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Dal blog " La vita è bella "

Post n°1083 pubblicato il 17 Luglio 2011 da paolacaio

il giorno della mia morte...

 sabato, 23 agosto 2008 22:38 in la mia vita precedente...
 

E' il 13 gennaio del 2006. E' un venerdì di una fredda ma soleggiata giornata d'inverno... All'uscita dalla scuola marescialli, la prospettiva allettante era quella di un weekend di relax...

Chi poteva immaginarlo che quel giorno avrei fatto i conti con la morte...

Accompagnata da un' amica da Velletri a Roma, a metà strada mi arriva l'inaspettata telefonata di Marcello che mi preannuncia il suo imminente arrivo a Velletri, ancora più inaspettato... Senza preavviso e dopo avergli già più volte intimato di non raggiungermi a Roma per nessun motivo (dopo che per tutta la notte tra il 5 ed il 6 gennaio è rimasto per strada davanti casa mia citofonando e telefonandomi ininterrottamente dopo essere piombato a Roma dopo le 23 di sera...fortuna che in quell'occasione non gli ho aperto la porta...), voleva prelevarmi all'uscita dalla scuola... per una chiarimento ancora...

FORTUNATAMENTE, appunto, ero già in viaggio per Roma e così ha insistito per raggiungermi a casa mia, in Via Camilla, dove vivevo con mio padre, che, però, quel giorno era a lavoro. Dopo infinite insistenze e litigate al telefono, acconsento ad un ultimo chiarimento e gli dico di raggiungermi davanti casa... E pensare che questa decisione l'avevo presa perchè preoccupata di rimandarlo via dopo che aveva affrontato un viaggio di 350 km... mi preoccupava il fatto che, stanco, potesse fare un incidente stradale e farsi del male... ironia della sorte...

Nel frattempo avviso il mio comandante di Velletri, per rappresentargli se non altro la stranezza di una visita così improvvisa e sgradita... Ma non ero preoccupata... purtroppo... presumevo di conoscere Marcello troppo bene... mai un tono di voce alto, mai un gesto di ira o di violenza... sempre pronto ad assecondarmi, sempre disponibile ed affabile... almeno per quello che ha sempre mostrato a me...

Il tenente mi consiglia di non incontrarlo se la cosa mi sembrava così strana, ma ormai avevo deciso di concedere a Marcello quest'ultimo incontro; allora il consiglio diventa quello di non incontrarlo in casa, ma almeno in un posto affollato o in mezzo alla strada... Questo è il consiglio che seguirò e che, forse, oggi mi permette di scrivere queste righe... Nel contempo, il tenente mi chiede il mio indirizzo, via e civico, perchè intenzionato a portarmi ausilio se lo ritenevo opportuno, ma cerco di dissuaderlo... invano, ancora fortunatamente...

Incontro Marcello, costringendolo a parlare in macchina in strada... Un' ora di discussioni, di insistenze, di sordità... insisteva per parlare in casa, per rinfrescarsi dopo il viaggio... rimango determinata e non glielo permetto... le sue espressioni, i suoi occhi, il suo tono sono quelli di un automa... e solo allora, spaventata da quell'atteggiamento ossessivo e stanca di parlare con chi già aveva deciso di non ascoltare, mi catapulto fuori dalla macchina per guadagnare il portone d'ingresso...

Ed ora, alle 17 e 20 circa del 13 gennaio 2006, per un fatidico istante in più grazie al quale avrei potuto chiudermi il portone di casa dietro alle spalle lasciando fuori il mio assassino, Filomena Di Gennaro muore portandosi con sè tutti e 27 gli anni della sua vita precedentemente vissuta...

Marcello con un piede mi impedisce di chiudere il portone, fulmineo mi afferra per un braccio e mi scaraventa di nuovo fuori... Attonita per un gesto mai visto compiere da quell'uomo, rimango incredula, basita, scioccata...

ma non era ancora tutto, non era finita lì...

In un istante, il mostro pronucia la frase "o mia o di nessun' altro" e, come solo nei film si può pensare di vedere, estrae dal nulla una pistola e mi spara un colpo...

Sono a terra... non capisco ancora niente di quello che sta succedendo, perdo sangue e... un altro colpo... lo guardo negli occhi, mi fissa, grido di smetterla ed imploro pietà... con la mano nuda, inerme, mi riparo dalla pistola, distante da me poco più di un metro... un altro colpo ed un altro ancora... in rapida successione...tutto in pochissimi secondi... tutto come in un' esecuzione spietata e disumana...

In una dimensione surreale, dove la vita scivola via su una pozza di sangue, sento un grido... "fermo!"... Marcello si volta ed altri colpi di pistola... Marcello cade a terra, silente...

Il tenente, che comunque aveva deciso di raggiungere le coordinate che gli avevo lasciato, era lì, lo riconosco... mi stringe la mano e mi tiene la testa, mi ripete di rimanere sveglia, di tenere duro, mi assicura che ce la farò...

Ma io non so cosa provo... mi vedo nel lago del mio sangue, non riesco quasi più a respirare... gli sussurro a fatica "sto morendo"... non sento più il mio corpo, non sento più niente... non sento più me stessa, non sento più Filomena..., anzi Milena... perché tutti mi chiamano così... ma non importa come mi chiameranno ancora... sto morendo..

 
 
 
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