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« Distrazionimaterialismo storico »

volere è potere

Post n°707 pubblicato il 03 Novembre 2015 da ciemmetre

Avrei voluto scrivere qualcosa di unico; qualcosa che resti immancabimnete nella memoria del malcapitato che avesse voluto passeggiare fra queste righe. Ma scrivere esige impegno e concentrazione che troppo sovente sono succhiati da atti morbosi che sono complementari al nostro senso del dovere.

Scrivere, banalmente detto è un'arte difficile e razionale con cui si costruisce o si strutturano vicende e personaggi; si pennellano situazioni e si delineano ricordi che di sera si appannano con la nebbia della stanchezza.

Scrivere qualcosa di unico e di grande resta ancora una meta lontana; queste sono solo frazioni di scrittura, piccoli esercizi quotidiani seguiti in modo incostante e spesso svogliato fra una sigaretta e una radio che sa come tenermi sveglio ed ispirato.

Il pessimo vizio di chi scrive come me è quello di farlo in prima persona. E' la pura soggettività di un diario a cui manca l'inizio fragoroso di "caro diario"

Eppure molti, moltissimi anni orsono un diario fu fra le mie mani, scrissi i miei pensieri, ma la mia famiglia era composta da una molteplicità di individui che troppo spesso, anche a causa degli spazi esigui, invadeva gli spazi vitali. Quel diario fu violato, letto da qualcuno che non ebbe il coraggio di mettere in piazza le sue colpe. Ebbi dei sospetti, mai suffragati da prove, ma di più non voglio dire.

Creai un diario elettronico, non quello attuale. Fui uomo, padre e marito; venne violato anche quello dalla mia donna che ora vive in un'altra casa e lontano dal mio cuore. La reazione fu di ira funesta e di nausea. Mi deluse come donna e come soggetto, persi la stima che di per se stessa era già deteriorata. Il resto è solo storia. Me ne andai.

Continuo a scrivere ancora, piccoli pezzi, frastagliati, descrizioni in chiave soggettiva di tutto quello che mi passa per la mente, senza alcuna intelaiatura precostruita, o prestrutturata, per questo motivo è molto probabile che non riuscirò mai a scrivere qualcosa di unico e di grande; perchè ci vuole tempo e di sera, quando la radio ammorbidisce il silenzio; il letto vanta una priorità assolutà, e dopo quello solo un sonno che lavi la sporcizia dei pensieri che si sono accumulati in tante ore. Domani forse o dopodomani, tanto c'è tempo e c'è ancora tanta musica da ascoltare e carta da sporcare con una penna.

 

Message in a Bottle

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Commenti al Post:
fugadaipiombi
fugadaipiombi il 03/11/15 alle 23:51 via WEB
Bello questo pezzo, l'ho letto tutto d'un fiato, ritmicamente perfetto. E poi concordo: scrivere costa fatica, raccogliere pensieri, dare loro un filo logico non è certo facile, ma a te riesce bene, perché non annoi, tratti le parole come se stessi sempre sul filo di un rasoio e la cosa è piacevole per chi ricerca emozioni....
 
gaza64
gaza64 il 04/11/15 alle 12:15 via WEB
Il mio diario, invece, l'ho perduto. E chi l'ha ritrovato, pur avendomelo comunicato, se l'è tenuto.
Come gli altri che gli sono succeduti nel tempo, era più un'accozzaglia di lettere e disegni, che il depositario di un discorso continuo e compiuto.
Sembra comunque che l'assioma "Volere è potere", sia stato da tempo superato e rovesciato nel significato: se manca l'ingrediente indispensabile per scrivere, è impossibile riuscirlo a fare. Pur avendo abbondante quantità d'inchiostro a disposizione.
Un saluto, Gabriella.
 
several1
several1 il 04/11/15 alle 13:39 via WEB
scrivere per se stessi, scrivere per chi leggerà di nascosto, scrivere per chi non leggerai mai una riga ... modi di "voler" scrivere ... e quante parole non scritte dentro all'inchiostro che rimane sulle dita ... I’ll send an S.O.S. to the World/Word
 
ciemmetre
ciemmetre il 04/11/15 alle 21:28 via WEB
Cercherò di rispondere in maniera democratica e comunitaria a coloro i quali ebbero la pazienza e la costanza di leggermi. Anzitutto un grazie, e suppongo sia il minimo consentito dall'educazione. Poi, per chi perde i diari; ahimè ben poco da fare, sono pezzi di memoria, siano essi cartoline o disegni, parole vacue, o semplici ricordi, sono frammenti di vita, e peste colga chi non mantenne la parola data nel dover tornar ciò che non fu di sua proprietà. Lo scrivere? ardua impresa, e ringrazio non so chi mi abbia dato questo dono non sempre ben interpretato. Ricordo che il mio fragoroso e imponente professore di letteratura alle superiori mi definiva un tronfio analfabeta; ma tante pulsioni arrivarono dalla sua arroganza. Message in a Bottle, non scelta a caso e non per gioco ma per riempire pagine bianche in mezzo a un mare di risapute e scontate affermazioni che hanno tanto di giornalistico e poco di dialogico. Mi sovviene il pensiero di una donna vecchissima in Puglia, fra le colline che circondano Deliceto e Troia. Paesi aggrappati sulla terra e case costruite con il calcare e con l'argilla. Il dono di questa donna era la parola e la favola in un misto di dialetto ed italiano; ed un gruppo di bimbi accecati dalla fantasia a cercare draghi e cavalieri in una terra circondata di cicale.....era estate, ed ero piccino. grazie a voi
 
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