Creato da Il_casellante il 24/01/2008
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Post n°40 pubblicato il 09 Aprile 2008 da Il_casellante
 

Rincaso da un giorno lunghissimo. Mi sento affaticato e  sporco.  Medito di concedermi una doccia prolungata. Controllo in giro che non sbuchi fuori mia sorella. E’ uscita, senza dubbio.  Non tornerà a dormire. Il suo guardaroba è sparso casualmente qua è la sul pavimento: segno inequivocabile che Francesca ha preparato la valigia per andare chissà dove, chissà per quanto, ma adesso sicuramente  non è qui. In casa sono solo. Farò la doccia, preoccupandomi di non lasciare alcuna traccia. Pulirò bene e non sposterò le boccette di shampoo. Deciso. Con voto unanime, io e la mia coscienza ci sfiliamo gli abiti ed entriamo in bagno. Zitti. In punta di piedi. Completamente nudi. Francesca non deve sapere. Io mi sono rifiutato di contribuire ai lavori di ammodernamento. Ormai siamo d’accordo che l’appartamento  è suo. Le ho ceduto la mia quota di eredità, a prezzo di favore. Quando avremo perfezionato l’accordo di fronte al notaio, mi trasferirò in campagna. Comprerò una specie di casolare, magari internamente solido anche se esteriormente piuttosto mal messo. Se ne trovano in provincia a prezzi ragionevoli. Vecchie case da contadini già parzialmente  inurbati: né rustiche né rurali, semmai vagamente vintage. Al momento, tuttavia, Francesca non dispone di sufficiente liquidità. La transazione è sospesa. Aspettiamo congiunture favorevoli. E, per vivacizzare l’attesa, buttiamo giù qualche muro. Per esempio rottamiamo lo studio che fu di papà per allestire il salottino dell’home theatre, oppure sradichiamo la vasca da bagno, antiquata e ingiallita, per  installare al suo posto  una moderna cabina doccia, dotata di sedici spruzzi e una centralina elettronica che calibra il getto. Con i soldi che non ha per pagarmi, Francesca ha avviato grandi opere di ristrutturazione. Più propriamente Francesca le definisce ‘un restyling’, e vorrebbe condividerne la spesa con me, essendo io, tuttora, proprietario al cinquanta per cento. Finché la vendita non si perfezionerà davanti al notaio, i lavori di manutenzione straordinaria competono in parti uguali ai due eredi. Giuridicamente, il contenzioso tra me e Francesca verte intorno alla questione ultima se il restyling possa considerarsi un lavoro di manutenzione straordinaria. Io penso di no, e non pago. Francesca, però, se ne frega. Prosegue coi lavori di ammodernamento, e anticipa lei la mia quota. Dice che scalerà il credito dal prezzo concordato per la vendita, quando, un giorno non precisabile, chiuderemo l’affare e l’appartamento sarà solo suo. Dunque, per dimostrarle che un rubinetto è utile ad entrambi,  - laddove mancasse, sarebbe un intervento di manutenzione straordinaria istallarne uno -, mentre una cabina doccia computerizzata è un costoso feticcio che piace solo a lei, ho intrapreso un’azione di boicottaggio, giurando a Francesca che nella sua nuovissima  cabina doccia io non avrei mai messo piede.  Cento euro, sul mio onore. Da vincere facili, perché io, abitualmente, dormo e mi lavo da Giulia. L’appartamento dei miei, sostanzialmente, è già tutto di Francesca. Sono andato via. Diremmo  ‘ho traslocato da Giulia’, se Francesca  pagasse la quota che mi spetta e potessi, anche formalmente, lasciarle campo libero. Invece continuo a risiedere qui, per presidiare la mia porzione di territorio. Ho le chiavi. Entro ed esco a piacer mio, quando mi pare, perché Francesca sappia che vivo da Giulia, ma abito ufficialmente ancora in questo spazioso appartamento dove mamma e papà ci hanno cresciuti e pasciuti insieme fin da piccoli, e adesso che loro sono morti, noi, io e Francesca, insieme resteremo. Finché Francesca non paga, mi riservo di andare e venire senza preavviso. Stasera, ad esempio, Giulia è partita per l’ennesimo convegno, e io ho deciso di dormire qua.   Riconsegnerò le chiavi  solo davanti al  notaio. Poi, probabilmente, io e mi sorella ci perderemo di vista, limitando le occasioni di incontro a qualche pranzo nei giorni di festa comandata. Però resterà tra noi, a garanzia dell’affetto che ci lega, un atto legale di spartizione dell’eredità, scevro dal rischio di rivendicazioni tardive e rancori partigiani. La correttezza nelle transizioni è essa stessa una manifestazione d’affetto tra persone adulte, che, se non hanno imparato ad amarsi in trentasei anni di coabitazione, dimostrano comunque rispetto reciproco, e dunque sottoscrivono patti chiari. Gli scontrini, le ricevute fiscali, i contratti e gli atti notarili, oggi gravemente sviliti a strumenti di truffa ed abuso, sono originariamente garanzia di onestà reciproca, chiarezza, e trasparenza. Oggi si discute molto di politica. A favore o contro. Si discute moltissimo di economia. Dappertutto questioni di soldi e di potere: come spendere bene i soldi, come gestire al meglio il potere. Ogni ideologia, dalla liberalizzazione dei mercati all’abolizione della proprietà privata, si misura su questo: chi paga e chi decide.  Anche la difesa dei diritti umani prevede una battaglia per i soldi e per il potere. Dunque si tratta di scegliere un modello e di praticarlo. Nelle contrattazioni sociali dovremmo sforzarci di essere  capitalisti oppure anticapitalisti, laici o teologici, tradizionalisti o scapigliati. Io di economia e di politica me ne intendo quanto basta al mio lavoro in azienda. Non un grammo di più. Col briciolo che so, penso tuttavia che, dentro e fuori l’azienda, per esempio nelle famiglie, nelle scuole, nelle pubbliche piazze, in televisione, allo stadio, nelle basiliche e nelle moschee, negli ospedali, sui treni, negli aeroporti, nei cortiletti interni e nei bagni per le signore, anche senza ragionare di soldi e di politica, rinviando ad un secondo momento ogni intenzionale tentativo di cambiare il mondo, potremmo, se non altro, cercare di essere più civili. Vuoi una doccia con sedici spruzzi termo-regolati e un display impermeabile a cristalli liquidi? Vai dal rivenditore autorizzato, la scegli  tra altri sei modelli in catalogo, - mille euro in più, mille euro in meno - , paghi per il modello più costoso, paghi l’elettricista per gli allacci, paghi il piastrellista che copre i buchi dove l’idraulico ha dovuto sfasciare, paghi l’idraulico, e dunque sentiti pure autorizzato a fare tutte le docce che vuoi, senza chiedermi un soldo; perché io, dentro la tua   idrocabina  spaziale, non ho intenzione di metterci piede. Per me è un feticcio inutilmente costoso. A me basta un rubinetto d’acqua calda e una saponetta di Marsiglia. Però però… Francesca stasera non c’è.  Io e la mia coscienza siamo soli in bagno. Senza slip. Entrambi affaticati da un giorno lunghissimo, e un po’ maleodoranti di sudore. Procedere con cautela, senza smuovere le boccette si shampoo. E poi pulire a fondo: soprattutto raccogliere i peli. Stasera il boicottaggio è sospeso. Stasera, non si considera. Quale sera? Nessuna sera. Dimenticare. Resettare.  Programmo la centralina  schiacciando sul display il tasto ‘relax’. Tutte le funzioni di cui è dotato l’ultimo modello di idrocabina Teuco automaticamente si attivano per assecondare il mio bisogno di pulizia. Seduto al centro della piattaforma, sopra lo sgabello ergonomico, mi abbandono al massaggio sincronico  di sedici spruzzi, che rimbalzano allegramente contro il mio corpo nudo, ermeticamente chiuso dentro un cilindro luccicante di acciaio e  cristallo. Una cabina doccia di ultima generazione è uno stargate. Quella che abbiamo fatto installare in casa legge persino gli mp3. Mentre mi cospargo di bagno schiuma, ascolto Liszt. Un vortice di note che si impennano e si inabissano, tremolii e mitragliate di semibiscrome, mirabolanti virtuosismi pianistici. La musica classica non mi interessa. Ne capisco troppo poco, e dunque, quando l’ascolto, mi sento ignorante. Sentirsi ignoranti interessa a qualcuno? Però però… Dentro la più costosa cabina doccia che legge gli mp3, la musica classica sortisce un effetto speciale: induce ad immedesimarsi nelle persone del ceto medio-alto, che  spendono  cinquemila euro per il piacere orgasmico di  ascoltare les études d'exécution trascendente mentre si insaponano le ascelle. Tuttavia  io non l’ho fatto. Non l’ho detto. Non l’ho neppure mai pensato. Fra pochi minuti, questo messaggio si autodistruggerà.  

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Commenti al Post:
21474
21474 il 11/04/08 alle 14:06 via WEB
Meno male che sono figlia unica....
 
kickingforkicks
kickingforkicks il 13/04/08 alle 23:54 via WEB
Grande storia!! Ciao!!
 
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