Creato da eliapirone1 il 18/07/2010

COCCI DI VETRO

di Elia Pirone

 

 

Spunti per una corretta integrazione

Post n°22 pubblicato il 02 Agosto 2010 da eliapirone1
 

Prendo spunto da un episodio apparentemente poco importante per parlare di una questione fondamentale. Nell’articolo “«Insegne solo in cinese». Negozi multati in via Sarpi”, nella pagina del Corriere della Sera dedicata a Milano, a firma di Andrea Senesi, si riporta questa vicenda:

“[…] A Chinatown la tolleranza zero scatta ora contro agli ideogrammi. Contro i negozi, cioè, che in via Paolo Sarpi e dintorni non traducono in italiano l’insegna sopra la bottega. E così in 48 ore sono stati stangati, nell’ordine, una gioielleria […]. Per tutti, cinquanta euro d’infrazione come dispone il regolamento di polizia urbana, in un codicillo dimenticato e mai veramente applicato. «Le insegne – dice l’articolo 87 – devono essere in corretta lingua italiana. Si può tuttavia aggiungere la traduzione in lingua straniera purché in caratteri meno appariscenti» […]”

Come ho detto, l’episodio sembra davvero insignificante, ma cela in sé una possibile riflessione circa la via che si deve seguire per una integrazione corretta. A questo punto dobbiamo astrarci dai fatti esaminati e porci a un livello teorico. Se vengo invitato a casa da un amico o da un conoscente, sto ben attento ai miei comportamenti: mi impongo di non offendere colui che mi ha invitato e rispetto, se sono sensate, le sue convenzioni. Tutto questo per due cose: per il rispetto in quanto tale e per rendermi gradito, contribuendo alla felicità dell’altro, oltre che mia.

Allo stesso modo, una corretta integrazione vorrebbe che coloro i quali provengono da un altro Paese e che sono pertanto abituati a parlare una lingua diversa dall’italiano, nell’aprire un negozio (per fare questo esempio), ponessero insegne in italiano. Rispettando così la convenzione sociale che stabilisce che nel nostro Paese la lingua di tutti i giorni sia l’italiano. Non si tratta, quindi, di una rinuncia alla propria identità, ma è un semplice segno di rispetto nei confronti della nazione che ti ospita.

Ma il punto è che non dovrebbero essere le leggi e/o le multe a rendere quanto da me espresso una prassi quotidiana. Dovrebbero bastare il buon senso, l’intelligenza e la sensibilità di ognuno di noi. E sicuramente nessuno sostiene che gli stranieri in quanto tali siano “barbari” privi di queste caratteristiche…

A questo punto, chi tra i lettori aveva preventivamente bollato l’iniziativa delle multe come razzista e xenofoba farà meglio a rivedere le proprie convinzioni su questa faccenda. Non è una questione di fazioni politiche che sostengono due tesi diverse. Sostenere una tesi diversa da quella del buon senso è pura follia.

 
 
 

Ladro di stelle

Post n°21 pubblicato il 01 Agosto 2010 da eliapirone1
 

Odo sommessa la tua lontananza,

leggo tra l’erba una foglia riarsa,

seguo angosciato il vento che avanza,

brucio la terra indietro scomparsa.


Impreca se taccio il canto corale,

insinua se parlo la folla in preghiera,

abbraccio cencioso la notte ferale,

ne rubo le stelle a mo’ di bandiera.

 

Se brucio il bastone dei vecchi consigli,

poi rapido il vento rapisce

le membra, protende gli artigli

e la cenere antica ritorna, colpisce


le mani di fiamma assolte di fretta

da maschere stolte nel vetro scolpite:

sotto il sorriso una lacrima stretta

nell’occhio che vede le colpe impunite.

 

 
 
 

Cristianità, Vaticano e libertà - il dibattito

Post n°20 pubblicato il 31 Luglio 2010 da eliapirone1
 

Sul Corriere della Sera si accende il dibattito dopo che la famosa Anne Rice ha dichiarato di non essere più cristiana. La stessa Rice ha però aggiunto che resterà "fedele a Cristo", perchè "seguire Cristo non vuol dire seguire i suoi seguaci".

Vi propongo l'articolo del Corriere, che presenta l'opinione di Vittorio Messori (contro la scelta della Rice) e di Giulio Giorello (a favore).

 

Se il «vampiro» abbandona la Chiesa - QUI

 

Personalmente, mi sento di condividere l'opinione di Messori.

 
 
 

Quando Beppe Grillo odiava internet e i computer

Post n°19 pubblicato il 30 Luglio 2010 da eliapirone1
 

 

 

Come si cambia...

 
 
 

Fabrizio Corona tra folli corse e guai con la giustizia

Post n°18 pubblicato il 30 Luglio 2010 da eliapirone1
 

Propongo due articoli riguardanti Fabrizio Corona, persona inutile.


Il Fatto Quotidiano: Incontrare Corona in auto, ovvero come rischiare la pelle in autostrada - PARTE 1 / PARTE 2 

la Repubblica: Corona e Mora, nuovi guai. "Evasione da 17 milioni" - PARTE 1 / PARTE 2

 
 
 

Pena assoluta

Post n°17 pubblicato il 30 Luglio 2010 da eliapirone1
 

Lui è il punto di riferimento di QUESTE PERSONE

 
 
 

“Che fai, mi cacci?” “…Sì” - il dittatore non si smentisce

Post n°16 pubblicato il 30 Luglio 2010 da eliapirone1
 

Fini lo aveva domandato con tono di sfida a Berlusconi, il 22 aprile, durante la direzione nazionale del PDL: “Che fai, mi cacci?”. Era da tempo che le tensioni tra il presidente della Camera e il premier andavano sempre più intensificandosi e, in quell’occasione, arrivò la prima crepa che, in breve, sarebbe diventata una voragine incolmabile. In queste ore è arrivata la risposta di Berlusconi e soci: “L’ufficio di Presidenza considera le posizioni dell’onorevole Fini assolutamente incompatibili con i principi ispiratori del PDL […] Di conseguenza viene meno anche la fiducia del PDL nei confronti […]” del presidente della Camera.

Chiunque capirà che si tratta di una vera e propria rottura. Che Fini e Berlusconi siano diversi è innegabile, e non solo per l’aspetto fisico… Tuttavia appare assolutamente ingiustificabile, da un punto di vista democratico, la decisione di Berlusconi di cacciare Fini, che esprime solo il suo punto di vista e che ha proposto ieri la pace, a calci nel sedere. Piuttosto, tale proponimento sembra più degno di un Lenin o di uno Stalin. Ma, ovviamente, Berlusconi non è Lenin né Stalin, bensì Berlusconi, e non è detto che ciò sia meglio…

Resta il fatto che questa azione anti-finiana rientra perfettamente nello “stile” (?) del premier: chi non la pensa come me, lo caccio. D’altra parte, non è la prima volta che Re Silvio oltraggia l’idea di democrazia e quindi ciò che sta succedendo può stupire solo fino a un certo punto.

Alcuni dicono: “Se Fini vuole rimanere nel partito, ci resti, ma si dimetta da presidente della Camera”. Ma leggiamo cosa afferma, sul Corriere della Sera di oggi, Irene Pivetti, 46 anni, ex presidente (leghista) della Camera: “«il presidente della Camera è espressione del Parlamento, non del governo. Per questo io credo che Fini dovrebbe dare una risposta istituzionale, e dire: io sono stato eletto da tutti, sono al di sopra delle parti e quindi…»”

E per il momento è tutto.

 

 

 
 
 

Fino a quando?

Post n°15 pubblicato il 29 Luglio 2010 da eliapirone1
 

Aggiorno nuovamente il blog con una triste notizia: due soldati facenti parte del contingente italiano in Afghanistan sono morti a seguito dell’esplosione di uno IED (ordigno esplosivo improvvisato). Ferita anche una donna ufficiale, il capitano Federica Luciani, mentre i deceduti si chiamavano Mauro Gigli (41 anni, maresciallo capo) e Pier Davide De Cillis (33 anni, caporal maggiore).

Il Corriere della Sera descrive così la morte dei soldati italiani: “Uomini della polizia afghana avevano notato una bomba ai margini della strada. Hanno avvertito il comando italiano che ha subito messo in moto le operazioni per neutralizzare l’ordigno. Sono partiti una ventina di militari a bordo di mezzi blindati. Hanno raggiunto l’area in cui era presenta la minaccia. Con le armi spianate, si sono schierati a cerchio per proteggere i due artificieri impegnati nel disinnesco della bomba. Dopo aver concluso l’operazione, i due sminatori hanno cominciato a guardasi intorno, controllavano il terreno per accertarsi che non ci fossero altri ordigni nascosti. In quel momento, il disastro. Una terribile esplosione li ha investiti uccidendoli sul colpo. Una troupe televisiva che aveva seguito i militari ha ripreso tutta la scena. L’episodio ha fatto pensare a una trappola preparata dai talebani. La prima bomba, lasciata in vista, sarebbe quindi servita per attirare gli artificieri, con l’intenzione di colpirli poi con un secondo ordigno camuffato ai margini della carreggiata […]”.

Secondo le statistiche che riporta il Corriere, sono 3300 i soldati italiani impegnati in Afghanistan. Tra questi, 28 sono stati uccisi e uno si è suicidato. In Iraq invece i soldati impiegati ammontano a 3000, di cui 33 caduti.

Le parole del presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, chiamato a parlare riguardo la tragedia, risultano ancora una volta vergognose: egli ha affermato di essere “molto rattristato” e che, “ogni volta che ci poniamo la domanda se vale la pena di restare in quel Paese”, lui risponde “che ne vale la pena”.

Ne vale la pena? Per quale motivo? L’Italia non c’entra assolutamente nulla con questa sporca guerra capeggiata dagli Stati Uniti. E tutti coloro che affermano che si tratti di una “missione di pace” il cui scopo è “garantire la democrazia” in quei luoghi così martoriati, dicono delle grandi stupidaggini. D’altra parte, Wikipedia afferma: “L'atteggiamento della dirigenza statunitense di fronte alla prospettiva di una guerra, decisamente più "interventista" rispetto ad altre situazioni, così come la velocità del dispiegamento militare e l'immediato accordo raggiunto coi ribelli dell'Alleanza del Nord lasciano supporre che gli U.S.A. avessero pianificato l'invasione dell'Afghanistan ben prima dell'11 settembre”.

L’interessante articolo LE ORIGINI DELLA GUERRA IN AFGHANISTAN”, pubblicato su comedonchisciotte.org nel febbraio 2009, che vi consiglio di leggere integralmente, oltre ad effettuare un’analisi degna di attenzione, pone questo interrogativo:

“Secondo Ted Rall (“It is about oil”. San Francisco Chronicle. Nov. 2, 2001) il governo degli Usa pagò gli stipendi dei funzionari talebani fino al 1999 e non fu che nel 2001 che a seguito dell’attacco delle torri gemelle, il Presidente Bush, per mobilitare il consenso del popolo americano a bombardare l’Afghanistan, denunciò il maltrattamento delle donne in Afghanistan. In seguito anche Laura Bush divenne femminista e denunciò tali abusi. L’11 settembre segnò la fine dell’alleanza Usa-Talebana e la caduta del governo stesso che venne sostituito nel 2001 da un altro movimento pro-USA dei Mujahidden che iniziarono la lotta contro i talebani. Si tornò alla produzione di oppio.

Ora la domanda che esige una risposta è: Com’è possibile che gli USA appoggiassero i talebani, sapendo del loro sostegno a Bin Laden e ai gruppi terroristici (che erano stati finanziati in origine dagli USA)? Com’è che il governo talebano non era mai stato dichiarato “un governo che appoggia il terrorismo”? Una delle ragioni è che, l’averlo fatto, avrebbe significato che le compagnie petrolifere americane non avrebbero potuto firmare un accordo con il governo talebano che permettesse loro di costruire un oleodotto per il trasporto del petrolio dal Kazajstan e dal Turkmenistan fino all’Oceano Indiano. In realtà l’appoggio sarebbe continuato se non fosse avvenuto l’11 settembre. E da allora la storia è nota.”

Senza contare le altre osservazioni poste, che vi invito nuovamente a leggere integralmente.

Alla luce di ciò, noi cosa ci stiamo a fare lì?

 
 
 

In Italia "siamo nel pieno di un progetto fascista, mafioso e piduista" - Elia Pirone intervista Danilo Nota

Danilo Nota. Da ieri membro consigliere del direttivo romano IDV 

Iniziamo con una domanda doverosa: alla luce degli ultimi scandali, ti sentiresti di fare alcune considerazioni circa lo stato in cui versa il governo?

Credo che questo governo non sia più, anzi, non sia mai stato un governo. Per governare è necessario essere in sintonia almeno per quanto riguarda l'obiettivo finale, ovvero il tipo di società che si immagina, e nei metodi, legali o illegali. Il Pdl nasce dall'unione di due partiti con storie e personaggi molto diversi; Forza Italia è un'associazione a delinquere che nasce da accordi con la mafia per fini mafiosi, AN è un partito ispirato ai valori che Forza Italia vorrebbe sradicare: lo Stato, la Costituzione, le Camere, il Presidente, le Istituzioni ma soprattutto la legge... la Repubblica! Gli ultimi scandali ci confermano solamente quello che noi di IdV sosteniamo da tempo, venendo spesso criticati da maggioranza e opposizione, ovvero che siamo nel pieno di un grande progetto fascista, mafioso e piduista. Pitreista direi...

Dall’Agenzia ANSA: “In questi giorni sono riprese contro il governo e contro il Popolo della libertà furibonde campagne mediatiche”. Lo ha dichiarato Silvio Berlusconi oggi (22 luglio 2010). La realtà dei fatti sembra però suggerirci il contrario. Un commento sulla cosiddetta “Legge Bavaglio”?

La legge bavaglio è solo l'ultima porcata ideata da questo "governo" per delinquere indisturbato. Oltre ad essere incostituzionale, è l'ennesimo provvedimento che può aiutare solo chi ne ha bisogno, ovvero chi è in difficoltà per aver commesso qualche reato che deve coprire. Berlusconi e la servitù di corte dovrebbero dimettersi anche solo per la figura che hanno fatto fare a noi tutti provocando l'imbarazzante intervento prima dell'Europa e poi dell'ONU.

P.S.: La dichiarazione di Berlusconi è perfettamente in linea con la filosofia che ha imposto a tutto il suo partito ma che non riesce, con suo grande rammarico, ad imporre a Fini. Quella di generare paradossi mettendosi esattamente nella posizione opposta a quella in cui si trova, cioè quella reale.

Antonio Di Pietro, leader di Italia dei Valori, il partito politico del quale fai parte, usa molto spesso termini forti e drastici nei confronti della maggioranza. Alcuni sostengono anche che la politica di Di Pietro si basi esclusivamente sul populismo. E’ così?

Di Pietro usa un linguaggio diretto e chiaro. Se essere populisti è parlare alla gente e soprattutto ascoltare la gente, sicuramente siamo populisti. Non bisogna dimenticare che l'indole del nostro Presidente resta quella di un poliziotto prima e di un magistrato poi; è un uomo pragmatico, con una grande esperienza di vita ed abituato ad andare "al sodo" delle situazioni. Prima si arriva al nodo e prima si comincia a scioglierlo. Se la realtà è forte e drastica, è giusto utilizzare termini forti e drastici in grado di rispecchiarla.

Un giudizio su Gianfranco Fini, uomo di governo e… di opposizione.

Fini è un uomo di Stato e lo dimostra da tempo nel modo in cui amministra e tutela gli incarichi istituzionali., e soprattutto, cosa sempre più rara, è una persona colta e all'altezza dei ruoli che ricopre. Credo che una persona così, nonostante qualche limite, possa stare bene sia al governo che all'opposizione.

Quale rapporto esiste, oggi, tra l’IDV e il PD?

Un po’ quello di sempre. Purtroppo il PD è un altro partito, anche se in termini completamente diversi, che come il Pdl nasce da un gruppo di persone e partiti con idee troppo diverse per intraprendere una politica comune, con l'inevitabile risultato che al suo interno si dica tutto e il contrario di tutto. In ogni caso, siamo entrambi consapevoli che bisogna procedere insieme, su binari paralleli ma dello stesso binario.

Chi è il personaggio più carismatico nell’Italia di oggi?

Probabilmente Nichi Vendola.

I social network. Strumenti allettanti ed utili, ma anche potenzialmente pericolosi. Una tua riflessione in merito?

I social network sono fondamentali per la libera informazione e per il confronto diretto tra persone e gruppi di persone. Stimolano il dibattito, consentono una migliore conoscenza per sé dell'altro ed all'altro di sé, consentono una migliore documentazione ed in genere la condivisione delle proprie esperienze con foto, video, audio, note e quant'altro. Sono sicuramente "una grande invenzione" tanto più per chi segue la politica e vuole essere sempre aggiornato. Certo, sono una macchina bella ma pericolosa, perché comunque qualunque notizia si apprenda qui è bene "prenderla con le pinze" e filtrarla, in quanto spesso le garanzie sulle fonti e quindi sull'affidabilità non sono sempre quelle necessarie. Questo vale sia per le informazioni di carattere pubblico che per quelle di carattere privato.

Grazie.

 
 
 

La politica è un ring

Post n°13 pubblicato il 23 Luglio 2010 da eliapirone1
 

Ho come l’impressione che da molti, troppi anni la politica in Italia, oltre a rappresentare un formidabile strumento di arricchimento personale (ma questa non è una grande scoperta), si sia trasformata in una lotta perenne contro un nemico, quando invece dovrebbe essere una dialettica ragionata e intellettualmente onesta incentrata sul bene comune del popolo italiano.

Lasciando stare il concetto di nemico, di cui potremmo parlare una o forse due eternità, si registra chiaramente, e altrettanto chiaramente si percepisce, che la politica sia diventata un gigantesco ring (a volte non solo verbale, come di recente è capitato con l’aggressione a Franco Barbato (IDV) da parte di alcuni parlamentari del PDL) nel quale l’attività principale consiste nell’”eliminare” il nemico. Le parole del nostro vergognoso presidente del consiglio stanno a dimostrarlo: recentemente il premier ha infatti dichiarato che contro il governo sono riprese campagne mediatiche. Tralasciando il fatto che è stato proprio il governo di Berlusconi a scatenare, in questi giorni, una guerra senza quartiere contro la libertà di stampa con la cosiddetta “Legge Bavaglio”, ora “ammorbidita”, è chiaro che trasudi da queste parole una visione di ostilità e contrapposizione frontale.

In sintesi, Berlusconi vede nella stampa (salvo, come è ovvio, quella alleata, per non dire serva) un pericolo per la sua egemonia politica. E siccome è proprio Berlusconi il primo a non volere ostacoli al suo potere, come ci hanno insegnato gli anni immediatamente successivi alla sua discesa in campo, ecco che risulta necessaria (per il premier) questa logica illogica che prevede un nemico verso il quale indirizzare l'odio di alleati e sostenitori. E meno male che il suo è il partito dell'amore!

La stampa è il nemico perché parla di cose di cui non dovrebbe parlare, cose scomode per Re Silvio e il suo governo. I giudici sono il nemico perché tentano di fare il loro lavoro, mentre Berlusconi, credendosi da sempre al di sopra della legge, tenta in tutti i modi di sottrarsi ai processi con le varie leggi ad personam, che sono insulti alla democrazia. L’opposizione è il nemico, specialmente se “comunista” o “rossa”. Anzi, a ben guardare tutti coloro che si oppongono sono comunisti agli occhi del premier. Fra poco lo sarà anche Fini, che guidò il Movimento Sociale Italiano di Giorgio Almirante. La cultura è il nemico, perché “allena” chi la coltiva a stare vigile. E allora si taglia. Un popolo ignorante, infatti, fa sempre comodo. Meglio se rimbecillito dai reality. Internet è il nemico perché informa meglio e più capillarmente rispetto ai giornali o ai TG. I blogger, in questo senso, sono i nemici peggiori, perché sono cittadini informati e che – orribile a dirsi – condividono ciò che sanno con gli altri.

Non dico che “dall’altra parte” si respiri un clima migliore. La logica della contrapposizione berlusconiana ha influenzato buona parte (per non dire tutta) della cosiddetta opposizione. Pur non entrando nel merito, esistono alcuni personaggi che fanno dell’antiberlusconismo, almeno quel "settore" declinato paradossalmente secondo i canoni del berlusconismo, una ragione di vita politica.

Parliamoci chiaramente: Berlusconi deve essere contrastato assiduamente, perché sarebbe assurdo non fare nulla interpretando radicalmente (e stravolgendola anche) la logica del “noi non ci mettiamo sullo stesso piano di conflitto”, ma bisogna anche (op)porsi con una certa serietà, a un livello più alto.

Mi spiego: usare le stesse armi di Silvio (la mistificazione continua, il populismo, il suo becero cabaret quotidiano, ecc…) sarebbe scorretto e ciò contribuirebbe alla creazione di quel ring di cui dicevamo. E quindi, Berlusconi fa il pagliaccio per accaparrarsi consenso e per nascondere le sue debolezze? Ci si opporrà con tutta la serietà che il bene comune del popolo italiano merita. Berlusconi mente? Ci si opporrà con il rigore dei fatti e dell’onestà intellettuale. E così via. Molti invece non sembrano aver compreso tutto ciò e si pongono sullo stesso piano del premier, facendo di lui il nemico, salendo in pratica sul ring, e finendo per risultare non credibili, al pari di B.

Esempio pratico: se A mi accusa con forza (?) di non avere il diploma di licenza media e ciò che dice è falso, io andrò a casa a prendere il diploma e glielo mostrerò. Non farò, invece, il suo gioco, mettendomi a urlare che è uno stronzo e che farebbe meglio a tacere. Così il dibattito legato al mio diploma si trasformerebbe in un pollaio, un ring, appunto.

 
 
 
 

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2. Non si fanno comizi politici. Ci sono altri posti.

3. Occorre confrontarsi sul terreno comune del rispetto e dell'onestà. Quindi, fuori i provocatori.

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E per il momento è tutto. Eventualmente questo box sarà aggiornato. 

Buon divertimento.

 

 

 

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