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GILARDINO, COSA E' CAMBIATO

Post n°15 pubblicato il 04 Settembre 2008 da FLORINHO
 

Secondo la canzone di Ligabue, la vita più difficile è quella del mediano. Già, ma anche quella del centravanti non è mica una passeggiata. A volte può bastare una scelta azzardata o l'ambiente sbagliato per ritrovarsi in astinenza da gol ed essere bersagliato dalla critica. Facendo la fine dell'eterna promessa, destinata a rimanere incompiuta.
Sembrava questa la sorte che aspettava Alberto Gilardino, ex centravanti del Milan, nel quale ha sempre tradito le aspettative. A Firenze ha ritrovato Prandelli, l'allenatore che lo lanciò a Parma da "enfant prodige", ha ritrovato un pubblico che lo ama e la fiducia dei compagni. Soprattutto però, ha ritrovato il gol.
L'ambiente spesso è più importante dei mezzi tecnici. Ecco il motivo per cui Gilardino non è mai riuscito ad esprimersi al meglio nel Milan. Anche se probabilmente non è mai stato messo nelle condizioni migliori per farlo. Torniamo indietro di qualche anno, quando a Parma sbocciava il talento di Gilardino. In quella squadra, Prandelli aveva posizionato tre fantasisti come Marchionni, Morfeo e Bresciano alle spalle del Gila, che vedeva continuamente spuntare palloni da tutte le parti, proprio come lui predilige. La capacità realizzativa, la freddezza e soprattutto la straordinaria abilità di girarsi con l'avversario alle spalle, rendevano Gilardino il futuro centravanti su cui puntare in Nazionale. Sugli spalti del Tardini iniziano a vedersi anche i primi osservatori del Manchester United, ma a spuntarla è il Milan che se lo aggiudica per circa 24 mln di euro.
Nel Milan, Gilardino è chiamato a tutt'altro compito: proteggere palla, far salire la squadra e giocare di sponda. Insomma, non sarebbe stato più lui il finalizzatore del gioco, al contrario, sarebbe diventato un semplice tassello tattico per favorire gli inserimenti di Kakà e degli altri centrocampisti. Se riflettiamo bene, inoltre, notiamo come con Ancelotti non ci sia mai stato un centravanti capace di esprimersi, proprio perchè l'allenatore predilige uomini di qualità a quelli di peso. In effetti l'ultimo centravanti dei rossoneri è stato un certo Oliver Bierhoff, a cui sono poi seguiti goffi tentativi (vedi Javi Moreno). Tornando al discorso Gilardino, alla difficile situazione tattica si aggiungeva il malumore dell'esigente pubblico di San Siro, incapace di attendere il Gila. I gol sbagliati erano frutto della scarsa lucidità con cui Alberto arrivava alla conclusione, stremato per aver lottato e sgomitato da solo contro tutta la difesa. San Siro non perdona, ma fischia e chiede Inzaghi. Gilardino viene prima dimenticato dai tifosi, poi da Ancelotti. E decide di cambiare aria.
Domenica, Gilardino segna un gol importantissimo al debutto in campionato con la maglia della Fiorentina. Prandelli, che lo conosce dai tempi di Parma, sa come valorizzare il giocatore. Ora il Gila non si ferma più e sta per riprendersi anche la Nazionale.
Morale: Gilardino è un centravanti, un finalizzatore, un rapace dell'area. Non può essere lui a giocare per la squadra. Deve essere la squadra a giocare per lui.

 
 
 
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