Creato da augusto.galli il 21/06/2012
riflessioni
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Post n°53 pubblicato il 20 Novembre 2012 da augusto.galli
Già Darwin nel 1871 nel suo saggio "L'origine dell'uomo" ipotizzava che linguaggio e musica fossero evoluti da un "protolinguaggio musicale", utilizzato dai nostri antenati per la difesa del territorio, per il corteggiamento e nell'espressione delle emozioni. Seguendo questa linea di ricerca, che ha dato numerosi risultati di rilievo già in passato, William Forde Thompson, dell'ARC Centre of Excellence in Cognition and its Disorders della Macquarie University di Sydney, ha dimostrato sperimentalmente che soggetti con un deficit neurologico di comprensione della musica hanno anche una comprensione limitata delle emozioni trasmesse dalla prosodia del linguaggio parlato. L'intuizione di Darwin era basata su un dato fenomenico abbastanza evidente: nel campo della facoltà uditiva umana, la comunicazione emotiva è fondamentale per l'interazione sociale. Sviluppata anche in anni recenti e messa a confronto con le conoscenze neurobiologiche che via via si andavano accumulando, questa ipotesi ha portato a formularne una nuova, secondo cui i segnali emotivi evidenti nella musica e nel linguaggio sono decodificati usando processi condivisi e possono quindi riflettere un'origine evolutiva comune. Il ricercatore australiano e i suoi colleghi, che firmano in proposito un articolo sui "Proceedings of the National Academy of Sciences", hanno esaminato la sensibilità alle emozioni nella prosodia del linguaggio in un campione di soggetti affetti da amusia congenita, un disturbo dello sviluppo neurologico caratterizzato da deficit nell'elaborazione delle caratteristiche acustiche e strutturali della musica. Nei test proposti dai ricercatori, 12 di questi soggetti sono stati confrontati con altrettanti soggetti di controllo nel giudicare le espressioni emotive di 96 frasi del linguaggio parlato. Queste frasi erano concepite in modo da essere semanticamente neutre ma pronunciate con un tono della voce tale da comunicare uno di sei stati emotivi: felice, tenero, spaventato, irritato, triste e senza emozione. Una volta elaborati i dati delle risposte fornite dai partecipanti, si è trovato che quelle dei soggetti amusici fossero in media peggiori nel decodificare la prosodia emotiva rispetto ai controlli, con percentuali di risposte corrette fino al 20 per cento inferiori al quelle del gruppo di controllo. Il risultato non fa che confermare una difficoltà sperimentata dagli stessi soggetti nella vita quotidiana, di cui sono effettivamente consapevoli. Rimane così confermata l'ipotesi per cui musica e linguaggio condividano i meccanismi che innescano le risposte emotive. |
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