Creato da aliantelibero il 15/08/2008
ovvero il fratello dello scemo del villaggio
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PICCOLA NOTA
I contenuti e le immagini non intendono offendere nè stigmatizzare persone con disagio psichico o loro familiari. Termini crudi e forti sono usati, e talvolta abusati, non per connotare le persone in condizione di disagio psichico, ma per sottolineare e stigmatizzare precisi luoghi comuni e stereotipi sociali di cui è spesso intriso il linguaggio e il pensiero corrente
Il blog non pretende di far divulgazione nè scientifica nè di altra natura, ma offre solo le riflessioni e gli sfoghi di una persona che nel mondo della malattia mentale, per professione e per affetti familiari, ci vive ogni giorno.
Il personaggio narrante è frutto di pura fantasia e tutte le vicende narrate, devono intendersi fortemente romanzate, senza alcun riferimento intenzionale a persone reali... in quanto ai fatti, quando sarà necessario i riferimenti saranno seri e circostanziati e sotto stretta responsabilità dell'autore.
Foto e video pubblicati su questo blog, laddove reperiti sulla rete, sono utilizzati in perfetta buonafede e con l'intento di divulgare un messaggio sociale di promozione dell'integrazione.
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Lei non ha il diritto
"lei non ha il diritto di avere queste informazioni!!!"
Me la sono sentita dire per due volte in meno di mezz'ora, quest'affermazione, stamattina.
La prima volta accompagnata da una porta sbattuta in faccia.
La seconda, con voce sin troppo alta, in pieno pubblico senza neanche il conforto di uno sguardo nello sguardo.
Lui: il Commissario Straordinario dell'ASL Lecce
Io: il presidente dell'Associazione delle Famiglie delle persone con disagio psichico.
L'altra (ovvero l'informazione in questione): la tempistica prevista per la riapertura dei Centri Diurni Psichiatrici della Provincia.
Per la cronaca (a beneficio di chi non avesse seguito la questione), oggi è il secondo mesiversario della chiusura dei Centri Diurni di Riabilitazione Pischiatrica del Salento, nell'ottica di una trasformazione degli stessi, in appendici manicomiali, in pieno sfregio alla legge Basaglia. Due mesi in cui, oltre cento ragazzi con disagio psichico, sono stati privati di un servizio essenziale per la loro salute e per il loro benessere piscofisico
Quindici giorni fa, il 19 novembre, a seguito di un'occupazione dell'ASL da parte delle famiglie e dei lavoratori estromessi, il commissario aveva ufficialmente assunto l'impegno a riaprire i centri diurni con il personale preesistente ed avviare un tavolo di discussione sulla questione, ma...
Da quel fatidico giorno, vane le richieste di chiarimenti e notizie. Metodicamente ignorate quelle formali (su carta scritta, per intenderci), lacunose ed evasive quelle estorte di persona a vario personale informato sui fatti, dopo estenuanti appostamenti per i corridoi della direzione, visto che d'avere un regolare appuntamento neanche a parlarne.
Ieri poi, una voce amica ci comunica che, finalmente, partorito fu l'atto di riapertura delle strutture fatti salvi i tempi di firma del Dirigente Ultimo.
Gioia e un pizzico d'incredulità per la notizia e soprattutto, alcune fondamentali domandi...
quanto lunghi questi tempi?
e da quando i centri aperti?
e per quanto?
Le stesse che oggi, ho provato a sottoporre al commissario, con educazione e serenità e a cui, con sgarbatezza e aggressività mi è stato detto:
"lei non ha il diritto di avere queste informazioni!!!", le potrà conoscere quando saranno rese pubbliche dall'azienda.
A seguire poi tutto quel che in tal situazione è giusto consegua, perchè quel diritto io ce l'ho!!!
E ce l'hanno le persone messe in mezzo ad una strada da uno zelo normativo che non si cura della persona in difficoltà.
Ce l'hanno le famiglie messe in ginocchio dall'arroganza del potere, ma mai messe prone.
La storia della giornata narra poi dell'occupazione dell'asl da parte delle famiglie, della mobilitazione della stampa, della retromarcia del commissario straordinario sulla questione, delle scuse per l'avvenuto e per le male parole, della firma della delibera di ripristino del servizio in via transitoria dal 10 ottobre al 31 dicembre 2011, della pianificazione di un piano tecnico per la definizione del post transizione...
Si potrebbe quasi dire... e vissero (per tre mesi) felici e contenti... Ma non è vero....
Non è vero, perchè rimane aperta la ferita di quelle parole... Rimane aperta la ferita delle tante ore d'attesa nei corridoi ad elemosinare 5 minuti d'attenzione... Rimane aperta la ferita della tracotanza del potere...Rimane aperta la ferita dell'indeterminatezza del futuro... Rimane aperta la ferita di una normativa anacronistica e devastante.
Non è vero perchè, a voler tirar le somme di tutto quello che è accaduto in questi mesi, la soddisfazione del piccolo Davide che l'ha spuntata su Golia lascia il tempo che trova, quando appunto, il diritto naturale di una persona che sta male e di una famiglia che lo sostiene, diviene culturalmente il premio in palio in un conflitto dalle forze impari.
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LA FAMIGLIA BUONOFIGLIO
Amerigo Santacroce… mio fratello.
Uno dei tanti nati verso la fine degli anni 60, quando i parti si facevano in casa e il nascituro doveva affidare la sua sorte nelle mani di qualche buona praticona...
Lui non ebbe culo: una banale complicazione, una levatrice leggermente impreparata, un principio di embolia che blocca l’afflusso d’ossigeno al cervello e… buona notte al secchio…
Ecco dunque a voi, signore e signori l’iperbolica genesi dell’attuale detentore del titolo di “scemo del villaggio” di questo ameno borgo del sud Italia.
Io.. io sono Adalberto.
Adalberto Buonofiglio per la precisione. Figlio di secondo letto di mia madre. Potete tranquillamente risparmiarvi l’ironia a buon mercato sul mio nome: la conosco da quando sono nato. Per l’esattezza 7 anni dopo. In ospedale questa volta, a scanso di equivoci…
PierManfredo Santacroce, padre d’Amerigo era un artista di quelli che la critica colta ama chiamare “eclettico”. La gente comune, più grossolanamente, “svitato”. Di origine geografica ignota, girovago fin dall’adolescenza, la leggenda narra che non abbia soggiornato in un luogo mai più a lungo di 3 anni consecutivi.
Il matrimonio e la convivenza con mamma non contraddissero questa regola. Si racconta infatti che all’alba del mille e dodicesimo giorno di stanzialità nel nostro paese raccolse i suoi vestiti ed i suoi silenzi lasciando come ricordo di se un letto vuoto, un amore interrotto ed un figlio che era il giusto frutto di cotanto genitore.
Di Antonio Buonofiglio, mio padre c’è poca storia da raccontare… Buon uomo senza arte e senza dote. Semplicemente l’unico partito per rimediare alla “bianca vedovanza” di mia madre
Su Maddalena Santacroce Buonofiglio, angelo del focolare di questa nostra laconica famiglia, concedetemidi conservare un devoto silenzio, ché gia troppe son le parole spese su di lei…
Inviato da: anonima
il 01/02/2014 alle 15:33
Inviato da: anonima
il 27/09/2013 alle 14:02
Inviato da: annamatrigiano
il 22/10/2012 alle 18:17
Inviato da: ProfumoDiOrchidee
il 04/10/2012 alle 13:49
Inviato da: fioredimaggio73
il 28/07/2012 alle 22:56