Lucieombre

...segretezza polare di un'anima al cospetto di se stessa...

 

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Post N° 22

Post n°22 pubblicato il 15 Settembre 2005 da solstiziod_inverno
Foto di solstiziod_inverno

Non sono brava con le parole.
Hai ragione.
La scrittura è arte, le parole astratte.
Ho bisogno di tempo e anche se non ne avessi bisogno, scrivere solletica i miei punti interiori.
Scrivere mi salva da me stessa e dalle cose che vorrei dire.
Dalle cose che penso.
Dalle cose che voglio.
Mi ascolto e mi sento stonata.
Acuta.
Silenziosa.
Sgrammaticata.
Sento sempre questa sottile ombra che divide.
Nettamente i miei pensieri smettono di collimare tra di loro.
E io perdo il senso dei valori.
Perdo il senso delle miei pensieri che fatico a trasformare in parole.
In logicità.
Vorrei bastasse posare la mano sulla mia testa per capire il centro di tutto.
Turbamenti.
Illogicità.
Disfatte e presunte vittorie.
Orgogliosa.
E' vero lo sono, non con tutti.
E' una forma di protezione che sento necessaria alla mia sopravvivenza.
Come gli animali traccio il confine del mio territorio oltre il quale non è dato a nessuno di entrare.
Paletti.
Filo spinato.
Riesco a capire.
Riesco a giustificare.
Riesco a comprendere e dinoccolare le reazioni altrui.
Riesco a far parlare le persone.
Impresa ardua far parlare me.
Di me stessa.
Lo posso fare frammentariamente.
Divagando in inutili contorni e arrampicandomi come meglio posso, cercando di abbracciare l'interno di me stessa.
Di più non riesco a fare.
Eppure sogno.
Si, sogno.
Sogno di poter parlare a ruota libera, immersa in un buio totale, cercando quel contatto che trovo solo quando sono al cospetto con me stessa.
Razionalità?
Non lo so.
La paura mi fotte.
La paura di tante cose.
La paura di smentirmi.
La paura di confermarmi.
La paura di perdermi.
La paura della perdita.
La paura di aprirmi completamente.
Come quella frase.
Diceva all'incirca...
Amare qualcuno significa fidarsi ciecamente dell'altro, incondizionatamente.
Ma potrei sbagliare.
Ecco.
Io non mi fido neppure di me stessa.
Parlare occhi negli occhi per me significa, lasciare aperta quella linea di confine.
Aprire la mia anima significa, lasciar passare.
Invitare ad entrare.
Permettere di compiere passi dentro di me.
Poi mi fermo.
E se invece di camminare si calpesta?
Ecco il punto.
Il mio tallone di Achille.
Ecco la mia razionalità dove risiede.
Ecco il nucleo dei miei silenzi o dei mie discorsi celati dietro a futili banalità.
Posso essere tutto.
Posso essere niente.
Ho imparato a non far del male.
A prendermi cura degli altri.
E se solo sentissi un campanello di avvisaglia che potrebbe trasformarsi in carneficina con me come carnefice io, getto la spugna.
Quando ascolto gli altri, quando mi tuffo dentro i loro silenzi, percepisco ogni più piccola vibrazione.
Conosco me stessa.
So cosa posso e non posso dare.
So cosa voglio.
E so cosa non voglio.
Taglio di netto le mie necessità e i mie bisogni per dedicare quel tempo che non vorrei buttare via inutilmente.
Ecco la mia sensibilità.
Ecco il mio cinico romanticismo.
Non vivo solo d'emozioni, vivo anche di rispetto.
Senza falsi pudori e senza miseri egoismi a fare di me una sanguisuga solo per il diritto di restare coerente con le mie spinte di vita.
Ci penso a non far male.
E quando persuguo qualcosa lo faccio con cognizione.
Con riflessione.
Mai allo sbaraglio seguendo gli istinti del mio basso ventre.
Se lo faccio i patti sono chiari fin dal principio.
Prendendo atto e assumendo tutte le sfaccettature che sono.
E gli altri?

 
 
 
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Un blog di: solstiziod_inverno
Data di creazione: 29/04/2005
 

 

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