Creato da claudionegro50 il 23/01/2012
blog di Claudio Negro

Area personale

 
 

Tag

 
 

Archivio messaggi

 
 
 << Gennaio 2017 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
            1
2 3 4 5 6 7 8
9 10 11 12 13 14 15
16 17 18 19 20 21 22
23 24 25 26 27 28 29
30 31          
 
 

Cerca in questo Blog

 
  Trova
 

FACEBOOK

 
 
 
Citazioni nei Blog Amici: 1
 

Ultime visite al Blog

 
monellaccio19amorino11cassetta2m12ps12WayambleseDesert.69dew83lost.and.foundcuorevagabondo_1962prefazione09loran5marabertowsurfinia60stufissimoassaiacer.250
 

Chi puň scrivere sul blog

 
Tutti gli utenti registrati possono pubblicare messaggi e commenti in questo Blog.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

Messaggi di Gennaio 2017

 

Ma č radical chic dire che gli elettori possono credere alle frottole?

Post n°84 pubblicato il 30 Gennaio 2017 da claudionegro50
 

 

Ho sempre trovato ridicolo quanto benintenzionato il politically correct, e ho sempre detestato l'approccio del "antropologicamente differente" con cui, anche da noi negli anni di Berlusconi, da sinistra venivano bollati gli elettori del centro destra (vezzo che comunque già si trovava nelle intemerate di Sant'Enrico Berlinguer sul tema dell'onestà).

Ora però mi sembra che, in epoca di populismi trionfanti, stia prendendo piede il vezzo opposto: quello per cui per non sembrare radical chic occorre santificare il voto popolare comunque. Ovvio che il voto decide, ci mancherebbe altro... Ma che occorra dargli alibi e giustificazioni qualunque sia la scelta che fa non mi pare obbligatorio.

Partirei da una constatazione di base: un'opinione può essere una minchiata, magari anche dannosa, pure se viene dal popolo ed è suffragata del voto elettorale. Il che non deve vietare a chi la condivide di sostenerla. Ma non deve neppure vietare a chi se ne rende conto di dire che è una minchiata; senza tanti giri di parole e ricerca di circostanze attenuanti (queste sì insopportabilmente politically correct).

Gli americani hanno votato Trump in odio all'establishment di Washington e agli squali di Wall Street? A parte che adesso si ritrovano con un Governo composto quasi totalmente di miliardari, si sono domandati che effetti avranno i dazi doganali ("buy american") sull'esportazione americana quando gli altri paesi avranno prese le loro contromisure? E' il mito ricorrente dell'autosufficienza della grande potenza, della guerra alla globalizzazione, della sovranità che, grazie ad una politica impavida e gagliarda, sana ogni problema. Sfasciamo la NATO: hanno pensato gli elettori di Trump come sarà il futuro degli USA isolati militarmente e commercialmente in un mondo dove, piaccia o no a Tremonti, la globalizzazione andrà avanti, con Cina, India, Russia a dividersi il pianeta a partire dall'Europa? Certo che no! Si sono riconosciuti in Trump perchè dice le stesse stupidaggini che dicono loro al drugstore o dal barbiere. Dire che si tratta di stupidaggini fa di me uno schifiltoso capalbino? Dice: ma hanno sofferto molto durante la crisi. A parte che in America la crisi è passata da un po' e mica tutti sono ex operai dell'industria dell'auto, si dice che hanno votato "con la pancia": ma la pancia si sa, non è organo preposto al ragionamento; non è proprio il caso di rivalutare il voto di pancia esclusivamente in odio alle pur odiose intelligentzje della sinistra.


Da noi il referendum ha azzoppato Renzi. A parte i NO politici (magari strumentali ma comunque consapevoli), è stato enfatizzato il NO dei giovani. E si è detto che hanno votato contro perché sono disillusi sul futuro, ostili a un sistema che li esclude, sfiduciati da una politica che si presenta distante e sempre uguale a se stessa. E allora hanno per conservare tutto com'è, contro l'unico tentativo fatto negli ultimi trent'anni di cambiare le Istituzioni! Sapevano che votavano per conservare tutto così com'è? Credo di no: hanno votato "contro", non "per". Colpa nostra che non gli abbiamo fornito i "per"? Forse i nostri "per" avevano meno appeal delle bufale e dell'odio che ribollono nei social. Un'osservazione: Renzi ha attirato su di sé un odio non spiegabile con qualunque episodio del suo operato. Un odio distruttivo, che si nutre di falsità, ma perfettamente in sintonia con quanto ci si vuol sentir dire.


E qui mi sembra necessaria un'altra osservazione: il populismo non sopporta la competenza e la conoscenza dei problemi. Ognuno è portatore della sua soluzione, e uno vale uno. L'opinione di Veronesi su come curare un tumore vale come quella della casalinga innamorata del metodo Di Bella. Una bufala di Di Majo vale quanto la spiegazione di Padoan (anzi, piace di più perché vicino a quel che si dice al bar ed evita di doversi documentare). Ognuno in rete può proporre la sua soluzione. Bello: al bar da decenni ognuno propone la propria formazione per la Nazionale. Ma la formazione della Nazionale poi non è sottoposta a suffragio universale: le scelte politiche sì!

 

Quando Grillo dice di voler sottoporre ad una "giuria popolare" le menzogne della stampa, dice esattamente questo: non è importante se la notizia sia giusta o falsa, importante è che la gente la condivida o no.

 

Il virologo Burioni su Facebook si dichiara indisponibile a discutere in materia di vaccini con chi non ha una preparazione specifica in merito. Ha perfettamente ragione: in assenza di una discriminante che si rifaccia alle competenze non c'è confronto, ma un frullato di chiacchiere e sermoni autoreferenziali. C'è il rischio di consegnare la materia ai "colti" escludendo il popolo? Certo! Dall'altra parte c'è il rischio di affogare le questioni in un magma di luoghi comuni, pregiudizi e sciocchezze legittimati dalla categoria dell'ignoranza quale elemento fondante del "sentire popolare" (basta con gli esperti, urlavano gli attivisti pro Brexit...).

 

In fondo Lenin sosteneva che anche una cuoca deve poter dirigere lo Stato, ma probabilmente anche lui avrebbe esitato davanti alla candidatura di Salvini o di Grillo.

 


 

Abbiamo sempre pensato che le menzogne (e ce ne sono state tante, ma a quei tempi la diffusione era limitata dalla scarsa diffusione dei media) potessero "condire" un'elezione, ma non determinarla. Credo che le cose comincino ad essere differenti. Non si tratta infatti semplicemente di una notizia falsa ( tipo: Romani, Cesare vuole farsi re..!) ma di una complessiva percezione falsata della realtà: la criminalità è in aumento (ma non è vero, i reati diminuiscono); i prezzi corrono e la gente non ce la fa più (non è vero, i prezzi sono in discesa); il Governo salva le Banche per compiacere i "poteri forti" (non è vero, si tutelano i correntisti e i lavoratori), la disoccupazione galoppa (non è vero, i posti di lavoro aumentano da più di un anno a questa parte). Il ribellismo populista ha la possibilità di inventare notizie, lanciare allarmi, senza alcun timore di essere giudicato irrealistico: bestialità come il no alle vaccinazioni, le scie chimiche, il "signoreggio" bancario (vecchia invenzione di Beppe Grillo) vengono contrabbandati nel bagaglio di conoscenze comuni e condivise di un numero crescente di persone.

 

Il divide non sarà antropologico (ma in termini di antropologia culturale forse sì) ma è grave lo stesso: segmenti interi della comunità perdono il contatto con tutto quello che è stata la cultura occidentale, l'approccio induttivo alla conoscenza, il metodo razionale, la capacità critica. La sfiducia nella scienza, la paura del nuovo (caratteristiche ahimè riscontrabili anche nella sinistra non certo Trumpiana, e perciò ancora più preoccupanti perché evidentemente tendono a diventare dominanti) sono patrimonio comune.

 

Allora: sono radical chic se dico che questa inclinazione mi pare estremamente pericolosa per l'Occidente e tutto ciò che esso rappresenta a partire dalla democrazia? Non ho da proporre una soluzione: non ce l'ha nessuno, anche perché i golpisti stanno piuttosto dall'altra parte. Ma vogliamo ammettere che il problema esiste, e mette in luce le contraddizioni che possono esistere tra i metodi e i fini della democrazia?

 

 

 
 
 

Dietro i referendum CGIL su voucher e appalti c'č una motivazione profonda: "non ci indurre in tentazione"

Post n°83 pubblicato il 14 Gennaio 2017 da claudionegro50
 

 

A prescindere dal merito, c'è un aspetto curioso e paradossale nei quesiti referendari (voucher e appalti) proposti dalla CGIL: in entrambi i casi si tratta di abolire norme che consentono (non "obbligano") al sindacato di utilizzare determinati strumenti.

Mi spiego.

E' certamente possibile e probabile che in alcuni casi si sia fatto un uso scorretto dei voucher, sia per nascondere lavoro in nero sia per pagare di meno gli straordinari a lavoratori regolarmente assunti. Occorre, direbbe il buon senso, metter mano alla normativa in modo da evitare abusi. Sapendo che comunque nessunissima regola è a prova di truffa..! Ma, ce lo dice l'ottima ricerca dell'INPS di settembre 2016, nella maggioranza dei casi se ne è fatto l'uso previsto e corretto. In particolare da parte della CGIL Pensionati, che li ha usati per retribuire le collaborazioni, ovviamente occasionali, di militanti dell'Organizzazione in determinati momenti; e motivandolo con un'ovvia osservazione: se no che facevamo, li pagavamo in nero? Osservazione ragionevolissima, che vale per la CGIL Pensionati ma anche per la gran maggioranza degli utilizzatori di voucher. Tutto ciò però alla CGIL non sembra ragionevole: meglio abolire i voucher, e basta! Del resto "se la tua mano o il tuo piede ti sono occasione di scandalo tagliali, e gettali via da te" (Vangelo s. Matteo).


Ancora più curioso il merito del quesito sulla responsabilità solidale negli appalti. Esso propone l'abolizione di parte dell'art.29 del D.Lgs 276/2003 (la Legge Biagi) in particolare la seguente

"Salvo diversa disposizione dei contratti collettivi nazionali sottoscritti da associazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative del settore che possono individuare metodi e procedure di controllo e di verifica della regolarità complessiva degli appalti," . Si tratta di una norma che consente alle Organizzazioni Sindacali e Datoriali di stabilire che in determinate condizioni possa essere derogato l'obbligo alla responsabilità solidale del committente rispetto all'appaltatore e subappaltatore nei crediti verso i lavoratori. Si tratta, badate bene, non di un obbligo, ma di una possibilità messa a disposizione del Sindacato, che può usarla oppure no a seconda del proprio giudizio. E per Sindacato non s'intende un sindacato di comodo padronale, ma i sindacati "comparativamente più rappresentativi", ossia CGIL CISL e UIL. Ma evidentemente la CGIL non si fida di se stessa: teme di poter abusare di questa facoltà e si sente più sicura se ne viene privata. Siamo ancora alla mano o al piede che va tagliato perché non ti sia occasione di scandalo.

Curiosissimi quesiti referendari, proposti da un Sindacato affinché la Legge non gli consenta di fare determinate cose. Che dire? Si vede che la CGIL si considera, richiamandosi alla tradizione evangelica, un "povero peccatore" e chiede di non essere indotta in tentazione: et ne nos indúcas in tentatiónem.


P.S. Secondo me anche nel caso di successo del SI, la possibilità di deroga resterebbe garantita dall'esecrato art. 8 L.148/2011, che consente alla contrattazione collettiva di derogare a norme contrattuali e di legge. Dice: ma allora perché non chiedere di abrogare per via referendaria l'art.8? Elementare, Watson: perché il nefando art. 8 è quello che consente alla CGIL di reintrodurre, tramite accordi collettivi, le tutele dell'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori. La deroga alla legge è esecranda, ma alcune deroghe sono meno esecrande delle altre...

 

 

 
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963