cinzia guidetti

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TORNANO IN ITALIA I LYNYRD SKYNYRD

Post n°183 pubblicato il 29 Dicembre 2008 da cinzia_guidetti
 

Vi segnalo questo articolo sul ritorno in Italia dopo 12 anni della band americana Lynyrd Skynyrd (Fonte).

«In America diciamo: se non è rotto, perché aggiustarlo?». Così Johnny Van Zant riassume la filosofia dei Lynyrd Skynyrd: «Resistiamo da più di 30 anni. Perché dovremmo cambiare rotta e oltrepassare i nostri confini?». Simbolo del «Southern Rock» con canzoni come «Sweet Home Alabama» e «Free Bird», nemmeno l'incidente aereo che nel '77 dimezzò la band è riuscito a frenare la loro leggenda. Dalla reunion del 1987, dopo dieci anni di silenzio, i Lynyrd Skynyrd hanno ripreso a macinare album e chilometri, suonando negli stadi, nelle arene e anche su una nave da crociera in viaggio verso le Bahamas. Adesso stanno preparando il nuovo album di inediti, in uscita a maggio, sei anni dopo «Vicious Cycle». E nel 2009 torneranno in Europa: unica data italiana (sono già in vendita i biglietti), il 3 giugno al PalaSharp di Milano, dodici anni dopo l'ultimo incendiario concerto da noi.

«L'America è un grande Paese, ci abbiamo messo un po' per girarlo tutto», scherza Johnny, che 22 anni fa è stato chiamato nei nuovi Lynyrd per sostituire suo fratello Ronnie, morto nel disastro aereo. Quando arriverà qui i nuovi pezzi saranno già pronti: «Il disco rispecchierà il nostro vecchio southern rock, la globalizzazione non ci ha nemmeno sfiorati. Ancora pensiamo a scrivere canzoni su gente comune e classe operaia. Questo è il segreto della nostra lunga vita: tutti, quando ascoltano la nostra musica, vi si ritrovano. E noi sappiamo bene di cosa parliamo perché non siamo diversi dai nostri fan. L'unica differenza è che noi per guadagnarci da vivere suoniamo».
Fedeli alla linea, ma non troppo, visto che i Lynyrd ora compongono con John 5, il chitarrista dell'«anticristo» Marilyn Manson: «Qualcuno si preoccupa e ci chiede: "Mio Dio! Avete intenzione di "oscurare" la vostra musica?" Non ci interessano le soluzioni drastiche. Comunque ai nostri fan dico: "State svegli e scoprirete la verità!"». Nel nuovo album, il ventinovesimo, dovrebbero comparire anche i nomi dei Nickelback e di Kid Rock che ha «citato» «Sweet Home Alabama» nella sua hit estiva «All Summer Long».

Ma i Lynyrd preparano un'altra sorpresa: la band avrebbe deciso di inserire come bonus track «Cottonmouth Country», la registrazione di una canzone suonata dalla formazione originale: «Doveva far parte dell'album "Street Survivors", poi è stata lasciata fuori. È una canzone incompiuta, ma i fan apprezzeranno questo dono».

Controversi, nei loro concerti usano sempre l'immagine della bandiera confederata, considerata da molti un simbolo razzista. Loro non hanno mai fatto mistero delle simpatie per i conservatori, suonando anche per la convention repubblicana del 2004. Su Obama, Johnny non si sbilancia: «Vediamo se ci sarà davvero un nuovo corso negli Usa. Ormai è tutto nelle sue mani. Non lo aspetta un compito facile. Non vorrei essere nei suoi panni». Portano ancora i capelli lunghi, un segno di ribellione che ispirò alla band il nome, rubato e «storpiato», da quello dell'insegnante di ginnastica del liceo, Leonard Skinner. La sua colpa: impediva ai ragazzi capigliature folte. La storia dei primi Lynyrd Skynyrd è fatta di feste, colossali sbronze (nelle note di copertina del loro secondo disco, «Second Helping», il gruppo ringraziava i produttori di un celebre whisky) e un'interminabile sfilza di concerti (arrivarono anche a 300 l'anno). La loro storia è attraversata anche dalla controversia con Neil Young: «Sweet Home Alabama» nacque infatti come risposta ad «Alabama» e «Southern Man» del cantautore canadese che accusava di razzismo i ragazzi del Sud; una polemica infinita ma forse artificiosa: in realtà Young e Van Zant ammisero di stimarsi a vicenda.

Tanti i lutti che hanno segnato la band. Oggi della prima formazione è rimasto soltanto il chitarrista Gary Rossington. «I vecchi Lynyrd rappresentano il passato, magico e irripetibile. L'industria musicale era appena nata e il rock si nutriva di ideali, trasgrediva per spezzare le regole, abbassava le barriere fra la gente. Le persone amano ancora i Beatles ed Elvis Presley anche per il mondo che hanno rappresentato, non soltanto per le loro canzoni. Oggi non c'è più niente da infrangere. Noi abbiamo soltanto cercato di andare avanti. Ogni volta che i Lynyrd hanno subito dei colpi mortali, la musica è sempre stata il punto di ripartenza perché è una grande guaritrice».
Johnny, 50 anni a febbraio, prima di entrare nei Lynyrd cantava con la Austin Nickels Band e ha pure provato la carriera da solista. «Ho inciso quattro dischi — ricorda —. Avrei potuto continuare la mia strada. Invece ho scelto di cantare in una band che è riuscita a scrivere bellissime pagine nella storia della musica americana. Non avrei mai fatto nulla che ferisse la leggenda dei Lynyrd o la memoria di mio fratello. La tristezza per la sua perdita me la porto sempre dietro. Adesso, dopo 22 anni, so che la mia decisione, per quanto dolorosa, è stata giusta. No, non ho rimpianti ».

di Sandra Cesarale


 
 
 
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Un blog di: cinzia_guidetti
Data di creazione: 07/03/2008
 

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LA FRASE...

Joni Mitchell parlando di Nefertiti di Wayne Shorter

E' un brano musicale molto insolito, perché è come una serigrafia. Attaccano all'unisono, e poi ciascuno di loro diventa sempre più individuabile, come in una serigrafia offset. Tony è sull'orlo dell'esplosione, è il solista. Il pezzo ha una forma molto semplice, quasi come una canzone folk. Strofa, strofa, strofa, senza neanche un ritornello o un bridge. Come se fossero dei moduli che si ripetono. E' una forma insolita per il jazz...ricordo che qualcuno disse: - senti che forma ha, è così strana -. E io pensai che era soltanto una semplice forma folk, ma guarda cosa succede, non ti aspetti che i musicisti attacchino gli assoli: la melodia è sufficiente, ma nel frattempo il batterista è come impazzito. Evoca questa immagine di una notte newyorkese: un tipo sta arrivando da Chinatown ed è ubriaco e prende a calci i bidoni dell'immondizia e urla camminando verso nord. C'è una rabbia che cresce nella batteria. E tutto questo lo rende uno spledido pezzo.

Tratto da "Wayne Shorter. Il filosofo col sax" di M. Mercer

 

LIVE NEFERTITI

Stanley Clarke, Wayne Shorter, Michel Petrucciani

 

CONSIGLI PER LA LETTURA

JAZZ di Arrigo Polillo
Euro 15,00 Ed. Mondadori


Un grande classico della storia della musica afro-americana, jazz di Arrigo Polillo- ad un tempo testamento di pensiero e frutto di una grande passione e di lunghe riflessioni su questa musica straordinaria e i suoi protagonisti dalle storie tormentate e spesso disperate- è riproposto qui, in una sorta di continuità ideale, in una nuova edizione aggiornate da Franco Fayenz e arricchita da un saggio critico, "Il secolo del Jazz", sulle nuove linee di tendenza, i risultati più originali di questa creatività musicale, i protagonisti della musica jazz di fine secolo in tutto il mondo. La storia del jazz, che è anche la storia dei negri d'America e delle loro lotte per l'emancipazione, rivive, per i lettori appassionati di tutte le generazioni, nelle indimenticabili pagine di Polillo, dai mitici anni di New Orleans, Chiacago, New York all'orchestra di Duke Ellington, dal ragtime e dalla danza anni Trenta a ritmo di swing alla rivoluzione del bebop, del cool e dell'hard bop, fino al free rock e alla fusion. Ma la grande vitalità del jazz di fine secolo, sebbene meno vorticosa e genialmente sregolata, trova interpreti più colti e consapevoli della propria e delle altre civiltà musicali, anche nei loro tratti popolari e caratteri nazionali. La "musica totale", già intuita da Gaslini e Polillo, è sempre più per un "ascoltatore totale", colto e futuribile, che sappia trarre dall'unicità della musica il massimo di contenuto emozionale. Da Ornette Coleman a Gil Evans, Bill Evans, George Russell; Keith Jarrett, Cecil Taylor e la musica informale, Carla Bley, Don Byron, Cassandra Wilson, Henry Threadgill, Lester Bowie, il nuovo jazz è sempre più ricco di rapporti con la musica europea, tra avanguardia e ricerca di nuovi ritmi e armonie da parte di musicisti eccezionali.

Fonte: www.bol.it

 

CONSIGLI PER LA LETTURA

A LOVE SUPREME  di Ashley Kahn
Euro 29,00 Ed. Il Saggiatore 2004

Pochi album hanno avuto l'influenza, la risonanza e il successo durevole di "A love supreme", dimostrando che il jazz può essere una forma universale di esplorazione spirituale. Ashley Kahn ne ricostruisce con passione processi creativi e session musicali, includendo anche notizie biografiche e una descrizione del contesto culturale degli anni Sessanta e delle innovazioni rivoluzionarie che lo caratterizzarono. Questo album racchiude tutta la spiritualità dei gospel, unita alla più alta forma di sperimentazione musicale. Scritto con la collaborazione della famiglia di Coltrane, il libro attinge a oltre un centinaio di testimonianze, tra cui quelle di celebri musicisti, come il batterista Elvin Jones e il pianista McCoy Turner.

Fonte: www.ibs.it 

 

CONSIGLI PER LA LETTURA

I segreti del Jazz Stefano ZenniI segreti del jazz. Una guida all'ascolto. Con CD-ROM di Stefano Zenni Euro 25,00 Ed. Nuovi Equilibri

Un libro da leggere e ascoltare. Con più di 100 brani musicali in mp3 nel Cd Rom allegato, scelti tra i capolavori della storia del jazz, ecco la più completa guida integrata all'ascolto e alla comprensione delle musiche afroamericane.
Tutto quello che finora è parso il frutto di un impenetrabile estro artistico trova il proprio posto nel quadro dettagliato di questo libro: un viaggio che abbraccia la cultura e il linguaggio jazzistici e intanto getta luce sui meccanismi profondi del fare musica, dall'improvvisazione alle poliritmie, dal sound alle forme, raccontati con rigore analitico e in modo accessibile, e resi finalmente concreti attraverso gli ascolti. Una grande sintesi d'assieme, uno sguardo sulle profondità storiche ed espressive della musica, costellato dalla rivelazione di affascinanti finezze in centinaia di capolavori, tra cui le opere di Davis, Ellington, Parker, Mingus, Armstrong.

Fonte: www.ibs.it

 

CONSIGLI PER LA LETTURA

LA MUSICA DEI NERI AMERICANI. DAI CANTI DEGLI SCHIAVI AI PUBLIC ENEMY di Eileen Southern
Euro 45,00 Ed. Il Saggiatore 2007

Dalle suggestive testimonianze degli esploratori europei del Seicento in Africa alla tradizione orale dei clan tribali. L'evoluzione della musica nera degli schiavi nelle colonie nordamericane tra la Guerra d'indipendenza e quella di secessione: gli inni e i salmi nelle congregazioni religiose, le canzoni dei soldati e quelle contro la schiavitù, la musica urbana del primo Ottocento e i canti di lavoro nelle piantagioni che diedero origine agli spiritual; l'esplosione del ragtime e delle commedie musicali dopo la Grande guerra, le prime registrazioni discografiche, la nascita del blues e del jazz, l'intensa vita musicale di Harlem, la rivoluzione del bebop, ma anche cantanti, strumentisti e compositori che si sono cimentati con l'opera e la musica classica. E infine le influenze sul rock'n'roll, la storia della mitica Motown, il rhythm & blues e il pop. Ogni capitolo è preceduto da una cronologia degli eventi storici più importanti.

Fonte: www.ibs.it 

 
 

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