post all'ombra

...rintocchi...

   ...nella città antica, di inconscie tradizioni erose nelle gialle pietre dei vuoti edifici, umidi di un mare al sorgere del sole, dove le lastre tutto raccontano al chiaro dei gozzi in fondo al porto... momenti di benedizione ai vecchi e barricati tempi ostili.

   La carezza del vento salmastro sui moli della batteria inumidita evocano una stasi di nostalgie, di viaggi incompleti, da compiere o compiuti, verso un dove e verso un quando che in realtà portava qui al suolo discepolato negli insegnamenti dei mancati decori.

   Problemi che si sciolgono nei loro disincastri iodati, evaporano davanti alla conclusione di un giro di sereni gerani, sbarcati e lucidati da una burrasca cessata nella fede e bellezza di una coscienza, purgata dalle navi che stanno lì per navigare, dai piccioni che non stanno lì a spigolare, da una Croce che dispone lì ad essere portata...

...omnia fui, nihil expedit...

...mutismo...

   Nessuna risposta. Distacco. Appena il suono del respiro. E la senzazione di poter contare su di una maggiore argenteria, senza aver voluto varcare la soglia, con l'impressione di aver schivato il fango da quella scollata scarpa blu che montava la cassaforte del passato, dell'oggi... del divenire ?

   Si sentiva chiaro nell'aria lo svogliato sgocciolìo che manco una rana si sarebbe chinata a supplicare. Sporsi una biro tra le dita per prodigarmi ad un giovedi avvolto nel cellophane di una vetrina disaffezionata, recuperando quei gesti passati ed osservandoli cinicamente in cerca di dismissioni e disimpegni ad occhiolino.

Pausa tormenti. Zero confusioni. Sazia cognizione. Precisione. Prudenza. Discrezione. Pensando ad una sola cosa per volta, ubriaco di fieno e limone, cercando di imboccare la giusta provenienza, imbroccando la strada buona e fresca verso l'andante a vista, il maturare biologico del tempo, l'attento cucito della futura uniforme.

...attrici...

   Se va bene comunque, è possibile interrompere la comunicazione.

   Senza indugiare, ripresi a pedalare verso il lustro antico di una gente dal duro immaginare, attraversando la storia scritta nei porosi mattoni  rosicati dal tempo, dalla fretta del mare, dal sudore dei ferri battuti.
   Un profumo sonnecchiante di giglio e vaniglia, fiatoi a mulinello che ungevano la strada senza marciapiedi, senza prati e siepi.

   All'angolo di fondo al vicolo, una giovine rosa con la vita di fuori ed un nastro perlato sul polso, procedeva al passo sereno conversando al sole. Mi passava cosi vicino da rendere incerto il mio procedere tanta era la sua dolcezza; uscì al bivio, per mia fortuna, perdendola di vista. Ma per poco, che la incrociavo nuovamente, pareggiando i nostri sguardi per un attimo, rendendoci di li a breve invisibili.

   Arrivai in fondo, ma tornai con calma al porticato cercando un'ultima occhiata. Scossi il capo, tirando dentro l'addome il ricordo ...i ricordi...

...alla frutta...

Ho visto abbastanza... abbastanza da capire che
continuate impuniti a voler difendere la famiglia :
la Vostra Famiglia...
sbattendovene altamente di sostenerne di nuove...
o di permetterne future.
Recitate una parte come migliori attori,
prime donne capaci solo di fare
bip bip bip oltre ogni altra importanza.

Non pensiate che possa sostenere stupidi
castell'in aria sulle chiacchiere del vento.
E' facile abbattere la noia di un'attesa
che s'approssima a volgere...
ed allora all'imbrunire si aprirà nuovamente la porta
del droit de le faire, della freschezza, della pulizia,
finendo così di girare al largo della ridicola arroganza
delle vostre misere anime a pagherò.

Cominciate già ad implorare prim'ancòra che sia tardi,
scadendo così le meschine certezze e ritirando tutte
le parole grasse con cui fierate ignari
all'umile invito divino per la fede,
per la gioia della discontinuità, per la serenità di una
amicizia senza inutili sforzi nel farla sembrare tale...

La Terra terrà sempre il primo posto.
Il Cielo terrà comunque le redini del Mare.
La Fede risponderà sempre della guarigione.
La Gratitudine è infinitamente un infinito Valore.

...vinco...

   ...richiamare alla mente le condotte, cercando di riconoscere tutti i rovesci dati e subiti constatando aspramente di quanto fossimo stati ciechi alle fortune ed ai suoi favori. Adesso resta soltanto l'affrancarsi dai suoi giochi, bilanciare le energie, inseguire la vera fortuna in una pace perfetta, andare a letto sazi di questa cognizione e ricongiungersi a nuovi incantevoli sogni.

   Sognare, senza aver la parvenza di esser in sogno, fintanto che l'indiscreta pioggerella del buio non pavimenti il calcare digiuno della soglia di oriente. M'incammino, stessa discesa, dritta a nord, alla prua di casa-bottega, verso il sussurro. Una Chiesa, un operaio, un tempo biricchino, una ghirlanda smeraldo, solito posto insomma, ma quasi sempre diverso, inquieto, non proprio desiderato.

   Un gergo difficile, àfono, anti-armonico. Una lunga storia da cui voler starne fuori ma che il tempo ha scritto contro ogni possibile dissentimento e consacrazione. Torna presto l'impulso di voler tornare nella cornice, di evitare la vuota conversazione, continuando parimenti l'aratura dell'innocente vigneto cromatico ancora in fasce...