blogtecaolivelli
blog informazione e cultura della biblioteca Olivelli
TAG
TAG
Messaggi del 18/03/2020
Post n°2598 pubblicato il 18 Marzo 2020 da blogtecaolivelli
NOTIZIE SCIENTIFICHE Rinascita di piante e batteri fu rapida dopo asteroide di ChicxulubHOMETERRAGEOLOGIA E 27 Gennaio 2020 Geologia e storia della TerraRappresentazione grafica dell'impatto dell'asteroide di Chicxulub (credito: Victor Leshyk) Eseguendo analisi di campioni di roccia prelevati dal fondo del mare nell'area del centro del cratere di Chicxulub, un'area dove 66 milioni di anni fa ci fu un enorme impatto di un meteorite, un team di ricercatori suggerisce che le piante terrestri, i funghi e i microbi furono trasportati a grossa distanza a seguito dell'attività ondulatoria. Ciò avvenne a causa dello gigantesco tsunami che si produsse a seguito dell'impatto. Lo stesso studio mostra che la rinascita delle piante terrestri, dei dinoflagellati, dei cianobatteri e di tutti i batteri anaerobici fu abbastanza rapida come spiega Bettina Schaefer, ricercatrice della Curtin University ed autrice dello studio. "La nostra ricerca mostra che quando la polvere dall'impatto dell'asteroide si stabilizzò e la luce solare tornò ai livelli ideali, ci fu una rapida rinascita di piante terrestri, dinoflagellati, cianobatteri e tutte le forme di batteri fotosintetici anaerobici, compresi quelli provenienti da tappeti microbici nell'area del cratere", dichiara la ricercatrice. furono anche le comunità di fitoplancton dell'area dell'impatto ad evolversi e a continuare a riprodursi ad un ritmo rapido. "Stavano succedendo così tante cose in così poco tempo, era davvero come se stesse accadendo un caos microbico post-apocalittico nel cratere Chicxulub", dichiara la ricercatrice lasciando intendere quanto questo costo impatto, che pur ha determinato nel medio e nel lungo termine estinzioni di massa di livello globale, abbia, soprattutto per le forme di vita più piccole per i microrganismi, tutto sommato rappresentato un'importante transizione o finanche una fase di accelerazione della crescita. |
Post n°2597 pubblicato il 18 Marzo 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet Terra formatasi in soli 5 milioni di anni secondo nuovo calcolo HOMETERRAGEOLOGIA E STORIA DELLA TERRA 23 Febbraio 2020 Geologia e storia della Terra La prototerra, quello che è considerato come il precursore del nostro pianeta, si sarebbe formata in soli 5 milioni di anni secondo un nuovo studio del Globe Institute dell'Università di Copenaghen. Si tratta di un periodo molto breve, almeno su scala astronomica, come lasciano intendere i ricercatori ma anche solo prendendo in considerazione l'età della Terra (circa 4,6 miliardi di anni). Lo studio, effettuato dal centro StarPlan, contrasta con la teoria tradizionale secondo cui la stessa prototerra, formatasi con collisioni di materiali di ogni tipo che hanno via via formato un corpo sempre più grande, si sarebbe formata in un periodo durato diverse decine di milioni di anni. Secondo Martin Schiller, autore principale dello studio, tutto nasce dall'accrescimento della polvere cosmica: all'inizio cominciano ad aggregarsi piccoli oggetti di dimensioni millimetriche che man mano "piovono" sul pianeta in crescita facendolo diventare sempre più grande. I ricercatori hanno misurato in maniera più precisa gli isotopi di ferro in diversi meteoriti trovandone uno molto interessante che ha permesso agli stessi scienziati di arrivare a stimare il processo di formazione della prototerra in soli 5 milioni di anni, anno più , anno meno. Lo stesso nucleo ferroso si sarebbe già formato durante questo periodo tramite la rimozione del ferro dal mantello. "Ora sappiamo che la formazione dei pianeti avviene ovunque. Che abbiamo meccanismi generici che funzionano e creano sistemi planetari. Quando comprendiamo questi meccanismi nel nostro sistema solare, possiamo fare inferenze simili su altri sistemi planetari nella galassia. Compreso a che punto e con quale frequenza si accumula acqua", dichiara Martin Bizzarro, un altro autore dello studio. L'acqua stessa potrebbe essere considerata solo come un sottoprodotto della formazione dei pianeti e, in quanto tale, avrebbe più probabilità di esistere sugli stessi esopianeti che stiamo scoprendo e che scopriremo in futuro. |
Post n°2596 pubblicato il 18 Marzo 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet Temperatura del Pacifico nordoccidentale oscillò ampiamente tra 800.000 e 750.000 anni fa 1 Febbraio 2020 Geologia e storia della TerraFossili di foraminiferi analizzati dai ricercatori (credito: NIPR) La temperatura delle acque superficiali dell'oceano Pacifico nordoccidentale ha effettuato ampie oscillazioni tra 800.000 e 750.000 anni fa secondo un nuovo studio condotto da un team di ricercatori provenienti dall'Istituto Nazionale di Ricerca Polare (NIPR) e dell'Università Ibaraki. I ricercatori hanno analizzato gli isotopi di ossigeno di alcuni fossili di foraminiferi, microrganismi marini ameboidi, ritrovati sull'isola di Honshu, in Giappone. Secondo i ricercatori questi cambiamenti sarebbero dovuti agli scarichi in quest'area marina di quantità massicce di acqua derivata dalla fusione del ghiaccio nell'Atlantico settentrionale. Questo studio potrebbe rivelarsi utile anche per capire cambiamenti climatici nella stessa area in futuro. Secondo i ricercatori, infatti, per valutare gli effetti antropogenici sui cambiamenti climatici in corso è necessario per forza di cose fare confronti con i climi e con le condizioni ambientali che si sono avute nel passato, cambiamenti che naturalmente non hanno avuto cause antropogeniche. Lo studio, pubblicato su Earth and Planetary Science Letters, descrive le modalità che i ricercatori hanno utilizzato per raccogliere e poi analizzare fossili di quattro specie di foraminiferi prelevati dallo strato MIS19. Questo strato di sedimento fa riferimento ad un periodo caldo interglaciale durato da 790.000 a 760.000 anni fa. Sulla base di studi precedenti che avevano dimostrato che bassi valori di isotopi di ossigeno di fossili di foraminiferi corrispondono a temperatura delle acque più alte, i ricercatori sono giunti alla conclusione che devono sussistere, oltre al ciclo glaciale-interglaciale che si ripete su scali temporali di decine di migliaia di anni, anche altri cicli relativi alla temperatura dell'acqua. Nello specifico questa temperatura oscillerebbe in maniera estrema, di circa 7°, ogni poche migliaia di anni. Inoltre le analisi sembrano dimostrare che questi cambiamenti si sono verificate a causa della deflusso di acque provenienti da iceberg dell'Atlantico settentrionale. "Sorprendentemente, i cambiamenti nel Nord Atlantico hanno ausato drammatiche fluttuazioni della temperatura dell'acqua nel remoto nord-ovest del Pacifico", dichiara Yuki Haneda, scienziato del NIPR e uno degli autori dello studio. "Riteniamo che i fossili raccolti dall'affioramento del terreno siano un tracciante che integri i dati riportati dai sedimenti di acque profonde . La sezione composita di Chiba è la sezione e punto di stratificazione globale del confine (GSSP) del limite del pleistocene medio-basso e offre notevole comprensione dei cambiamenti ambientali globali durante quel periodo. Vogliamo migliorare la nostra comprensione dei cambiamenti climatici durante il MIS19 per prevedere in modo più preciso i futuri cambiamenti climatici". |
Post n°2595 pubblicato il 18 Marzo 2020 da blogtecaolivelli
fONTE: ARTICOLO RIPORTATO DALL'iNTERNET NOTIZIE SCIENTIFICHE. HOMEBIOLOGIAGENETICA E BIOLOGIA Nuove cellule staminali che generano osso scoperte da scienziati 8 Marzo 2020 Genetica e biologia cellulare Nuove interessanti cellule che si trovano nei canali vascolari che si propagano attraverso l'osso e che collegano le parti interne ed esterne di quest'ultimo sono state scoperte da un team di ricercatori di vari istituti i quali hanno presentato il proprio studio su STEM CELLS. Si tratta di cellule perivascolari transcorticali (TPC) che sembrano essere alla base per la generazione di nuovo materiale osseo, ossia per la formazione di nuove cellule che formano l'osso, come spiega Ivo Kalajzic il ricercatore a capo dello studio. Secondo Kalajzic sono deputate a regolare la formazione delle ossa e partecipano alla riparazione della stessa massa ossea. Fino a pochi anni fa si sapeva che le cellule staminali coinvolte nella formazione e nella riparazione delle ossa erano present i solo nel midollo osseo e nella superficie esterna dell'osso. Poi diversi studi recenti hanno mostrato che queste cellule esistono anche in una rete di canali vascolari atti a distribuire le cellule del sangue fuori dal midollo osseo. Tuttavia questo è il primo studio che mostra che queste cellule nei canali vascolari possono formare osteoblasti, ossia cellule che possono a loro volta formare nuove ossa. rivelarsi utile per regolare la formazione o il riassorbimento osseo. |
Post n°2594 pubblicato il 18 Marzo 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet Prolungata vita di nematode del 500% con nuove manipolazioni geneticheHOMEBIOLOGIAGENETICA E BIOLOGIA CELLULARE/MOLECOLARE 12 Gennaio 2020 Genetica e biologia cellulare/molecolare , Top newsCaenorhabditis elegans (credito: Tormikotkas, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons) Un nuovo percorso cellulare che amplifica la durata della vita del Caenorhabditis elegans, un nematode lungo circa un millimetro che vive di solito nel suolo, è stato identificato da un team di ricercatori del Buck Institute for Research on Aging di Novato, in California e dell'Università di Nanchino in Cina. Nello specifico questo nuovo percorso cellulare può allungare la vita di questo piccolo vermiciattolo, che vive di solito fino a 3-4 settimane, di cinque volte: se la cosa potesse essere applicata, per esempio, anche ad un essere umano, si potrebbe amplificare la vita di quest'ultimo fino ad una durata di 400 o anche 500 anni. Naturalmente siamo molto lontani da una eventuale applicazione su umani data l'estrema complessità del nostro corpo e del nostro profilo genetico nei confronti di quella di un nematode, tuttavia, grazie anche al fatto che questo nematode condivide con noi molti dei suoi geni, il risultato resta sicuramente degno di nota nel contesto del contrasto all'invecchiamento. Nello specifico i ricercatori hanno alterato geneticamente le vie di segnalazione dell'insulina (IIS) e il bersaglio della via rapamicina (TOR), oltre ad altre funzioni mitocondriali. Si tratta di manipolazioni genetiche che, almeno su questo verme, hanno portato ad un effetto quasi esponenziale, come lascia intendere Jianfeng Lan, ricercatore che ha partecipato allo studio: "L'effetto non è uno più uno uguale a due, è uno più uno uguale a cinque. I nostri risultati dimostrano che nulla esiste in natura nel vuoto; per sviluppare i trattamenti anti-invecchiamento più efficaci dobbiamo guardare piuttosto alle reti di longevità dei singoli percorsi". Ora i ricercatori intendono capire di più sull'effettivo ruolo dei mitocondri dell'invecchiamento probabilmente anche per comprendere se eventuali manipolazioni genetiche possano avere un effetto simile anche sugli esseri umani. |
AREA PERSONALE
MENU
CHI PUŅ SCRIVERE SUL BLOG
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.