Creato da Il_casellante il 24/01/2008
storie in transito
 

 

« BUON COMPLEANNO.X FILES »

AVANTI POPOLO

Post n°39 pubblicato il 08 Aprile 2008 da Il_casellante
 
Tag: Mario

Un venticello primaverile intiepidisce l’atmosfera, mentre l’inverno arretra. Mario si aggiusta il ciuffo con uno spruzzo di lacca. I clorofluorocarburi dello spray si mescolano al vapore delle nubi e ricadono sulla testa dell’umanità peccatrice, in una tiepida pioggerellina. Un altro spruzzo di lacca, prolungatissimo, azzera il capriccio di un ricciolo ribelle. Mario si prepara ad uscire. Stasera navigheremo oltre il confine delle acque territoriali, in giro per festini segreti che solo Mario conosce. Mentre lui si pettina, io cerco una via di fuga. L’impresa di smarrirmi nella notte, alla deriva, non mi alletta. Ripiombare nel girone dell’adolescenza, a trentasei anni è pericoloso. Non ho voglia di andare in discoteca. Elenco le scuse disponibili. Domattina lavoro. Lavora anche Mario. Lavora tre quarti dell’umanità. E allora, chi se ne frega? La scusa del lavoro, per Mario, è patetica. Si avvicina con un sorrisino di compatimento. Mi pizzica la guanciotta. Dice che stasera non accetterà il mio solito atteggiamento da vecchio. Provo con la scusa del terribile mal di testa. Mario dice che penso troppo e scopo poco. Al caso mio, mi prescrive una cura di speciali seratine che, d’ora in avanti, lui stesso provvederà a somministrarmi, almeno una volta ogni due settimane, venendomi a snidare fin dentro casa, per sfilarmi le ciabatte dai piedi, a morsi, se necessario. Insomma, stasera si va in discoteca. Provo con la scusa del gatto, abituatissimo a vedermi rincasare entro mezzanotte. Se tardo di un solo minuto, la bestiola attacca un miagolio lugubre e profondo che disturba la quiete pubblica degli altri condomini. Il colonnello  ha già inoltrato un esposto all’amministratore. Potrei finire seriamente nei guai. Mario ride e mi passa la sigaretta. Scherzosamente esaudisce l’’ultimo desiderio del condannato. Stasera, dis, co, te, ca. La sentenza definitiva è inappellabile.          

Guida con un gomito appoggiato al finestrino. Scruta le luci della notte attraverso i Ray Ban. Mastica la cicca, accelera. Da qualche parte, nei paraggi, c’erano  una volta i Giardini Sonori. Nessuno del gruppo ha mai capito esattamente dove, neppure quando eravamo assidui frequentatori, perché io Mario e Ciccio ballavamo sempre in stato semiconfusionale. Nessuno era in grado di memorizzare le coordinate precise del luogo. Che forse non era qui, tra queste viuzze monotone e umide che io e Mario stiamo scannerizzando da un’ora, senza captare neppure il più vago brusio. Forse, se c’era una volta, la discoteca adesso non c’è più. Giardini chiusi, o traslocati altrove. Chiedo a Mario da quanto tempo non balla. Rallenta, sputa la cicca, si sfila gli occhiali, afferra il volante con entrambe le mani. Mi risponde: un ‘tot’. Capisco dal modo in cui tira il fiato e si rilassa che anche Mario non ha più voglia di luci stroboscopiche e frastuono martellante. Tuttavia è troppo tardi per rinunciare. E’ stato proprio lui a chiamare in causa il nostro spirito giovanile che, stasera, deve dimostrare di essere ancora energetico ed entusiasta. Continueremo a girare in tondo per queste quattro strade incrociate come la griglia del Tris. Se non si commettono errori grossolani, nessuno può vincere e nessuno può perdere. Continueremo a cercare una discoteca, dove certamente la discoteca non c’è. Circoliamo da un’ora dentro uno spazio mentale. Vagamente disorientati. Chiedo a Mario se ricorda i bei tempi. Risponde: ‘ntz’, scuotendosi appena. Dalla sua bionda capigliatura laccata si scolla un ricciolo ispido, scattando all’insù come un’antenna contorta. Questo infastidisce molto Mario. Dacché mi ricordo di lui, ha sempre combattuto la guerra contro lo stesso ricciolo. Dosi massicce di lacca hanno sfibrato la sua zazzera folle, come appare adesso,   prostrata, secca e succube; ma il ricciolo ribelle sopra l’orecchio sinistro non ha ceduto neppure un capello: è ancora al suo posto di combattimento, rivoluzionario ed anarchico.

-         Passami la lacca.

-         Assomiglio ad una parrucchiera?

-         La bomboletta, please.

-         Dove trovo una bomboletta? Vedi forse una bomboletta, dentro questa macchina?

-         Nel cassettino portaoggetti.

-         Giri con una bomboletta di lacca in macchina?

-         Ovviamente.

-         Pazzesco.

-         Pazzesco per te, che della lacca non hai alcun bisogno. Per i quattro peli tuoi residui…

-         Meglio residui che fossili. Ti guardi ogni tanto allo specchio? Dio ti aveva piantato sulla testa un rigoglioso cespuglio di more, e tu gli restituirai un ridicolo parrucchino d’erba secca. Mummificato dall’abuso di lacca.

-         Rosichi? Se la calvizie ti destabilizza, posso consigliarti un eccellente analista.

-         Il primo strato di lacca a quale epoca risale? Scommetto cinquanta euro che è prepuberale. Non ti masturbavi ancora.

-         Risale all’epoca in cui anche tu avevi i capelli, con la differenza  che, adesso, tu hai smesso di pettinarti. .

-         Giulia fa ricerche nel settore della cosmesi. Potrei chiederle di inventare un solvente adeguato. Così, magari, recuperi un po’ di volume.

-         Dille di inventare un unguento che ti allunghi il batocchio.

-         Giulia non ha bisogno di unguenti.

Quando, tra vecchi amici che si sono allontanati per molti anni, tornano gli stessi discorsi sessuali, è segno che l’amicizia ha retto. Mi fa piacere ritrovare Mario; accompagnarmi con lui nel girotondo intorno alla discoteca fantasma, dove io Ciccio e lui abbiamo attraversato molte notti insieme.  Gli chiedo ancora se ricorda i bei tempi. Ancora risponde ‘ntz’. Non andremo in discoteca, ma la regola resta. Stasera Mario non tollererà discorsi da vecchi. Siamo giovani noi. Dobbiamo pensare al futuro. Mario ci pensa.

Peccato che la vita non sia un telefilm. Nella puntata di stasera, io e Mario avremmo potuto abbandonarci a vecchi ricordi. Per esempio, evocare insieme l’anima gloriosa di Ciccio, e riunire la band per l’ultimo, impossibile concerto. Mario, però, non ne ha alcuna voglia. La sua idea di progresso comporta il dovere di lasciarsi il passato alle spalle. La malinconia non si addice all’uomo moderno, che pensa a risolvere i problemi del presente, con l’occhio rivolto al futuro. Il languore del ricordo è un sentimento antiquato. Sprecheremo  tempo nelle retrospettive quando i nipoti ci scaricheranno dentro qualche ospizio claustrale, a prezzi modici. Intanto pensiamo a fare la storia. E’ giunto il momento di provvedere autonomamente ai nostri bisogni. Assumerci la responsabilità di subentrare al comando della corsa, per trascinare il gruppo in cima alla salita. Ora la testa si erge dritta in mezzo alle spalle quadrate di Mario, sostenuta con agio dal morbido collare di grasso  che gli doppia il mento.   Mentre fumiamo lentamente la  sigaretta, Mario mi illustra il programma.

Basta col solito perbenismo. Alla gente piace divertirsi, e si stordisce per dimenticare. La nostra intera generazione ambisce all’oblio. Basta col solito catastrofismo.  Nell’ipotesi peggiore, l’infinita misericordia di Dio ci concederà un’apocalisse primaverile. L’inferno a fuoco e fiamme è una dannazione adeguata a caratteri forti, gente che s’è straziata nel peccato con la stessa mistica passione con cui i santi attendono alla virtù. Noi siamo gente comune che cerca semplicemente di campare meglio. Basta anche coi santi e coi masochisti della virtù. Nel corpo di Cristo ribolle il fragile sangue di Adamo, sparso per primo sulla crosta terrestre, quando Dio Padre lo scaraventò a pedate  giù dalla vetta dell’Eden, e il meschino andò a fracassarsi le corna contro i sassi aguzzi del pianeta Terra. Allora, giacché ci è negata la beatitudine, qui dove siamo, cerchiamo almeno di divertirci un po’. Basta con le ipocrisie moralizzatrici. Chi si alza la mattina?  Una sola mattina basterebbe al Signore per riconoscere, tra le sue capricciose creature, il germe di un attaccamento al lavoro. Così Dio comanda e l’uomo si nobilita, impastando il pane col sudore della fatica. Ma sarebbe la  mattina più singolare dell’universo se un ominide due volte sapiente, perla dell’evoluzione, diplomato e laureato, aprisse  gli occhi al nuovo giorno  e desiderasse, con l’ardore di una vagina umida, dodici ore di fabbrica! Basta con la mitologia operaia! Il sistema ormai è automatizzato: succhia il magma dall’alto forno, lo impasta con la vernice cromata, lo sagoma col raggio laser, gli applica quattro ruote e un turbo interculer… Ecco un’automobile nuova, bella e pronta, con pochissimo sforzo. Per sviluppato che sia, l’ominide di turno ha premuto il bottone dello start  e altro non gli compete se non sovrintendere, con sguardo vigile, alla fluidità della produzione. Basta con la parità ecologica! Nella gestione delle risorse planetarie, l’umanità ha un ruolo biologico superiore: di presiedere la catena di montaggio, restando comodamente seduta.  Finché gli alberi dell’Amazzonia e le balene artiche  non saranno in grado di incipriarsi la faccia, continueremo a comandare noi. Per esempio potrebbe comandare Mario Rossi. Mammifero primate maschio. Onnivoro. Serenamente sovrappeso. Basta col salutismo ad ogni ora. Coito ergo sugna: godo purché si mangi. E qui al piano terra, persino si fuma. Gli uomini sono come caproni che vorrebbero far niente. Appunto si costruiscono i robot: che fatichino loro! Quale ingegno  naturale vorrebbe, al mattino, levarsi di buonora, senza che  il tempo resti,  dal suono della sveglia, di saziare fino in fondo l’appetito del sonno, crogiolandosi un ultimo istante sotto le lenzuola? Aprire gli occhi millimetro a millimetro, scaccolarsi la cispa, e poi via, subito  dritto alla spiaggia: svaccarsi  al sole. Che tanto, prima o poi, si spegnerà.  Basta con la paranoia dell’effetto serra!

Mario spreca ettolitri di lacca per domare i suo riccioli biondi, sparati in aria come i botti di capodanno. A me che lo rimprovero di bucare l’ozono, replica che non   è dimostrato. Cinque glaciazioni si sono succedute già agli albori del mondo creato, quando l’uomo era ancora una scimmia, e certo non avrebbe potuto alterare gli equilibri climatici con una scoreggia. I cicli geologici sono sconnessi. Pochi gradi di temperatura in più o in meno, nell’arco di qualche decennio, non contano. Bisogna misurare le stagioni del pianeta Terra con l’orologio di ere millenarie, e imparare a distinguere cosa davvero influisce e cosa no. Le abbiamo provocate noi le glaciazioni? Ogni tot milioni di anni, il campo magnetico si altera e succede quel che solo Dio ha previsto: piovono comete sui dinosauri,  affondano le foreste, il petrolio finisce. L’umanità è una specie vivente in lotta per la sopravvivenza. Quando verrà il suo momento di farsi da parte, avanzeranno di nuovo i rettili, oppure gli uccelli, o magari i batteri saprofiti. Se invece muoiono tutti, l’uomo e ogni altro animale, rimarranno le piante. Secondo Mario non si può escludere che un mondo migliore sia popolato  esclusivamente dai vegetali.  Estremizzando, potrebbe non essere popolato affatto. Le galassie che riempiono gli abissi siderali, prevalentemente sono mondi inorganici. Qualche seme di vita organica, altrove nell’universo, avrà pure attecchito, ma raro e disperso in uno spazio immenso, che, appunto, è fatto quasi tutto di gas, vuoto, e sali minerali. L’anidride carbonica offusca i cieli. I mari puzzano di benzina. Il deserto avanza. Dissolvenza in nero. Finito.  Alle piante e agli animali sopravvivrà la materia inerme del sasso. E’ immorale? Perché?  

Mario. Anche lui è contento di avermi ritrovato. D’ora in avanti ci divertiremo spesso insieme, diremo, faremo, penseremo al futuro. Se necessario, lui verrà a snidarmi con le unghie e coi denti per trascinarmi verso un destino più easy 

Mario si candida col Popolo delle Libertà.  In nome del nostro rinnovato sodalizio,  mi pizzica la guanciotta e mi chiede il voto. Ntz

La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/casellante/trackback.php?msg=4452585

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
>> Messaggio N. 1703 su © BLOGGO NOTES
Ricevuto in data 16/04/08 @ 09:22
Sono preoccupato per il cubo dell'ozono.

 
Commenti al Post:
lalupamora
lalupamora il 08/04/08 alle 11:28 via WEB
sai anch io scrissi di un certo Mario, e mi è piaciuta leggerla la tua storia
 
Rabiusena
Rabiusena il 08/04/08 alle 13:57 via WEB
BELLA QUESTA STORIA..!
 
prepuzio81
prepuzio81 il 08/04/08 alle 14:42 via WEB
La storia mi ha affascinato molto,soprattutto perchè sono scorci di vita reale e non fantasie di una mente eccelsa..tutti ci si possono rispecchiare in una storia così..complimenti..bellissima!! una pecca sul candidamento di Mario con Silvio,ma per il resto...
 
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero.
 

Area personale

 

Tag

 

Archivio messaggi

 
 << Ottobre 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
  1 2 3 4 5 6
7 8 9 10 11 12 13
14 15 16 17 18 19 20
21 22 23 24 25 26 27
28 29 30 31      
 
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 3
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Ultime visite al Blog

unamamma1lozana_andalusakudryashkaalmera1974horwatClaudia_Zed1974poison.deestradeperdute2Meg_novedriver1mIo_medusaferrariorettamaracicciaeyes.of.cat
 

Ultimi commenti

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963