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« Questa mattina a jeninCommento del libro “Siddharta”: »

QUESTA MATTINA A JENIN

Post n°303 pubblicato il 21 Marzo 2013 da FedericaCardi
 

Era unamattina come tante altre nel campo profughi di Jenin, era giugno e facevacaldo, la gente andava in giro in quel poco spazio che aveva e i bambinigiocavano felici, quasi ignari di vivere in un paese pieno di conflitti. A queltempo gli israeliani di stavano impadronendo dei territori della Palestina,cacciando i palestinesi dalle loro terre, dalle loro case, togliendo loro tuttigli averi.

Un gruppettodi ragazzine stava giocando sotto un albero vicino, non avevano giocattoli concui divertirsi, avevano solo la loro immaginazione, giocavano a fare le grandi,si immaginavano al fianco di un marito che le amasse e cullavano un bambinoimmaginario tra le loro braccia.

Fra di loroc’era Aisha, una ragazzina di dodici anni. Lei non era come tutte le altre,aveva un fisico gracile e una salute cagionevole, non usciva quasi mai di casa,però quella mattina il sole era alto nel cielo e l’aria era calda, perciò isuoi genitori le avevano dato il permesso di uscire a giocare. Aveva un sognoAisha, oltre a quello di sposarsi e avere figli, voleva vedere il mondo, tuttii paesi e le culture diverse pensava che quando la guerra fosse finita leisarebbe uscita dal campo, preso un taxi, una barca o qualunque mezzo ditrasporto e avrebbe viaggiato, viaggiato, viaggiato ovunque.

La mattinatapassò veloce, si divertì un mondo con le sue amiche. Era ora di mangiare e quelgiorno era il compleanno di suo padre. Era un uomo alto e imponente con duebaffi arricciati alla fine, come si usava fra la sua gente, a tratti potevasembrare un uomo rude e scontroso, ma voleva bene alla sua famiglia e trattavatutti come se non ci fosse altro al mondo, anche in questa situazione cercavadi non far mancare niente loro. La mamma aveva preparato per questa occasionequante più prelibatezze palestinesi possibili, anche l’agnello allo yogurt, ilpreferito di Aisha e di suo padre. Dopo aver mangiato, si sedettero per terranel piccolo soggiorno improvvisato. Le donne e i bambini ascoltavano assortementre gli uomini tra una boccata di narghilè e l’altra raccontavano di com’erabella la vita prima che gli israeliani venissero a cacciarli tutti.

C’eranoalberi da ogni parte, lavoravano la terra e i frutti del loro lavoro erano i piùbuoni in assoluto, parlarono della raccolta delle olive e di come poi venivanotrasformate in olio, la loro era una terra rigogliosa e ricca, il miglioreposto per vivere. Ascoltando queste storie miste al profumo dolce del tabaccoal miele e mela che veniva dai narghilè, le voci rilassanti e profonde degliuomini Aisha pensava fosse un momento perfetto, che nulla avrebbe rottoquell’atmosfera magica. Arrivò ad immaginare di essere là, con suo padre,lontano dalla guerra e dalla miseria. Durò poco. Da fuori iniziarono a sentiregrida e urla, stavano arrivando gli Israeliani. Il capofamiglia e gli uominiandarono a prepararsi per la battaglia, dicendo alle donne e i bambini direstare in casa e non muoversi. Aisha non voleva che il padre andasse via gli volevabene e non avrebbe permesso che gli succedesse qualcosa, che morisse. Cosìseguì quel padre che amava tanto. Aisha gracile, indifesa che mai poteva usciredi casa, che si ammalava spesso, prese coraggio e uscì fuori per salvarlo. Eraun massacro, gli Israeliani stavano trucidando senza pietà tutti quelli che glicapitavano a tiro uomini, donne e bambini. La paura la fece rimanerepietrificata. Poco dopo si riscosse, doveva trovare suo padre. Incurante deicecchini e delle bombe lo trovò poco dopo, stava sparando contro le filenemiche, da eroe coraggioso per proteggere la sua famiglia e la sua patria. Lochiamò una, due, tre volte lo chiamò con tutto il fiato che aveva in corpo e fuproprio questo a tradirla. Un soldato nemico e il padre si girarono insieme versoquella vocina squillante e bastò un colpo solo, la bambina cadde a terra con untonfo lieve, senza più vita. Quella ragazza che sognava un marito, dei figli,di poter tornare un giorno nella terra rigogliosa che popolava i racconti disuo padre. Quel padre che vide la figlia morta, riversa a terra in una pozza disangue.

 
 
 
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