Gli eventi della seconda guerra punica
· Nel 219, Annibale (generale cartaginese) pone l'assedio a Sagunto, città sotto il protettorato di Roma, determinando così il casus belli; anche nel caso di questo conflitto però, non tutti a Roma sono favorevoli.
Il piano di Annibale e di Cartagine è quello di portare la guerra in Italia attraverso le Alpi (come effettivamente farà), e lì di scardinare la compagine romana (cosa che sui tempi lunghi riuscirà in parte a fare) per limitare la potenza di Roma sul piano internazionale, riacquisendo il ruolo di potenza egemone.
Roma invece imposta la guerra su due fronti: in Spagna e in Italia. Suo obiettivo è di tagliare le gambe al nemico sul territorio iberico (da dove provengono tutte le sue risorse militari) e fare quadrato di fronte alle invasioni italiche.
Col tempo Annibale arriverà fino nel sud d'Italia, ma la guerra in Spagna sarà fondamentale per vincere il conflitto!· Annibale in Italia: sconfitta del 217 dei Romani sul lago Trasimeno e dilagare del nemico nella penisola.
A Roma viene instaurata la dittatura di Fabio Massimo (senatore di parte aristocratica), il quale elabora e mette in atto la strategia bellica che sarà utilizzata sul fronte italico, strategia consistente - più che in scontri frontali col nemico - in lunghe manovre di logoramento. Tale strategia verrà seguita nel corso di tutto il conflitto in Italia.
In questo periodo inoltre il Senato, approfittando della situazione particolarmente difficile, riuscirà a prendere in mano le redini della guerra, ponendo così i presupposti del suo futuro monopolio politico-militare.
A questo punto però, le risorse dello Stato già non bastano più a finanziare la guerra, e si è perciò costretti a ricorrere ai finanziamenti di alcuni privati cittadini particolarmente ricchi, ovvero di alcuni esponenti della prima classe di censo: inizia così, in questi anni, l'affermazione a livello finanziario della classe dei cavalieri, i quali col tempo acquisiranno pressoché totalmente il monopolio sugli appalti statali.· 215: Viene stipulata un'alleanza tra l'Impero cartaginese e la Macedonia di Filippo V in funzione anti-romana. Filippo attacca i territori balcanici (l'Illiria) di Roma, mentre quest'ultima reagisce alleandosi con la lega Etolica, in rivolta da tempo contro la dominazione politica macedone.
Roma dunque combatte ora addirittura su due fronti. In tal modo tuttavia, essa allontana il pericolo di un attacco congiunto di Cartaginesi e Macedoni.
Nel frattempo in Spagna i due Scipioni portano avanti un'opera di indebolimento del fronte cartaginese. Verranno uccisi entrambi dal nemico nel 211.· 211: Sulla scia dell'indignazione popolare viene eletto proconsole della Spagna Publio Cornelio Scipione, che presto diverrà (dopo l'ormai vecchissimo Fabio Massimo) il nuovo leader della guerra, portandola a compimento in favore di Roma. In pochi anni il giovane generale risolverà la situazione in Spagna, mettendo i nemici con le spalle al muro.· 205: Roma stipula una pace con la Macedonia.· 204: Publio C. Scipione detto Africano porta la guerra fino in Africa, dove nel 202 porta a termine la guerra, decretando inoltre la fine di Cartagine come stato autonomo e il ridimensionamento drastico dei suoi territori.
Quella portata avanti dagli Scipioni - come quella di Appio Claudio o di Gaio Flaminio prima di loro - è e sarà sempre una politica aperta e protesa verso il futuro, disposta ad assecondare i cambiamenti strutturali, sociali e culturali in atto (celebre ad esempio è la diffusione, dovuta agli ambienti degli Scipioni, della cultura greca in Roma). Ma come tale essa sarà anche fortemente invisa ai senatori.
Così gli Scipioni, pur guadagnandosi il plauso generale della plebe, accumuleranno nei propri confronti anche l'ostilità degli ambienti nobiliari più tradizionalisti, un'ostilità che esploderà alla fine della guerra macedone. Vedremo tra poco più in dettaglio questo episodio, assieme a ciò che esso nasconde.b) Gli eventi della guerra macedone
La guerra macedone è il primo vero atto imperialistico di Roma: essa non nasce difatti solo da necessità di difesa e consolidamento dei propri territori, trovando la propria origine e la propria giustificazione anche nelle ambizioni di natura espansionistica della classe dirigente romana.
Vedremo meglio più avanti quali siano le ragioni della scelta espansiva sistematica di Roma.
Questi i fatti essenziali della guerra contro Filippo V:· 200: il Senato decide di attaccare la Macedonia. La ragione di tale decisione sta, oltre che nelle nuove ambizioni territoriali romane, anche in un rimescolamento delle sfere d'influenza tra gli stati ellenistici, rimescolamento dovuto a una temporanea debolezza dell'Egitto dopo la morte del sovrano. Con ogni probabilità, si teme un crollo di quel sistema di alleanze che è stato favorito con la pace del 205, e sul quale dovrebbe fondarsi la sicurezza dei possedimenti orientali di Roma.
Gaio Quinzio Flaminino sarà il protagonista della politica orientale di questi anni. Imbevuto di cultura greca, il suo obiettivo è quello di tutelare l'indipendenza delle città-stato greche, esercitando però allo stesso tempo un protettorato romano sull'area interessata, ricavandone ovviamente anche dei vantaggi di carattere economico-politico!
Flaminino rappresenta, al pari di Scipione, la Roma 'nuova' dei cavalieri, interessati fondamentalmente a sviluppare e a estendere una vasta rete commerciale e favorevoli a instaurare dei rapporti di collaborazione con gli altri Stati: insomma una Roma aperta al nuovo e propensa più a una politica basata su equilibri e mediazioni, che non su un imperio di tipo tradizionale.Una tale politica, seppure basata anche su considerazioni di natura pragmatica, non è comunque scevra di un certo idealismo di fondo, legato soprattutto al fascino esercitato su Roma dalla più antica e superiore cultura greco-orientale. Forte è dunque, come già si diceva prima, l'affinità tra Flaminio e il circolo degli Scipioni.
Ma Roma ha anche, nella Macedonia, un grande nemico, il quale tende a ostacolare i suoi interessi espansionistici in quelle zone, mostrandosi riluttante a piegarsi al suo predominio.· 196: Flaminino sconfigge l'esercito macedone nella battaglia di Cinoscefale, costringendo Filippo a rispettare l'indipendenza greca. Una tale azione è un chiaro esempio del tipo di progetto che Flaminino vuole portare avanti, progetto che coniuga le istanze autonomistiche greche con quelle di dominio e di protettorato di Roma sulle regioni orientali.
Ma i veri problemi per Roma iniziano proprio a partire da tale successo militare. Per essere coerente con il suo programma, infatti, Flaminio vuole una Grecia libera, guidata diplomaticamente da Roma, senza che alcun esercito si insedi sul suo territorio.
Attraverso questo piano però (pur per certi versi economicamente molto vantaggioso) non sarà possibile tenere la situazione realmente sotto controllo.· Il 194 dimostra la precarietà della situazione orientale: la lega Etolica chiama Antioco (re di Siria) in aiuto contro quella Achea.
A sedare quest'ennesima rivolta verrà mandato perciò non più Flaminino ma Scipione l'Africano, nelle cui capacità tutti ripongono fiducia. Questi, con una campagna militare conclusa nel 188, ridimensiona la potenza siriaca trovando in Rodi e Pergamo (due piccoli regni ellenistici) gli alleati della propria politica d'espansione.
Egli avrà inoltre un'idea di dominio un po' diversa rispetto a quella di Flaminino: il suo progetto infatti non consisterà tanto nel sorvegliare e controllare l'intera compagine ellenistica esercitando un semplice protettorato sulle città greche. Egli sceglierà piuttosto di intrattenere dei rapporti diretti e quasi personali con i regni orientali [si vedrà, nei prossimi anni, come i poteri personalistici e clientelari trovino, anche al livello dei rapporti internazionali, un grande rigoglio e un notevole ampliamento], sviluppando in tal modo un complesso sistema di alleanze internazionali.
Tuttavia, pochi anni dopo quest'ennesimo successo politico e militare e il successivo glorioso ritorno in patria, Publio Scipione Africano verrà destituito dal Senato: un evento questo apparentemente inspiegabile, le cui ragioni sono in realtà da ricercare - come si vedrà qui di seguito - nell'inizio di un nuovo tipo di politica da parte di quest'ultimo, tutta tesa ad accentrare attorno a sè i poteri dello Stato.