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IL SENTIERO, IL PANORAMA, Anche il ricordo più bello e commovente, se non passa, preclude la voglia di aprirsi al futuro
Spogliati di tutto!
Ciò che mi distrugge, mi rende più forte La montagna, più sali e più si restringe nel presentarti la cima. E vai, e sali, consumi passi, ritmi il respiro, semplifichi i gesti. E vai su, su, verso l’alto dove tutto si assottiglia, si affila, si delimita. Alla fine, l’arrivo, la vetta. Lì l’immensità del cielo cattura nel suo abbraccio ciò che rimane del ristretto e sfidante agglomerato di rocce e sabbia granulosa che ancora ti sostiene e ti lega alla terra. L’infinità del mistero sembra ingoiarti. Rimani paralizzato. Sì, il cielo ti attira e ti intimorisce. La paura di perderti nell’incommensurabile, l’angoscia dell’oltre. L’enigma, l’inconosciuto.
Sì, il cielo ci attira e ci intimorisce. Desideriamo l’indefinito senza rinunciare al finito, le alture e le pianure, le ali e i piedi, la mente e il cuore, corpo e psiche, materia e spirito, un’instabile sintesi esistenziale. Un amalgama faticoso, spesso spossante. Succede allora di voltarsi indietro e guardare in basso. Lì sotto, la bellezza del panorama, un marasma di colori, di rilievi, di movimenti, di sagome, di ricordi disegnati nella mente e nel cuore, un bagaglio pesante. Il passato paralizza, ghermisce!
Bisogna decidersi! Non si può affrontare la montagna e il cielo gravati da troppi impicci fisici, culturali, emotivi, economici. Meglio essere leggeri, liberi da fardelli. Difficile. Spogliarsi esige coraggio e accuratezza. Non c’è ciclista che, prima del traguardo, non butti via ciò che possa rallentare le sue ultime pedalate.
Ogni privazione, ogni distacco parla al cuore. Il linguaggio delle emozioni, dei sentimenti. La mente potrebbe dire cose diverse. Ci si libera di un lavoro, diciamo basta ad un’attività che ci appassionava, ci si libera di esperienze oramai datate, e andando più addentro si sfoltiscono attaccamenti, amicizie, e persino gli affetti più intimi si raffinano ed essenzializzano. Tra le cose “alle quali siamo affezionati” ci ripuliamo di scritti decennali, di pagine di diario impregnate di momenti intensi di affetti, di sofferenze e entusiasmi, di fervore amoroso, di idealità, di utopie, affidiamo al calore di qualche fiamma fogli di riflessioni culturali, di fede, scritti artistici, ci disfiamo di oggetti cari cui ci legano ricordi.
Sfrondare, semplificare, svuotare, staccarsi.
Nudità è consegnarci senza orpelli nelle braccia materne dell’ignoto che ci ha partorito
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