CARLO PARLANTI FREE

Mi mancava parlare con Carlo, orami erano due mesi che non riuscivamo a sentirci, non certo perché non volevamo ma perché, come saprete, Carlo è stato letteralmente sotto sequestro per tutto questo lungo periodo, un sequestro premeditato e studiato a tavolino per impedirgli proprio di raccontare cosa gli stesse succedendo, per non permettergli di parlare con noi della sua difesa.

Sono convinto che un uomo debba in ogni caso beneficiare dei propri inalienabili diritti, colpevole o meno dei reati di cui viene accusato, nel caso di Carlo la convinzione è rafforzata dalla consapevolezza della sua innocenza, dalla certezza di trovarsi di fronte ad un enorme abuso del diritto, un abuso aggravato dagli ultimi avvenimenti.

La storia di Carlo è semplice da conoscere, basta guardare gli articoli in questo sito oppure nel sito a lui dedicato da Katia , non starò quindi a ripeterla per l’ennesima volta, è tutto scritto nelle carte processuali, non c’è niente da inventarsi o di inventato, è tutto chiaro come il sole. Ancora più chiaro è per chi, come noi, ha visto gli ulteriori rapporti che verranno consegnati dal legale nel prossimo appello, documenti inconfutabili, lo dico con il massimo della freddezza e senza condizionamenti di sorta.

Tempo fa Carlo mi predisse con lucida freddezza quanto gli sarebbe accaduto e vi garantisco che non sbagliò di una sola virgola. Mi disse: vedrai che se farete casino cercheranno in tutti i modi di impedirmi di parlare con voi, più prove tirerete fuori più loro cercheranno di isolarmi. Così è accaduto, anzi, quanto successo negli ultimi due mesi supera di gran lunga qualsiasi previsione, pur immaginando che chi ha qualcosa da nascondere possa reagire in malo modo quando si vede in pericolo. 

In effetti il “trattamento” riservato a Carlo altro non ha fatto che confermare che si è sulla giusta strada, quella semplice di presentare le prove. Nessuna lamentela, nessun grido al complotto o vittimismo, solo prove, freddamente e sistematicamente, come lui ha sempre chiesto.

Ed è su questo che ci siamo basati in tutto questo periodo oltre che, naturalmente, ha pretendere la salvaguardia fisica di Carlo, una salvaguardia che più volte abbiamo temuto fosse in pericolo. Per questo andrebbe ringraziato il Consolato Italiano di Los Angeles che ha veramente seguito la vicenda in maniera impeccabile.

In molte occasioni ci siamo trovati nella condizione di non sapere esattamente dove stava Carlo, ci hanno detto che aveva la tubercolosi, poi che aveva un tumore. E’ stato tenuto incatenato al letto per giorni interi, senza nemmeno poter usare un orinale. Gli hanno fatto esami invasivi, biopsie, senza garantirgli il benché minimo supporto, come poteva essere mettergli proprio l’orinale a portata di mano. Roba da selvaggi. 

In altre occasioni è stato il Consolato a essere bistrattato, a essere depistato. Più volte si è visto rifiutare il sacrosanto diritto di poter parlare in privato con Carlo, un diritto internazionale, non di una festa paesana. Anche questo ci ha confermato di essere sulla strada giusta. Qualcuno che non ha niente da temere non impone tutte queste limitazioni, non isola chi può parlare.

Ora Carlo è di nuovo tornato ad Avenal e così ha potuto chiamare. Non che le cose siano migliorate di molto, gli è stato più volte contestato il fatto di essere “famoso” e per questo è soggetto a tante piccole e grandi angherie, fatti che per noi fuori possono sembrare quasi ininfluenti ma che per lui, ormai avvezzo alla vita carceraria, sono un segnale importante, un chiaro messaggio di pericolo.

Per questo motivo ci siamo subito attivati, spiegando a chi di dovere che Carlo non è una persona famosa perché frequenta il jet set ma perché è un uomo chiaramente innocente in prigione, un uomo a cui è stata tolta una buona fetta di vita e che lotta per dimostrare la sua innocenza, non per conquistare le prime pagine dei giornali. Nello spiegare questo abbiamo chiaramente specificato che riterremo le autorità carcerarie responsabili di qualsiasi “incidente” possa accadere a Carlo, compreso quelli provocati da altri detenuti.

Ormai siamo alle battute finali, quelle importanti che decideranno del futuro di Carlo Parlanti e probabilmente di quelle persone che lo hanno messo premeditatamente in questa assurda situazione, lo sappiamo noi e lo sanno loro, per questo nulla deve essere lasciato al caso, per questo la sorveglianza deve essere costante e “adeguata”. C’è molto in gioco e non solo per Carlo.

Franco Londei