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« OFELIAILLUSIONI CERTE DI ESSER... »

Il battello ebbro e altre evasioni

Post n°3 pubblicato il 13 Ottobre 2009 da purceddduzzzi
 

 

IL BATTELLO EBBRO

Mentre discendevo i Fiumi impassibili,
Non mi sentii più guidato dai bardotti:
Pellirossa urlanti li avevano bersagliati
Inchiodandoli nudi ai pali variopinti.

Ero indifferente a tutto l'equipaggio,
Portavo grano fiammingo o cotone inglese.
Quando coi miei bardotti finirono i clamori,
Mi lasciarono libero di discendere i Fiumi.

Nello sciabordio furioso delle maree,
Io l'inverno scorso, più sordo del cervello d'un bambino,
Correvo! E le Penisole andate
Non subirono mai sconquassi più trionfanti.

La tempesta ha benedetto i miei marittimi risvegli.
Più leggero di un sughero ho danzato sui flutti
Che si dicono eterni avvolgitori di vittime,
Dieci notti, senza rimpiangere l'occhio insulso dei fari!

Più dolce che per il bimbo la polpa di mele acerbe
L'acqua verde filtrò nel mio scafo d'abete
E dalle macchie di vini azzurri e di vomito
Mi lavò disperdendo l'ancora e il timone.

E da allora mi sono immerso nel Poema del Mare,
Intriso d'astri, e lattescente,
Divorando gli azzurri verdi; dove, relitto pallido
E rapito, un pensoso annegato a volte discende;

Dove, tingendo a un tratto le azzurrità, deliri
E ritmi lenti sotto il giorno rutilante,
Più forti dell'alcol, più vasti delle nostre lire,
Fermentano gli amari rossori dell'amore!

Conosco cieli che esplodono in lampi, e le trombe
E le risacche e le correnti: conosco la sera,
L'Alba che si esalta come uno stormo di colombe!
E a volte ho visto ciò che l'uomo ha creduto di vedere!

Ho visto il sole basso, macchiato di mistici orrori,
Illuminare lunghi coaguli viola,
Simili ad attori di antichissimi drammi,
I flutti che lontano rotolavano in fremiti di persiane!

Ho sognato la verde notte dalle nevi abbagliate,
Bacio che lentamente sale agli occhi dei mari,
La circolazione delle linfe inaudite,
E il risveglio giallo e blu dei fosfori canori!

Ho seguito, per mesi interi, come mandrie isteriche,
I marosi all'assalto delle scogliere,
Senza pensare che i piedi luminosi delle Marie
Potessero forzare il muso degli affannosi Oceani!

Ho urtato, sapete, Floride incredibili
Che mescolavano fiori ad occhi di pantere
Dalla pelle umana! Arcobaleni tesi come redini
Sotto l'orizzonte dei mari, a glauche greggi!

Ho visto fermentare paludi enormi, nasse
Dove marcisce fra i giunchi un intero Leviatano!
Crolli d'acqua in mezzo alle bonacce
E lontananze che precipitavano negli abissi!

Ghiacciai, soli d'argento, flutti di madreperla, cieli di brace!
Orrendi incagli sul fondo di golfi bruni
Dove serpenti giganti divorati da cimici
Cadono da alberi contorti, dagli oscuri profumi!

Avrei voluto mostrare ai bambini quelle orate
Dell'onda azzurra, quei pesci d'oro, quei pesci canori.
- Schiume di fiori mi hanno cullato mentre salpavo
E ineffabili venti per un istante mi hanno messo le ali.

A volte, martire affaticato dai poli e dalle zone,
Il mare i cui singhiozzi rendevano dolce il mio rullio
Tendeva verso di me i suoi fiori d'ombra dalle gialle ventose
E io restavo lì, come una donna in ginocchio…

Quasi un'isola, sballottando sulle mie sponde i litigi
E lo sterco di uccelli schiamazzanti dagli occhi biondi,
E io vogavo, mentre attraverso i miei fragili legami
Gli annegati scendevano a dormire, a ritroso!

Ora io, battello perduto sotto i capelli delle anse,
Scagliato dall'uragano nell'aria senza uccelli,
Io di cui né i Monitori né velieri Anseatici
Avrebbero ripescato la carcassa ebbra d'acqua;

Libero, fumante, cinto da nebbie violacee,
Io che foravo il cielo rosseggiante come un mulo
Che porta, squisita marmellata per i bravi poeti,
I licheni del sole e i moccoli d'azzurro,

Io che correvo, macchiato da lunule elettriche,
Folle legno, scortato da neri ippocampi,
Quando luglio faceva crollare a colpi di frusta
I cieli ultramarini nei vortici infuocati;

Io che tremavo udendo gemere a cinquanta leghe
La foia dei Behemot e i densi Maelstrom,
Filatore eterno delle immobilità azzurre,
Io rimpiango l'Europa dagli antichi parapetti;

Ho visto arcipelaghi siderali! e isole
I cui cieli deliranti sono aperti al vogatore:
- È in queste notti senza fondo che tu dormi e t'esili,
Stuolo di uccelli d'oro, o futuro Vigore?

Ma, davvero, ho pianto troppo! Le Albe sono strazianti,
Ogni luna è atroce ed ogni sole amaro:
L'acre amore mi ha gonfiato di torpori inebrianti.
Oh che la mia chiglia esploda! Oh che io vada verso il mare!

Se io desidero un'acqua d'Europa, è la pozzanghera
Nera e fredda in cui nel crepuscolo profumato
Un bambino inginocchiato e colmo di tristezza, lascia
Un battello leggero come una farfalla di maggio.

Io non posso più, onde, bagnato dai vostri languori,
Togliere la scia ai portatori di cotone,
Né fendere l'orgoglio di bandiere e fiamme,
Né nuotare sotto gli occhi orribili dei pontoni.

ARTHUR RIMBAUD

 

 

 

 

LA NOTTE ARTICA SI AFFACCIA ATTRATTA CON OCCHI DI BALENOTTERA,

STELLA COL TUO NOME IN OGNI GALASSIA

 

 

Noi due siamo a mille glaciazioni dalle condanne e da quello che il mondo crede sia il mondo,

in un amore senza fondo dove affogherebbe il big bang,

e vediamo dove il mondo,fuggente perde dove sia il mondo,

gli anni luce sono stracci che si perdono nelle geometrie;

poiane in caduta e i luccichi di perfetta irregolarità del fiume di splendore annegante.

Siamo nella luce del giorno finito per una rosa che morirà stanotte.

Cos’è abbiamo che brucia sotto ogni dito la voglia di vivere ed è sepolta la condanna.

Cos’è abbiamo la voglia di vivere e l’infinito;

creata la terra solo per essere desideri a flotte.

Siamo via fino ad un brivido, abbiamo i brividi fra me e te,

nemmeno la fine, nemmeno la memoria, nemmeno affogare l’uno l’altra,

perderci nel lago dei binari morti,potrà avere costruzioni,

tutto nostro, come un morto visto vivo solo da noi in una grotta.

Noi due lontani più del vino migliore, più della malattia in un sogno,

più dei segni zodiacali,più lontani di quel gatto morto sui fili elettrici,

più dei numeri, più delle ragioni di esistere,

più della cometa che ripassa fra mille anni,

lontani come una candela spenta per un desiderio ed è solo la candela a rimare li.

In un ghigno illogico al sole che attraversa l’atmosfera,

in gorgoglii di verde prato a far correre col pelo lucido il cavallo di troia,

nel prato che conoscevamo per nome ogni ciuffo,

noi due su una panchina al centro del prato,

noi due col tuo velo che copriva entrambi,su una panchina al centro del prato,

intorno come disegni sul cartone girava il progresso goffo

dove fanno mercanzia con zelo, come carta fradicia,

di ciò che è lo zenit del sole, intoccabile,solo l’essere umani li salvava,

e io che sapevo racchiudere in una parola sporca il mondo intero a chiave,

il tuo sorrisino ogni volta che dicevo quella parola

era come lo strillo della stella del tramonto che ci regalammo nel panorama,

che mi legava a te dovunque come una foto della nostra pelle d’oca,

e se uno dei due moriva non sarebbe rimasto solo,

si noi li in qualche tempio del secolo corrotto a contare le nostre ciglia,

a darci i nomi alle nostre vene dei polsi,far brindisi con qual calamità!?

Per decidere in quale mosto buttarci, o li dove credono di cambiare il mondo

o in un bar ai confini del mondo dove non esiste nazionalità

a dirci: io ti odio dal giorno alla notte e ti odio appena mi dici meno di fino all’aldilà,

io ti odio come delle manette per non bere, come un incubo attorcigliato alle mie arterie,

oh complicità!E voglio dedicarti il mio compleanno!Io ti amo quando di notte

vorresti scrivere ovunque le tue domande gloriose a chi crede di comandare il mondo,

io ti odio come l’albero le frane,come una valanga odia la valle,

io ti amo come il freddo perenne del cielo ama l’estate,

come gli occhi degli animali nella notte amano chi mette monili luccicanti a coppie appesi ai rami,

io ti amo quando mi dici ;se ci lasciamo mi amerai ancora?

io ti odio più di tutto e il mio odio per te

è su quelle tue palpebre che non riesco a strapparti quando siamo attaccati avvinghiati,

io invece ti odio quando tu non odi con me,

io ti odio che il mio cuore in ogni sentimento è solo tuo.

Io ti amo nei miei occhi di sonno,entri prima del sole,

sento le mie vertigini sulla tua carotide, sei piuma sismica;

Di chi siamo noi stessi?Quale rima potrà mai

vendicare anche un solo secondo di noi?

Io e te uniti  nella foresta da un filo di rovi che stringevamo

Io e te uniti che per risolverci i problemi l’uno all’altra

uno dei due era comunque nelle rogne,

io e te uniti come quando come scura firma all’infinito,

ci nascondevamo dal sole a spinte infide mimando una gelosia pericolosa,

ci nascondevamo da sole ad abbracci da giudizio universale,

per più tempo possibile dentro dell’estate l’iride,

io e te uniti come spine fra spine senza curar la rosa,

io e te uniti che stringevo la tua mano in bocca per pensare ai miei casini la sera,

Io e te così vicini che vedevo il tuo viso prima della mia porzione di vita,

io so che le stelle mormorano a te per dire a me,

io vedo il panorama che alza cornucopie e il tuo scialle colorito me lo ricordava,

e qui sul fondo di due bicchieri che riflettono il giorno di oggi

e tu scalza sei anche quell’ultima goccia rimasta,

è per te questa frase amore, perché io odierei l’eternità se non esistessi,

noi due raggruppati in una lacrima nera che ingoieremo

e mentre la notte artica si affaccia attratta con occhi di balenottera

sul nostro svincolo dal destino poiché ognuno seguiva quello dell’altro

come una macchia nera nel creato noi,

Io ti dicevo, ho una stella col tuo nome in ogni galassia,

sei un perché di quel cielo,

il mare potrà saltare e li più grande della luna addosso a me,

lui non toccherà il mio occhio con tutta l’acqua che ha perché è tuo,

potranno tutti gli assassini della terra venire anzi che vengano dove e quando sfido il mare,

perché forse domasi sarò morto ma è per te questa frase amore,

perché io odierei l’eternità se non esistessi,e senza mai voltarci indietro ti dico:

“sappi che abbiamo già vinto da sempre,

non potranno mai spegnere i crateri che eruttano argento della luna

o far scoppiare il sole,destino glorioso affibbiato alla terra,

abbiamo vinto, questa è la nostra certezza”

è per te amore solo per te.

 

ALESSANDRO IDISIUM

 

 

MOONLIGHT DRIVE

Avanti nuotiamo verso la luna Scaliamo il flusso del mare Penetriano dentro la sera Che la città dorme per celare Nuotiamo via sta notte,amore Sta a noi adesso tentare Parcheggiati lungo l'oceano Nel nostro giro alla luce lunare.
Avanti nuotiamo verso la luna Scaliamo il flusso del mare Arresi a ogni mondo che attende E su un fianco ci si va a ripiegare.Nulla lasciato aperto E nessun tempo per decidere,Siamo scesi dentro a un fiume Nel nostro giro alla luce lunare.
Avanti nuotiamo verso la luna Scaliamo il flusso del mare Tu mi tendi la mano e vuoi un abbraccio Ma io non ti posso guidare.Piano, io ti amo E ti guardo scivolare,Cadendo per foreste umide Nel nostro giro alla luce lunare Giro di mezzanotte alla luce lunare.
Andiamo bimba,che in giretto ci andiamo a fare.Giù,giù lungo la sponda del mare.Ci andiamo davvero vicino,Ci andiamo davvero ad attaccare,Bimba stanotte ci andiamo ad annegare.Andremo giù giù giù.


THE DOORS - JIM MORRISON

 
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