non erano feroci predatori tanto che sia accontentavano di piccoli animali marini, soprattutto molluschi, i cui gusci venivano letteral- mente macinati dalle loro potenti mascelle. Il genere Stupendemys fu descritto per la prima volta nel 1976 a seguito del ritrovamento di pochi e limitati fossili. Tuttavia negli ultimi anni il ricercatore e paleontologo Edwin Cadena dell'Università Del Rosario ha potuto mettere le mani su altri succulenti e più ricchi fossili di questa specie rinvenuti nel nord del Venezuela e nel deserto di Tatacoa, Colombia. Tra i fossili rinvenuti c'erano anche quelli di frammenti di mascelle precedentemente assegnati ad altre specie che Cadena e colleghi hanno definitivamente classificato come S. geographicus in un nuovo studio pubblicato su Science Advances. |
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