Lucieombre

...segretezza polare di un'anima al cospetto di se stessa...

 

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Post N° 43

Post n°43 pubblicato il 30 Marzo 2006 da solstiziod_inverno
Foto di solstiziod_inverno

Ti voglio scrivere una storia.
Come se tu fossi lontano e non qui.
Non qui accanto a me.
Una storia che non ho mai raccontato a nessuno.
Una storia che avevo dimenticato da qualche parte.

Tu mi conosci.
E sai che in momenti come questi non riesco a guardare le parole.
Conosci le cose che ho in testa.
E conosci quelle che spingono per entrare.
Oggi, il testo di questa lettera brucia e punge.

Ordino i pensieri e chiudo gli occhi.
Conto a ritroso a partire da cento.
E la mia voce si fa flebile.
Debole.
Sottile.

Tu e il verde chiaro dell'ospedale.
Il puzzo è inequivocabile.
Scontato.
Disinfettante.
Inquadrature senza centro e senso.
Dettagli di luci al soffitto.
Occhi disegnati e labbra che si sforzano di sorridere.
Rivedo questo.
E non so capire sino a che punto il tuo fù sforzo o sollievo.
Io spalle al muro.
Un autoscatto o il gesto gentile di chi c'era?
Nessuno sorride più.
I miei capelli sono fruste sul mio viso.
Quella volta ti accompagnai io.
Mano nella mano.
Come si fa con i bambini il primo giorno di scuola.
Siamo cresciuti insieme e dirti che lo saremo sempre mi sembra quasi una stronzata.
Ma in quel momento era l'unica cosa vera che avevo voglia di ascoltare in me stessa.
Come un flash caldo e prepotente mi venne in mente il giorno in cui mi accorsi d'essermi innamorata di te.
Me ne sono accorta così.
Quasi per caso.
Con una banale ma magnifica sicurezza.
Mi fidavo di te.
Mi fidavo di te a tal punto da mettere la mia vita nelle tue mani.
E le tue mani quel giorno, si sono chiuse e io, dentro di esse.
Sono sopravvissuta dal giorno in cui ho capito che il tempo rischiava di distruggermi.
Tu che mi baci gli occhi.
Un altro autoscatto...probabilmente.
Io che poso le mie labbra sulle tue ormai fredde.
Il braccio destro a proteggere le bende che ti avevano strappato via.
Mi sarei voluta infilare nel tuo polso.
Nel tuo sguardo.
In una bolla si schiuma.
Nel vapore o nel sudore.
Nello specchio della tua anima.
Perchè è vero che quando si muore l'anima si cristallizza?
E' vero?
Dimmi che è vero.
Perchè a me piace pensarla così.
Qualcosa in cui vedermi riflessa.
Uno specchio appannato.
Magari.
Forse.
Mi sarei accontentata.
Ti giuro che mi sarei accontentata.
Poi silenzio.
Silenzio aggiunto al silenzio.
Mi sono chiesta com'era possibile che una persona, una sola persona, mi abbia fatta stare così bene.
E mi sono chiesta come fosse possibile che ora, quella stessa persona mi potesse fare così male.
Non ho più foto da mostrarti.
Mi chiedo che cosa ci fosse nei vari punti di quella stanza così anonima.
Così squallida e sempre uguale.
Forse molto.
Forse nulla.
Forse bottiglie.
Forse altre foto che ho dimenticato.
Perchè quando le cose non te le aspetti, quando arrivano improvvise io, le dimentico.
Probabilmente pensavo che così non avrei provato dolore.
Ma quelle immagini dimenticate...
Quelle immagine distrutte, strappate e poi incollate e poi strappate, e poi...
Mi mancano.
Non mi è stato subito chiaro tutto.
Non tutto in quell'infinitesimo attimo sembrava vero.
Non ero sorpresa.
Lo sapevo già da quella notte in cui il telefono squillò come le campane a morto.
Sotto le palpebre avevo polvere e sabbia.
I sensi disordinati.
Mescolati.
All'erta.
Volevo cantarti una canzone.
Una canzone appena composta.
Qualcosa che non avevi mai ascoltato.
Quella canzone l'ho sentita pochi giorni fa alla radio.
E' una poesia scritta per te.
Non da me ma, se avessi saputo.
E ogni volta che la sento, non vedo più nulla.
Mi siedo e faccio la spettatrice, sorridendo perchè a te, sarebbe piaciuta da morire.
Ma poi...
Mi fermo sui puntini di sospensione.
Ci ballo sopra e mi ci nascondo per bene.
Forse anche oggi, in questo preciso istante, ho bisogno di cancellare queste emozioni.
Di nascondere e mescolare i pensieri.
Strano come uno non scelga che cosa ricordare.
Fotogrammi a caso.
Come se servisse a cancellare.
Smarrire.
Grattare via.
Non ne ho idea.
So solo che ho pianto.
Ho pianto.
Ho pianto.
E poi...
E poi mi sono bloccata sul serio.
Perchè il salto dai puntini alla terraferma quella volta, era davvero troppo lungo.
Mi sono spenta insieme a te.
Forse era una prova.
Per me.
Per te.
Non riuscivi più a parlare ma io...
Ma io...
Ma io ti stavo ad ascoltare lo stesso.
E quel tuo respiro così meccanico entrava nel foro centrale di me.
E lì è rimasto.
Muovendosi anche ora.
Piano.
In senso rotatorio.
Può essere il perno di una trottola.
Può essere l'occhio di un ciclone visto dall'alto.
Può...
Possono essere tante cose.

Questo è quello che vedo.
Così.
Due lampi di aghi dentro una vena del collo.
E qualcosa che finì troppo presto.
Troppo alla svelta.

Questa foto invece l'hai già vista.
Me ne sono accorta.
Non sembri dispiaciuto.
Tu e la tua faccia da bambino.
Quello sguardo di chi è sicuro di vivere per sempre.
Senti, facciamo una cosa...
La ricominciamo a leggere insieme?
Io dalla mia mortalità.
Tu da quel lato oscuro della tua immortalità.

Ciao.


 
 
 
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INFO


Un blog di: solstiziod_inverno
Data di creazione: 29/04/2005
 

 

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