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« Palazzo Madama dice sì a...conferenza stampa »

TURIGLIATTO ESPULSO DA RIFONDAZIONE

Post n°166 pubblicato il 02 Marzo 2007 da circololenci

Dopo l'allontanamento dal gruppo del Senato e il 'processo' subito nell'ultima direzione, Franco Turigliatto, il senatore 'ribelle' di Rifondazione, è stato espulso dal partito. La immaginedecisione è del collegio nazionale di garanzia. La colpa, si legge nelle motivazioni, è del voto negato al governo sulla politica estera, che ha reso il senatore ribelle "corresponsabile primo della crisi", colpevole del possibile "ritorno della destra al governo". E ha fatto trovare il Prc "sotto attacco", consentendo il tentativo di "spostare l'asse politico del governo". I capi d'accusa sono "violazione grave dello Statuto" e "grave pregiudizio all'organizzazione del partito".

La sanzione è "l'allontanamento" per il tempo massimo previsto dallo statuto, due anni. Solo dopo Turigliatto potrà provare a richiedere la tessera. "E' stata una decisione sofferta, ma giusta. Il regolamento interno prevede il rispetto della linea politica del partito", commenta a caldo Giovanni Russo Spena. Lui, Turigliatto, contrattacca. "E' una scelta che mi addolora - dice il senatore, ormai ex Prc, che convoca una conferenza stampa dopo l'annuncio del partito - Faccio politica dal 1965, essere messo fuori dal mio partito mi fa male. Non solo: è la prima volta in assoluto che Rifondazione espelle qualcuno, pensavo che questa pratica fosse ormai passata di moda".

Ma il vertice del Prc non fa sconti. A
immagineTurigliatto replica direttamente il segretario Franco Giordano: "Da una posizione di privilegio come quella parlamentare non si può cambiare la linea scelta dal partito". Il senatore è fuori da Rifondazione, dunque, ma non ancora da Palazzo Madama. Pur confermando le dimissioni, infatti, non recede dalla decisione di 'appoggiare il governo dell'esternò, e sull'Afghanistan, ribadisce la decisione già presa: "Non voterò il decreto e se mi facessero pressioni - avverte - me ne starò nella mia città a zappare la terra".

La solidarietà "politica e morale" al compagno espulso arriva dagli altri militanti di Sinistra Critica. Seduti allo stesso tavolo con Turigliatto, ci sono Gigi Malabarba, altro ex senatore del Prc, e Salvatore Cannavò, deputato, che va oltre: annuncia la decisione di non partecipare domani al voto di fiducia al governo e si "autosospende" dal gruppo della Camera e dalla direzione in attesa della conferenza d'organizzazione prevista per fine marzo, nella quale Rifondazione darà vita al partito della Sinistra europea, mentre Sinistra Critica presenterà un documento contro l'espulsione del senatore.

 "Da quello che succederà lì - spiega Cannavò - trarremo le conseguenze politiche per il futuro". L'espulsione di Turigliatto spinge Sinistra Critica a lanciare un'offensiva polemica contro il partito, reo di "aver scelto una linea governista". Ed è proprio contro l'errore di Rifondazione nell'appoggiare il governo che Cannavò, a nome di tutta la minoranza, chiede la convocazione di "un congresso straordinario visto che la linea scelta nel congresso di Venezia é fallita". Rifondazione, attacca Sinistra Critica, "ha smarrito la bussola".
immagine
Di più, "é messa all'angolo dall'offensiva centrista", così come il governo che, per Turigliatto, "criminalizza me e Rossi per nascondere una debolezza sociale. Non durerà- è la previsione - perché taglia il ramo su cui è seduto, il suo elettorato e deluso". Mentre vertici del partito e base parlamentare chiudono il caso, solidarietà a Turigliatto arriva da un altro senatore (ex) 'dissidente', Fosco Giannini che si dice contrario all'espulsione e avverte: "I gravi problemi politici e le contraddizioni di fase non possono risolversi con le misure disciplinari".

www.ansa.it

 
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Commenti al Post:
giaggia1985
giaggia1985 il 02/03/07 alle 10:05 via WEB
Decisione ineccepibile verso chi, dopo aver votato per i fatti suoi, si è pure mostrato ai mezzi di comunicazione vantandosi della sua coerenza con le sue idee. Forse qualcuno deve spiegare a Turigliatto che se fosse stato coerente e corretto, si sarebbe dovuto dimettere prima del voto, o avrebbe dovuto votare come il partito e la maggioranza gli chiedevano di fare e poi dimettersi in quanto in disaccordo con tale votazione. A volte ci si dimentica che se si è seduti sulle poltrone, lo si è per rappresentare il proprio elettorato e non solamente sè stessi. Per chi lo appoggia e si pone criticamente verso il Prc, ricordo che nessuno è obbligato a farne parte. Fosse per me manderei via pure Cannavò, non abbiamo bisogno di elementi simili, pronti a destabilizzare gli equilibri del partito. Lo dico da elettore tradito ed offeso.
(Rispondi)
 
bradiposegundo
bradiposegundo il 02/03/07 alle 13:17 via WEB
chi è parlamentare di Rifondazione deve votare come è stato scelto dal partito.Se la linea del partito non era da lui condivisa poteva andarsene prima.
(Rispondi)
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