le parole son pietre

Attesa

Alla fine la domenica si risolve sempre in un giorno in cui si attende che la settimana successiva passi indenne sul fisico e sulla mente. C'è una programmazione lenta che copre i giorni a venire mentre le camicie aumentano di numero per attenzioni e ferri da stiro che le accarezzino. Ma non credo sia il caso, lasciamo che sovrana sia l'accidia e rimandato sia il tempo del dovere. Il domani si propone cone alternativa serale per ricoprire i doveri domestici di una casa che attende sempre attenzioni.

E' domenica sera lanciata sulla pista di atterraggio pronta a scaricare bagagli e persone e caricarli sul giorno successivo. Si preparano borse o zaini, camicie stirate o pantaloni decenti per le ore del mattino successivo; si pensa ad un eventuale pranzo e una conseguente cena che riempia il desiderio sistematico che pulsa e che si chiama fame. Si sistematizza e si pianifica ciò che c'è o non c'è da fare.

Banale conversione di un giorno di festa comandata rinchiuso fra quattro pareti mentre il silenzio di questa casa è incrinato solo da una radio irriverente e compagnona. Attesa quindi, è solo una presa di coscienza, difforme che in realtà potrebbe nascondere un po' di serena ansia.

Scrivo e non ci penso; non penso al fastidio che mi dona questo giorno quando conclude il suo operato, poichè prologo di quello che deve iniziare dopo. Segno che il concetto di soddisfazione è sempre latente. Oppure che questa casa è troppo grande e molto vuota.