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Cento cose per vivere posson bastare

Post n°75 pubblicato il 18 Agosto 2009 da Convallaria_majalis
 

LA STAMPA 15/8/2009  

Cento cose per vivere posson bastare

 

 

La sfida di un manager americano: tagliare il superfluo e resistere con pochi oggetti. Sul Web si è scatenato il dibattito: nella vita di oggi, che cosa è davvero indispensabile?

 

TORINO
E’ più o meno a metà del cimento. E per il momento pare resistere. L'imprenditore americano Michael Bruno, annunciò lo scorso anno, (e cominciò davvero il 12 novembre) che avrebbe vissuto un anno intero con sole 100 cose essenziali. E' la mia sfida al consumismo, disse, lanciando una moda neominimalista che ha raccolto adepti, imitatori, fiancheggiatori critici. Paginate sui giornali. Interviste. Guardatevi intorno, disse, siamo sommersi da oggetti inutili, compriamo compulsivamente oggetti inutili, gli oggetti non sono più strumenti per vivere, ma feticci che adoriamo senza nemmeno rendercene conto. Dobbiamo amare gli esseri umani, non gli oggetti. Perfetto. Dalle battaglie contro i vitelli d'oro combattute qualche millennio fa, fino al moderno marxianesimo, passando per anacoreti, San Francesco, mistici d’ogni fede, e psicoanalisi, sono tanti i precursori che hanno dichiarato guerra alla materialità della vita. Bruno lo fa per semplice sfida personale, per liberarsi dal consumismo folle, avido, egoista.

Il primo problema è stato decidere quali oggetti portare nel suo anno da «Lost» in California. S’è consultato on line con i partecipanti al suo forum. E s'è dato sette comandamenti. Solo cose di stretto uso personale. Letto, tavolo o sedie, sono cose «usate» con la famiglia (qui c’è un po’ puzza di trucco), quindi fuori dal computo. Gran parte dei ricordi sono stati accantonati. Niente oggettini madidi di ricordi proustiani. Figurine di Harry Potter, collezione di trenini Marklin sono finiti in garage, e probabilmente saranno venduti. Via i vecchi diari, solo un Moleskine pronto per l’uso. Per salvare la faccia con la moglie, s’è tenuto anche la fede nuziale, altrimenti 13 anni di matrimonio rischiavano seriamente di incrinarsi.

I libri erano una rogna spinosa. Che fare della biblioteca così ricca di volumi che gli hanno ispirato la sua svolta anticonsumista? Dibattito in rete. Tenerne solo uno, o considerarli come categoria, quindi salvarne svariati? Shakespeare o Seneca? Il solito dilemma dei bibliofili. Bruno dichiara ufficialmente tre Bibbie (una delle quali regalata dal padre). Ma ammette un «cheat»: per scoprire l’«inganno» rimanda alla lettura del suo futuro libro «La sfida delle 100 cose».
Col guardaroba è stato draconiano. Una ventina tra camicie, t-shirt, bermuda, una cintura, due paia di jeans, una cravatta (!), flip flops, e persino 6 magliette della salute (che molti, invece, avrebbero considerato esteticamente superflue). Un berretto di lana (che la moglie definisce «orrendo»). Sul capitolo biancheria intima probabilmente c’è stata un’insurrezione dei famigliari, terrorizzati dalle conseguenze per il loro olfatto. Mutande e calzini sono stati ritenuti «un solo oggetto», ovvero se n’è tenuti, una decina. «L’obiettivo è resistere al consumismo, non abdicare all’igiene».

Per svago e tempo libero, vero nutrimento dell’anima, non ha badato a economie. Nella lista c’è un po’ di tutto, dalla tavola da surf, all’attrezzatura per campeggio, dal sacco a pelo alla bottiglia d’acqua per lavarsi dopo una giornata tra le onde, alle scarpette per arrampicare. Niente iPhone, né Blackberry, ma iMac, stampante, orologio, un paio di macchine fotografiche, una vecchia automobile Mazda 929 di 16 anni.

La vita minimale procede. Cento oggetti possono bastare. Decine di persone lasciano messaggi, discutono nel forum. Chi entusiasta, chi critico, chi rilancia al ribasso proponendo una «Sfida delle 50 cose». D’altronde c’è qualche miliardo di persone al mondo che sopravvive con anche meno. Einstein, ricorda un individuo, sosteneva di poter vivere relativamente con poco, un violino, una penna, un orologio solare e una giacca di pelle (tutti regali di compleanno della sua seconda moglie). E i buddhisti, per liberarsi dalla legge del possesso, consentono solo otto cose: tre «Civara» (l’abito), una scodella per la questua, il rasoio, l’ago per cucire, il filo, il rosario, lo zaino, e un altro oggetto che dipende dalle scuole. Ma la loro è una sfida diversa. Bruno, sul piano dell’igiene, s’è adeguato più o meno adeguato, oltre al rasoio buddhista, ha salvato solo spazzolino, e trimmer per tagliare i peli nel naso e nelle orecchie.

Bruno ha lanciato la sfida delle 100 cose proprio mentre la crisi economica esplodeva in tutta la sua virulenza. Migliaia di americani hanno dovuto fare, ob torto collo, quel che ha fatto lui per scelta. Tante immagini abbiamo visto di gente sfrattata da case pignorate e di manager licenziati, che se ne andavano mesti con qualche scatolone contenente ciò che potevano e volevano tenere con sé. Se il suo manuale fosse già stato stampato, avrebbero potuto attingere consigli per riempire i box di cartone.

(BRUNO VENTAVOLI)

 

 

 
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