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La parola della domenica...

Post n°1347 pubblicato il 17 Gennaio 2011 da catholicmind

III Domenica T.O - Anno A - 23 Gennaio 2011

Prima Lettura: Isaia 8,23-9,1-3

Salmo: 26

Seconda Lettura: 1 Corinzi 1,10-13.17

Vangelo: Matteo 4,12-23

Da discepoli incontro al mondo
 
Gesù inizia il suo ministero dopo aver saputo che «Giovanni era stato arrestato». È un'annotazione che va oltre il semplice significato cronologico. È già una prefigurazione della sorte che attende lo stesso Gesù: come tutti i profeti e come Giovanni Battista, anche Gesù subirà il martirio. Era logico aspettarsi che l'annuncio messianico partisse dal cuore del giudaismo, cioè da Gerusalemme, ed eccolo invece partire da una regione periferica, la Galilea, generalmente disprezzata e ritenuta contaminata dal paganesimo.
Ma proprio ciò che costituisce una sorpresa è per Matteo il compimento di un'antica profezia e il segno rivelatore del messianismo di Gesù: un messianismo universale che rompe con decisione ogni forma di particolarismo. L'annuncio di Gesù - un annuncio abituale, ripetuto («da allora cominciò a predicare») - è riassunto da Matteo in una formula di estrema concisione: l'arrivo del Regno («il Regno di Dio è vicino») e l'imperativo morale che ne consegue («convertitevi»).
L'episodio della chiamata dei primi discepoli è collocato sulla riva del lago, dove Gesù stava camminando e dove gli uomini erano intenti al loro lavoro. L'appello di Dio raggiunge gli uomini nel loro ambiente ordinario, nel loro posto di lavoro. Nessuna cornice sacra per la chiamata dei primi discepoli, ma lo scenario del lago e lo sfondo della dura vita quotidiana. I tratti essenziali di questo racconto sono quattro. Primo: la centralità di Gesù. Sua è l'iniziativa (vide, disse loro, li chiamò): non è l'uomo che si autogenera discepolo, ma è Gesù che trasforma l'uomo in un discepolo. Il discepolo, poi, non è chiamato ad impossessarsi di una dottrina, neppure anzitutto a vivere un progetto di esistenza, ma a solidarizzare con una persona («seguitemi»).
Al primo posto c'è l'attaccamento alla persona di Gesù. Secondo: la sequela esige un profondo distacco. Giacomo e Giovanni, Pietro e Andrea lasciano le reti, la barca e il padre. Lasciano, in altre parole, il mestiere e la famiglia. Il mestiere rappresenta la sicurezza e l'identità sociale, il padre rappresenta le proprie radici. Si tratta, come si vede, di un distacco radicale. Terzo: a partire dall'appello di Gesù, la sequela si esprime con due movimenti (lasciare e seguire) che indicano uno spostamento del centro della vita. L'appello di Gesù non colloca in uno stato, ma in un cammino. Quarto: le coordinate del discepolo sono due: la comunione con Cristo («seguitemi») e una corsa verso il mondo («vi farò pescatori di uomini»). La seconda nasce dalla prima. Gesù non colloca i suoi discepoli in uno spazio separato, settario: li incammina sulle strade degli uomini.

Don Bruno Maggioni (Biblista)

 
 
 
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Data di creazione: 01/07/2007
 

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