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Roma lungo il Tevere
Post n°3 pubblicato il 18 Febbraio 2009 da coccoleromane
Roma lungo il Tevere -prima parte- L'itinerario si snoda lungo il Tevere, da sempre elemento caratteristico del paesaggio romano. Fino alla costruzione dei muraglioni, alla fine dell'Ottocento, era completamente navigabile e caratterizzato da un'interminabile sequenza sequenza di edifici che si affacciavano a specchio sull'acqua. Nel fiume si pescava e ci si faceva il bagno: l'acqua si beveva e si utilizzava come forza motrice. Ancora oggi, dalla fine della primavera all'inizio dell'autunno, è attivo un suggestivo servizio di navigazione fluviale tra il Ponte del Foro Italico e Ponte Umberto I. Agli amanti della bicicletta è dedicata invece la pista ciclabile attrezzata tra Ponte Flaminio e Ponte Risorgimento. La nostra passeggiata prende le mosse dall'Isola Tiberina, che ebbe un'eccezionale importanza nella storia della nascita e dello sviluppo di Roma. Fin da epoche antichissime infatti la presenza dell'isola facilitò l'attraversamento del fiume facendo sì che sulle alture circostanti si costituissero i primi insediamenti stabili. Secondo l'antica tradizione l'isola si sarebbe formata alla fine del VI secolo a.C. dopo la cacciata da Roma dei re etruschi, quando il popolo gettò nel fiume, per disprezzo nei confronti della monarchia, il grano mietuto nelle proprietà reali del Campo Marzio. Un'altra leggenda racconta anche di una grande barca incagliatasi in mezzo al fiume durante un'alluvione e in seguito riempita di sabbia trasportata dalla corrente. In realtà l'isola è fondata su un antichissimo nucleo di roccia vulcanica simile a quello sul quale sorge il vicino Campidoglio, ma la forma sembra proprio quella di una nave! Ciò non sfuggì ai romani, che infatti nel I secolo a.C. accentuarono tale forma modellando col travertino i lati dell'isola e issandovi al centro un obelisco quale maestoso albero maestro. Questa "nave di pietra" doveva ricordare la nave salutare di Esculapio, dio della medicina, e il suo intervento miracoloso. Narra la leggenda che nel III secolo a.C., durante una pestilenza, i romani si recarono con una nave ad Epidauro, in Grecia, per conoscere dal dio Esculapio la Via di scampo al flagello. Ma quando la nave di ritorno stava risalendo il corso del fiume da essa sgusciò, all'altezza dell'isola, il serpente sacro al dio, indicando che quell'isola doveva essere consacrata a lui. La costruzione di un edificio sacro al dio Esculapio, in corrispondenza dell'attuale chiesa di San Bartolomeo, determinò la definitiva destinazione dell'isola a luogo di cura, facilitata anche dalla posizione appartata rispetto al centro abitato. Ancora oggi l'ospedale Fatebenefratelli è l'edificio che occupa quasi interamente l'isola caratterizzandola profondamente. Trattoria storica dell'isola Tiberina è quella della Sora Lella, in Via di Ponte dei Quattro Capi 16, appartenuta alla sorella dell'attore Aldo Fabrizi. L'isola è unita alla terraferma da due ponti: il Cestio, che la collega con la sponda di Trastevere, e il Fabricio, o Ponte dei Quattro Capi, che fu costruito nel 62 a.C. ed è il più antico ponte di Roma giunto fino a noi pressoché intatto. Dall'isola è ben visibile anche un terzo ponte, il Ponte Rotto, crollato alla fine del Cinquecento. Il Ponte Fabricio era detto in passato Ponte dei Giudei perché collegava l'isola Tiberina all'area del Ghetto dove vivevano gli ebrei di Roma. Con il termine Ghetto si intende il quartiere compreso tra Monte dei Cenci e Teatro di Marcello, interamente facente parte del rione Sant'Angelo. Venne istituito da papa Paolo IV Carafa nel 1555 per essere abolito solo nel 1870, con la fine dello Stato della Chiesa. Era circondato da un muro nel quale si aprivano tre porte, aperte la mattina e chiuse al tramonto. In circa tre ettari di superficie vivevano, nel Seicento, 9.000 abitanti le cui condizioni igieniche erano spaventose. Il Ghetto si affaccia sul Lungotevere Cenci con l'edificio monumentale della Sinagoga, costruita nel 1904 e sede oggi anche del Museo Israelitico della Comunità Ebraica di Roma. Alle spalle della Sinagoga corre la Via del Portico d'Ottavia che deve il nome alle rovine dell'antico portico fatto costruire alla fine del I secolo a.C. dall'imperatore Augusto per la sorella. Sant'Angelo in Pescheria, cosiddetta in riferimento all'importante mercato del pesce che qui si tenne dal Medioevo alla fine dell'Ottocento. Ancora si conserva la lapide che veniva utilizzata nel mercato per ricordare l'obbligo di dare ai Magistrati del Comune le teste dei pesci la cui lunghezza fosse risultata superiore a quella della lapide stessa. La chiesa di Sant'Angelo era una delle quattro chiese in cui gli ebrei dovevano andare ogni sabato con l'obbligo di ascoltare le prediche che avevano lo scopo di convertirli. Ci si poteva sottrarre all'obbligo pagando una multa, ma più spesso gli ebrei preferirono riempirsi le orecchie di cera. Oggi il Ghetto è una delle zone di Roma che più di ogni altra conserva la fisionomia, gli odori e i sapori dell'antica città: per assaporare le specialità dell'autentica cucina romana ed ebrea (carciofi alla giudia, filetti di baccalà, coda alla vaccinara) si consigliano le trattorie Giggetto, in Via del Portico d'Ottavia, 21 a-22 e Al Pompiere in Via Santa Maria dei Calderari 38. Si consiglia di fare un salto da Boccione, Via del Portico d'Ottavia 1, dove si possono trovare torte, dolci e pane azzimo realizzati secondo la tradizione ebraico-romana.
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