...
"Questo secondo mondo dentro le linee. Vero? E questo significa adattarsi? Questo non vuole dire adattarsi. Non bisogna adattarsi per ignorare il freddo, il vento e la stanchezza. Non ignorare "come se". Non è freddo. Non è vento. Non c'è vento freddo dove tu sei. Vero? Non è "adattarsi alle condizioni". Fai questo secondo mondo dentro il mondo: qui non ci sono condizioni."
Infinite Jest, D.F.W. pag. 551
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Barista: “Caffè al cocco?”
Daniela: “Sì ti prego!”
B: “E’ da tanto che non passi!”
D: “…eh già!”
B: “Periodaccio?”
D: “Diciamo non più del solito!”
Cliente1: “Ieri tornato a casa ho scoperto che lo zio di mio cugino è morto!”
Io non amo particolarmente le persone che si intromettono nelle discussioni altrui, ma dopo un’affermazione del genere, sfoderare lo sguardo più “empatico” che mi possa riuscire alle 7.48 del mattino è d’obbligo.
D:“Accidenti mi dispiace!”
BANALITA’ GEOLOGICA! Non ho mai idea di cosa dire! Solitamente sto zitta…ma il silenzio in questo caso è troppo imbarazzante!
C1: “Bhe non lo conoscevo! Ma mi ha dato da riflettere questa notizia!”
La voce interiore mi implora “STAI ZITTA,! DANNAZIONE, BEVI QUEL CACCHIO DI CAFFE’ E VATTENE!!!!
D:“Su cosa?”
Troppo tardi! Sento di aver scatenato un processo inarrestabile che mi porterà ad un’inevitabile sensazione di inadeguatezza nei confronti dell’intero mondo geopolitico.
Cliente2: “Giorno! Di che parliamo?”
Ma perché in questo bar nessuno si fa gli affari propri???
C1: “Ehi ciao! Stavo dicendo che è morto lo zio di mio cugino e che sta cosa mi ha dato da riflettere!”
Ma “lo zio di suo cugino” in che rapporto di parentela era con lui? Mah!
C2: “Eeeeh la morte! Lascia sempre perplessi… credi nell’aldilà?”
NON CHIEDERLO A ME! NON CHIEDERLO A ME! NON CHIEDERLO A ME!
C1: “Certo! Altrimenti come si fa a vivere?”
MA PER LA MISERIA! SONO LE 8.00 DEL MATTINO E IO VOLEVO SOLO UN BASTARDISSIMO CAFFE’ AL COCCO!
C2: “E tu?”
Ecco… Odio la necessità di “condivisione” del mondo moderno…
D: “Io?”
C1: “Sì, bhe non puoi non crederci!”
COME NON POSSO?
D: “Dubito ci sia qualcos’altro!”
Lo sguardo del C1 si tramuta in una maschera del teatro greco… TITOLO: POVERA TE!
C1: “Non è possibile!”
D: “Non è possibile che io NON creda al paradiso?”
C2: “No… devi crederci! QUANDO MORIRAI DOVE ANDRAI A FINIRE?”
D: “Non ne ho idea… Da nessuna parte suppongo”
VOGLIO SIMULARE UNO SVENIMENTO!
C1: “Solo perché non hai avuto mai contatto con la morte! Altrimenti non la penseresti così…”
Venti minuti di racconti di disgrazie e di testimonianze di parenti, amici, parenti di amici e amici di parenti, di chi, vicino ad un ipotetico "paradiso" c'è stato, di tunnel con la luce in fondo, di voci! VOYAGER AL CONFRONTO E' IL NULLA!!! (anche se VOYAGER è nulla a confronto di quasi tutto!)
I miei occhi vagano raminghi alla ricerca del sostegno del barista... Porca merda! E' al telefono!
D: “Va bhe va… io PURTROPPO devo andare…”
Non ho mai amato gli impegni di lavoro come oggi!!!!
Saluto il barista, noto uno sguardo quasi di scusa… gli rispondo con uno sguardo “nonècolpatuasetuttiquellichenonhannouncazz’altrodafarecomemevengonoqui” e me ne vado…
Arrivo in ufficio (in ritardo!) mi siedo alla mia scrivania e…
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MA PERCHE’ CAZZO DOVREI MORIRE IO??????
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"Era una di quelle circostanze in cui percepiva la curiosa ingiustizia derivante dall'essere una ragazza perspicace e intelligente, poichè quanto più la sua mente penetrava in profondità una data situazione, tante più erano le alternative a disposizione e dunque l'imbarazzo della scelta: era la "lucidità" più ingiustamente sconfortante che si potesse immaginare..."