Creato da StefySelvatica il 29/01/2007
 

BULIMIA DI VIVERE

uscire dalla bulimia per tornare a vivere

 

 

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COME AIUTARE...3A PARTE: RIFLESSIONI SU CONVIVENZA E BULIMIA

Post n°88 pubblicato il 10 Novembre 2007 da StefySelvatica
 

Come avevo anticipato la volta scorsa, in questo post tenterò di elencare alcune riflessioni fatte da me e Cry nel corso di tutti questi anni riguardanti la vita di coppia nel caso in cui uno dei due soffre di bulimia.

Premetto: le frasi seguenti non vogliono assolutamente essere delle regole ferree da seguire, anche perché, come ho già sottolineato più volte, non siamo medici, né ci riteniamo così speciali! Semplicemente sono spunti di riflessione sulla vita di tutti i giorni…

...Mi rivolgo sempre alle persone che desiderano tendere una mano a coloro che stanno male…

Primo. Non mi stancherò mai di ripeterlo: meglio evitare in qualunque modo di concentrare l’attenzione su argomenti quali il cibo, il corpo o l’aspetto fisico. Tagliatevi la lingua prima di farvi scappare dalla bocca un commento del tipo: "guarda com’è bella magra quella ragazza!" o, all’opposto…"guarda com’è grassa/magra, che schifo!".

Alcune persone esternano di proposito certi commenti, convinti che la persona che soffre di bulimia abbia perso il senso della realtà e che, facendole notare quale sia la "normalità" la si possa aiutare…non esiste niente di più sbagliato! Agendo in questo modo da un lato si concentra ancora di più l’attenzione sull’unico pensiero fisso che passa per la testa della persona bulimica (e grazie al quale evita tutte le riflessioni sul resto della propria vita!) e dall’altro, pur rimanendo ancorati all’aspetto esteriore, si rischia di far sentire chi sta male in imbarazzo, stupido, incosciente, non capace di capire da solo cosa sia giusto o sbagliato.

Secondo. Evitate gli estremi. Evitate cioè sia di minimizzare sia di drammatizzare troppo. La persona che soffre di bulimia tende già di per sé a vedere tutto o nero o bianco. Più la si istiga a continuare a ragionare in questo modo e più lei arriva a comportarsi in maniera eccessiva sia in positivo che in negativo. Cercate di aiutarla a ridimensionare le esperienze che vive o che vi racconta senza né deriderla né compatirla (la malattia non può diventare una giustificazione!).

Terzo. Nonostante le vogliate un bene dell’anima, non potete e non dovete sostituirvi alla persona malata! Né imponendo la vostra posizione, né diventando la sua stampella.

In un caso e nell’altro si rischia di creare un vero e proprio rapporto di dipendenza che alla fine non fa altro che incancrenire la situazione. La persona bulimica, nonostante non lo ammetterà mai, è una persona estremamente spaventata ed indecisa, capace di muoversi come un orologio ben oliato se qualcuno le dice cosa fare, ma che va in palla se la decisione la deve prendere da sola, eppure…prima o poi questo momento deve arrivare, altrimenti non se ne esce! Detto questo, è intuitivo capire che, se la si mette nella condizione nella quale qualcuno sostituisce sempre e comunque la sua volontà…trova ulteriore terreno fertile per rimanere bloccata. Nel caso dell’imposizione magari vi ascolterà inizialmente per farvi vedere quanto è brava, poi, frustrata per gli scarsi miglioramenti (perché la molla per guarire non è scattata nel suo cervello, ma sta cercando di mettercela tutta perché gliel’avete chiesto!), vi rinfaccerà che l’idea di far qualcosa non era stata sua e che è tutta colpa vostra se sta ancora male…Nel caso del comportamento - stampella si adagerà semplicemente su di voi addossandovi tutti i suoi "non sono in grado di farlo io…fallo tu per me!" col risultato che non prenderà mai il coraggio a 4 mani per riprendere in mano la propria vita ed assumersi le proprie responsabilità.

Quarto. Ricordatevi che la persona bulimica prima che malata…è una persona che ha perso la bussola e che sta arrancando perché la vita che conduce non le piace, ma, nonostante tutto, continua a condurla in un certo modo perchè non ha la forza, il coraggio o anche solo l’idea di come fare per cambiare o di chi vorrebbe essere veramente. Come fare per riportarla in carreggiata?

La verità purtroppo è una sola: la molla che da inizio alla volontà di provare ad uscire dal tunnel può solo e soltanto scattare nella persona che sta male e non si può prevedere in che modo, perché e quando questa scatterà (e, anche se è brutto da scrivere…se scatterà!).

Ma qualcosa si può fare per stimolare questo momento: bisogna cercare di aiutare chi sta male ad intravedere quali sono i veri lati del suo carattere, a far emergere la sua natura, a lasciarla libera di scegliere cosa sia giusto o sbagliato, bello o brutto, interessante o no per se stessa…A rischio addirittura di perderla!

L’atteggiamento forse migliore da attuare nei confronti di una persona malata è una sorta di "presenza - assenza", accompagnata dall’accettazione del fatto che di fronte a voi avete una persona in estremo conflitto con se stessa e che, dal momento che inizierà ad intraprendere il proprio percorso di auto cambiamento, sfiderà voi e se stessa per far venire a galla tutti i lati del proprio carattere che è stata costretta a reprimere magari per gran parte della propria vita.

In un certo senso non potete far altro che essere spettatori consapevoli di una persona in completa evoluzione, cercando di mantenere intatta sia la vostra individualità che quella che sta, a calci e spintoni, emergendo in lei. Gesti plateali simili a chi inizia a drogarsi per capire meglio come si sente la persona che ama e che è drogata non servono ad altro che a produrre un altro disadattato. Come ho già scritto…un conto è voler bene ad una persona…diventare martiri è un’altra cosa e alla fine non serve a nessuno.

Vista sotto un’altra prospettiva invece, parliamoci chiaro…è tanto bello pensare, ad esempio: "cavolo sono riuscito a convincerla a farsi seguire da uno psichiatra!" ma se poi manca il contorno e tutte le conversazioni successive si impiantano su discorsi del tipo : "stai meglio?", "cosa ti ha detto?", "cavolo non vomiti da una settimana! che bello"…o PEGGIO ANCORA:"MA COME MAI ADESSO REAGISCI COSI'? SEI CAMBIATA/O..."!!!! alla fine ci si ferma sempre sull’apparenza, sul come limitare lo sfogo e prima o poi la persona in questione si rifugerà di nuovo nella sua coperta di Linus nascondendovi ulteriormente le crisi.

Quinto. Non addossate ed addossatevi colpe o ragioni. Cercate di andare avanti per "periodi brevi", un passettino alla volta, riconoscendo che non siete nati medici o tuttologi e provando ad esternare nelle discussioni anche le vostre paure, con umiltà e sincerità. L’altra persona non si aspetta certo che voi tiriate fuori la bacchetta magica e le risolviate i problemi. L’altra persona si aspetta che ci siate. Sparare a zero per la disperazione è accettabile solo nel caso in cui poi si ammette che lo si è fatto per disperazione e si è pronti a fare un passo indietro per discutere assieme su come procedere.

Sesto. Non sforzatevi di essere chi non siete e mantenete la vostra indipendenza. Chiudersi sulla coppia alla fine irrigidisce i pensieri e ci si avviluppa sempre di più sugli stessi concetti. Se ci si ritaglia i propri spazi inoltre si è più rilassati E SI RIESCE A SCARICARE ANCHE LA PROPRIA DI TENSIONE.

Settimo. Cercate di accettare di mettervi in gioco. Una volta riacquistato il concetto "la vita è mia ed è giusto che mi voglia bene!" la persona che è rimasta chiusa in un bozzolo magari anche per anni, in un certo senso…esplode! Dai piccoli passi iniziali pian piano comincia a ritrovare la voglia di sperimentare, di giocare, di buttarsi in situazioni che magari prima non le avrebbero sfiorato neanche l’anticamera del cervello… e qui può avere inizio un’ennesima prova per il rapporto di coppia! In fondo…Quanto siamo disposti ad accettare i cambiamenti della persona che amiamo? Ho sentito racconti di persone bulimiche che avevano deciso di legarsi mani e piedi a coloro che, in qualche modo, avevano donato loro sicurezza e che, una volta riacquistata la propria indipendenza, non riuscivano più a capire perché stavano loro accanto. Lo so, è brutto da dire, ma i condizionamenti esistono e sul perché si inizi una storia si potrebbe discutere fino alla nausea…in certi casi si crede di essere innamorati di una persona perché abbiamo talmente bisogno di lei ed abbiamo talmente delle carenze personali che da soli non si riesce a stare in piedi e, una volta riacquisita la sicurezza personale…eh…. si sta assieme perchè? Pena, scarso coraggio nel dire la verità, paura della solitudine, abitudine, SENSO DI GRATITUDINE?

Io e Cry, arrivati a questo punto, ci siamo separati. Lo ammetto c’è voluto un pelo così a dirsi in faccia che eravamo diventati "necessari" l’uno per l’altra (specifico: nel nostro caso anche per altri motivi oltre alla bulimia!) eppure, una volta tirato fuori il rospo, la realtà c’è apparsa così semplice che tutto ha ricominciato a prendere un senso.

Non voglio generalizzare e mi auguro, anzi, che i casi di rottura siano minimi…ma il concetto applicabile, arrivati a una svolta simile, alla fine è uno solo: capire quanto si è disposti a trovare comunque un equilibrio, nonostante i cambiamenti personali. E questo significa passare magari dall’essere amanti all’essere amici, dall’essere conviventi all’essere sposati, dall’essere sposati all’essere separati pur continuando ad abitare assieme…insomma gli sviluppi possibili sono infiniti, ma, alla fine, forse, l’importante è arrivare a non perdere di vista né se stessi né la persona che si ha di fianco.

Nel prossimo post affronterò ancora quest’ultimo punto molto perché lo considero molto importante!

Detto questo…bisogna ricordarsi sempre che siamo tutti umani! e che le dinamiche che vanno a concatenarsi in situazioni come quelle che ho descritto sono così numerose e variabili che dipendono da troppi fattori, molto spesso fuori dal nostro controllo... Imparate, alla fine, ad essere indulgenti anche con voi stessi. Volenti o nolenti sono la vita stessa ed il tempo a rivelare il destino di ognuno di noi ed esistono dei limiti che non si possono valicare, ma solo accettare (nonostante l’amore che si provi nei confronti di un’altra persona).

Come ho scritto sopra, quelle che ho elencato sono semplici considerazioni elaborate da noi in tutti gli anni nei quali abbiamo dovuto condividere oltre che l'amore, le esperienze e gli spazi...anche la bulimia! Spero davvero che serviranno ad alcuni di voi, ma mi auguro soprattutto che voi tutti troviate un vostro modus vivendi che vi permetterà di trascorrere in modo sereno i momenti di quotidianità con la persona che amate!

Se qualcuno di voi ha vissuto esperienze simili e desidera aggiungere dei consigli, delle riflessioni o lasciare la propria testimonianza è il BENVENUTO! Non esiste nulla di meglio che confrontarsi in situazioni come questa in cui vedere la realtà sotto prospettive "non proprio convenzionali" può fare davvero la DIFFERENZA...

Nel prossimo (ed ultimo post sull'argomento) approfondirò ulteriormente il settimo punto perchè ritengo che sia un aspetto determinante per il quale è giusto spendere ancora qualche parolina in più ;)

Per ora vi abbraccio fortissimo ed auguro a tutti voi uno splendido week-end!!!

Besitooooooooooooooosssssssssssssssssss

a presto

Selvatica

 
 
 
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