Creato da StefySelvatica il 29/01/2007
 

BULIMIA DI VIVERE

uscire dalla bulimia per tornare a vivere

 

 

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QUESTO MI FA STARE BENE!

Post n°175 pubblicato il 27 Gennaio 2010 da StefySelvatica
 

Esiste un preciso momento della malattia nel quale, razionalmente: sai alla perfezione cos’hai, conosci a memoria qualunque conseguenza potrebbe subire il tuo corpo a forza di lesionarlo, ti rendi conto del fatto che non puoi più permetterti di andare avanti in quel circolo vizioso assurdo che, inevitabilmente ti mantiene più vicino alla morte che alla vita.

Sai tutto, hai approfondito, indagato, riflettuto, interpretato.

Sopravvivi, immaginando con aria speranzosa e sognante un possibile ed idilliaco futuro senza malattia e ripetendoti, più o meno tre/quattro volte al giorno: "devo smettere, DEVO SMETTERE!" ma, intanto…non smetti!

La ragione lavora febbrilmente e arriva a toccare una logica sconcertante, eppure le azioni non seguono, il corpo non ascolta, il cuore si chiude e non riesci, nemmeno a forza, ad uscire dalla solita imperterrita strada battuta e ribattuta.

Credo fermamente che, in questa "fase" della malattia si vada a creare un subdolo equilibrio che necessita, in qualche modo, di essere squilibrato, ma penso anche che calcare la mano non serva a molto.

E’ inutile costringere una persona aggrappata con i denti e con le unghie all’unica propria fonte di sfogo ad abbandonarlo. Neanche puntandole una pistola alla testa si riuscirebbe a farle cambiare ottica o atteggiamento.

Riflettendoci, penso che, arrivati ad un punto di blocco tale, una delle poche cose utili da fare per aiutare se stessi o chi sta male sia quella di arginare il problema.

Forse la ragione non riesce a convincere il cuore perché semplicemente non si è pronti.

Raggiunta l’importantissima consapevolezza di star male ed arrivati alla ancora più grande consapevolezza che dipende in gran parte da se stessi uscire dalla malattia, si vorrebbe quasi subito fare il salto ma, avendo ancora troppo poca fiducia nelle proprie capacità e sentendosi estremamente chiusi, deboli, spaventati, ci si inchioda nell’angolo dell’abitudine.

In certi casi si arriva perfino ad obbligarsi a combattere ma un atteggiamento del genere, che continua a coinvolgere la testa e la malattia e non i sentimenti né il vero ascolto interiore, porta a non superare in profondità l’ostacolo.

E’ inutile dunque incaponirsi sul "dover" smettere di abbuffarsi o vomitare senza preparare il terreno.

E quando parlo di preparare il terreno: non intendo dire che serve fare il conto delle volte nelle quali finalmente si è riusciti a trattenersi dall’ingurgitare in modo compulsivo, intendo dire che è utile, secondo il mio punto di vista, cominciare a fare dei micro passi fuori dalla solita propria realtà.

Anche "solo" regalarsi dei piccoli nuovi stimoli può aiutare, anche "solo" mettere il naso in nuovi interessi può creare un nuovo punto di vista; queste nuove esperienze, col tempo, faranno accordare la ragione con il cuore e forniranno le basi per permettere nuovi avvicinamenti alla guarigione.

Questo atteggiamento assume una grande valenza per quanto riguarda i disturbi alimentari ma credo che sia bello, in generale, nell’arco di tutta una vita.

Vi riporto un esempio calzante che riguarda me, ora.

Ho 32 anni e: prima per la malattia, poi perché avevo tempo zero, non ho mai imparato a cucinare! Tutti ormai mi conoscono come la "maga nell’aprire le scatolette di tonno" ed io (lo ammetto) nonostante sia una grande creativa in altri campi, mi ero un po’ adagiata in questa etichetta di cuoca mancata

Sotto sotto la cosa però un po’ mi urtava…così ho iniziato a chiedermi: "ma sarà veramente così?".

Risultato? la scorsa settimana mi sono detta "perché no? Vediamo se sono così un cane a seguire una ricetta!".

Lo stimolo esterno ha fatto scattare qualcosa in me che si è trasformato in energia positiva. Invece di stare lì a criticarmi ho provato ad agire.

Detto, fatto! Ho comprato tutti gli ingredienti occorrenti ed ho sfornato la mia prima torta margherita. Beh, con immensa soddisfazione, è pure buona!

Ovviamente ora non mi ritengo affatto una cuoca provetta, ma posso scrivere in tutta sincerità che domenica era una giornata di M, eppure: assaggiata la prima fetta di torta fatta interamente con le mie mani, tutto, per qualche minuto, si è colorato!

Non male come risultato, no?

Questo per me significa squilibrare: non adagiarsi, non auto criticarsi in continuazione, provare ad affrontare le proprie paure senza obbligarsi ad essere perfetti, sbagliare, sbagliare, ancora sbagliare e, nel farlo, cercare di riderci su, se possibile!

Credo che uno degli errori più grandi per una persona consista nel non provare a seguire ciò che viene dettato dalla propria anima. Sempre meglio buttarsi, cadere e rialzarsi che rinunciare in partenza a qualsiasi forma di tentativo.

Mi piacerebbe dunque inaugurare, con questo post, una serie di articoli intitolati "QUESTO MI FA STARE BENE!" nei quali ognuno sarà liberissimo di scrivere tutto ciò che davvero gli piace e lo fa sentire sereno, in armonia con se stesso e con il mondo che lo circonda.

Penso che sarà bello condividere gli aspetti positivi della propria vita e suggerire ad altre persone i propri interessi.

Cosa ne pensate??

Attendo le vostre mail! Colme di…cosa vi va! Canto, ballo, disegno, cinema, scrittura, sport…Pubblicherò con piacere le vostre parole che, già so, saranno bellissime!

Per ora vi mando un forte abbraccio

Forzaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Con affetto,

Selvatica

 
 
 
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