Lucieombre

...segretezza polare di un'anima al cospetto di se stessa...

 

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Post N° 34

Post n°34 pubblicato il 07 Novembre 2005 da solstiziod_inverno
Foto di solstiziod_inverno

Prima tutto era più chiaro, ora solo nebbia contorta e nubi incalzanti.
Ad un certo punto ho smesso di contare le volte che mi sono girata nel letto, quasi fino a disfarlo.
Il solito sguardo alla finestra.
Ieri volevo qualcosa da quel cielo, da quel cielo spietato e senza clemenza.
Occhi chiusi dentro e fuori di me.
Respiro corto, strozzato, rubato, nascosto.
Cerco invano di riportare la respirazione a un livello umano.
La mente vola.
Corre.
Scorre.
Immagini strane.
Cosa mai viste o solo immaginate.
Cose viste e che non vorrei rivedere o tutto il contrario di tutto.
Una sequenza infinita, distorta, e non riesco ad aprire gli occhi.
Non riesco a girarmi.
Non riesco.
E dentro sento qualcosa, qualcosa che opprime forte il petto.
Sudore freddo, una morsa mi attanaglia le viscere.
Forte, possente, potente.
Mi sembra di non farcela, la mia volontà vacilla, la sento informe sotto di me.
Improvvisa, come sempre.
Questa cappa di tristezza non imparerà mai ad annunciarsi per gradi.
Mi colpisce nel punto più debole, nel punto più fragile.
In quella cavità segreta e buia e nascosta e tumefatta e incolta e desolata e angusta.
Nessuna luce, solo tenebre e silenzio, e pensieri e cose da dire e da tacere e da non tentare.
Mi aggrappo a dagli scalini che non capisco se mi permettono di alzarmi o scendono prendendosi gioco di me.
Forse scivolano, sotto le mie unghie.
Olio e binari, dritti davanti a me.
Poi il nero.
Ed ecco una palla elettrica, di un azzuro luce intenso.
Tutto si avviluppa davanti a me.
Sferico.
Rotondo.
In quegli attimi eterni, dove il tempo si rovescia, dove perdo il conto di me stessa mi ritrovo a lanciare come pugnali preghiere rivolte a un Dio che non conosco ma che cerco.
Un Dio che non mi sente, che non mi vuole.
E mi nascondo da tutti, da questo mondo che sento lontano e distante.
Da questo mondo che sfugge per non farsi trovare.
Quando entrambi non abbiamo voglia dell'altro.
Sale piano, e poi divampa fragorosa, questa necessità di respirare e di gridare e di piangere lacrime che non ho.
Ho creduto di impazzire, ho creduto che mani ossute mi strappassero vitalità e ragione.
Contrastante con me stessa, con la mia volontà che voleva aprirsi per vedere, vedere fuori da quella finestra.
Che voleva girarsi e cambiare posizione.
Che voleva un cuscino dove posare i pensieri.
Ero stretta e schiacciata, incastonata come un fossile in un dolore non mio.
O forse era mio.
Non lo so.
C'è solo confusione, ora, oggi.
Una macchia nera, sudicia, meleodorante che mi spingeva a respirare altrove.
Una testa sempre da un'altra parte e mai con me, mai sopra di me, mai dentro di me.
Un margine di cose e pensieri incessanti che guardavo da una prospettiva contigua.
Un prolungamento di qualcosa.
Sonno, chiedevo disperatamente sonno.
Chiedevo di non stare così, occhi chiusi sul mondo, e se avessi dovuto incanalare qualcosa, lo volevo fare inconsciamente, senza saperlo, senza volerlo.
Non ho mai deciso io queste cose.
Mi si aggrappano addosso come carogne.
Quel Dio che disconosco mi ha ascoltata.
La mattina è stata nefasta.
Buia, grigia e quel sole mi faceva diventare ancora più irritabile.
Oggi il sole, stonava, mi sbatteva in faccia un fastidio insopportabile.
Proponeva i suoi raggi a chi, non sa che farsene.
Non guardo nessuno.
Non m'interessa di nessuno.
Non mi giro per nessuno.
E mi sento stanca, svuotata.
Inanimata.
Sopravvivere, perchè oggi non ho vissuto.
Sono stata comparsa nella mia vita.
Clandestina ai miei stessi occhi.

 
 
 
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Un blog di: solstiziod_inverno
Data di creazione: 29/04/2005
 

 

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